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giovedì 6 ottobre 2016

Calzature: male la Russia. E la politica tace



A leggere quello che riporta il Corriere Adriatico oggi c’è davvero da essere preoccupati. Eugenio Scheggia parla senza mezzi termini del fallimento dell’Obuv, la fiera moscovita che è sempre stata, almeno negli ultimi trent’anni, uno dei punti di partenza per la produzione calzaturiera del distretto fermano. Il mercato russo è in crisi da tempo, lo sappiamo, ma ci si aspettava qualcosa di più, anche per i segnali di ripresa che, a livello mondiale, sembrano timidamente affacciarsi.
Eugenio e Mario Scheggia
Mal la Russia ha problemi gravi a cui far fronte, dalla crisi economica interna ai conflitti esteri, passando per le questioni climatiche che lo stesso Scheggia indica nella sua intervista. In tutto questo non c’è spazio di intervento per le istituzioni italiane. Ma c’è un altro fattore che influenza e, probabilmente, non poco, lo scambio commerciale tra Italia e Russia, scambio in cui la calzatura riveste un ruolo fondamentale: le sanzioni internazionali.
Queste sanzione, oltretutto ingiuste e immotivate, alle quali l’Italia aderisce per puro servilismo nei confronti della NATO e degli USA, stanno chiudendo l’ultimo spiraglio commerciale col Paese che, fino a poco tempo fa, era il maggior acquirente di scarpe marchigiane e montegranaresi al mondo. È singolare come gli amministratori del nostro territorio, che per la maggior parte appartengono e riflettono lo schieramento di Governo Nazionale, non muovano una paglia per questo problema.
Il governo regionale delle Marche e la maggior parte dei comuni calzaturieri sono retti dal PD. Come mai non si fanno carico dei problemi dei nostri imprenditori e creano pressione verso il Governo Renzi? Ricordo la gita del nostro Sindaco a Roma per visitare il Senato e inaugurare la “Sala delle donne”, ma non ricordo che il primo cittadino abbia relazionato alcun incontro con figure istituzionali per rappresentare le problematiche legate al mercato calzaturiero di cui il nostro paese vive. Se le istituzioni locali non aiutano in questo modo l’imprenditoria che dà ricchezza al territorio, come intendono sostenerla? A chiacchiere e basta?

Luca Craia

martedì 1 aprile 2014

Renzi, Napolitano e il fascismo reale



Vorrei capire perché questa urgenza di mettere mano alla Costituzione. Vorrei capire perché questa necessità di demolire il sistema parlamentare che ha garantito la democrazia in Italia per settant’anni.  Vorrei capire perché si ritiene di risolvere i problemi economici del Paese limitandone la rappresentanza democratica. Perché è questo che Renzi, con la santa benedizione di Napolitano, sta cercando di fare: smantellare pezzetto pezzetto quel poco che è rimasto di rappresentanza diretta del cittadino. Abolendo le province ma lasciandole praticamente in vigore senza pera però dare la possibilità ai cittadini di eleggere i propri rappresentanti. E abolendo il Senato, facendolo diventare uno scatolone dove piazzare l’amico dell’amico. Profumatamente pagato.
Renzi e Napolitano propongono una riforma estremamente peggiorativa del livello di democrazia del Paese e lo fanno contando sul voto di un Parlamento di nominati dai partiti, non eletti dal Popolo. Invece di riformare l’Italia aumentando la rappresentatività e la democrazia si tenta, subdolamente e col pretesto di un presunto quanto fittizio risparmio economico, di creare un’oligarchia politica e partitica che non riusciremo più a scardinare qualora riuscissero nel loro intento. Il fascismo ha molte forme, alcune violente, altre subdole e insidiose. Noi Italiani ne siamo gli inventori e stiamo dimostrando di conoscere molto bene la nostra creatura.

Luca Craia

venerdì 28 marzo 2014

Renzi, le province e la prova che ci prende per i fondelli



Eccola la prova. Il sospetto lo avevo da tempo, quell’aria da imbonitore televisivo, da venditore di materassi, di pentole con o senza coperchio non mi ha mai convinto anche se, per abitudine e per mia indole, lascio sempre il beneficio del dubbio. E, d’altra parte, quando sei con l’acqua alla gola, anche un foglio di polistirolo galleggiante può sembrare un salvagente. Ma Renzi ha dimostrato che, come tutti coloro che l’hanno preceduto, accende le foglie secche, l’erba tagliata, soffia un po’, fa un bel po’ di fumo e te lo spara sugli occhi.
Quanto guadagnerà mai un consigliere provinciale? Dipende dai gettoni, dipende da quanto si impegna, dipende dal vostro metro di misura. Certo non guadagna come un parlamentare. Certo la sua utilità è tutta da vedere. Certo che l’utilità stesse dell’Ente Provincia è tutta da vedere. Ma spacciare come la soluzione una riforma che non fa altro che eliminare il consiglio provinciale, facendo risparmiare allo Stato le briciole delle briciole, è ridicolo, grottesco, irritante.
Renzi qualche idea buona sembra averla. A che serve prendere per i fondelli gli Italiani, ancora una volta, e in maniera così plateale? Serviva un atto di coraggio: abolire le province, non i consiglieri che, tra l’altro, sono stati eletti democraticamente. Tagliare il numero dei parlamentari, non trasformare una ramo del Parlamento, il Senato, da elettivo a nominale. L’unico risultato che si ottiene così è di limitare la rappresentatività, la democrazia. Benefici economici non ne vedo. Solo benefici per la cosiddetta casta.

Luca Craia