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mercoledì 8 aprile 2015

Immigrazione e politiche dell’accoglienza. Tutto da rivedere.



Sentire Salvini che fa le sue sparate mediatiche a caccia di un altro paio di consensi mi fa rabbrividire e capire che, forse, in Italia la questione dell’immigrazione clandestina sia davvero irrisolvibile.  Il panorama, di per sé, è facilmente analizzabile: da un lato ci sono gli atteggiamenti ipocriti delle sinistre, con la loro – per quanto condivisibile, irrealizzabile – idea di accoglienza senza riserva alcuna che poi, alla prova dei fatti, si risolve in un sistema di agganci e aderenze tutto impernato sul lucro a scapito dei poveri cristi sbarcati di qua e di là. Una politica di immigrazione suicida, costosissima, che da una parte mette l’immigrato irregolare nella condizione di scappare quanto prima e darsi alla totale clandestinità per sfuggire a un sistema che, volendolo – sulla carta – tutelare, lo condanna a un’esistenza precaria per un periodo di tempo indefinito, mentre dall’altra parte favorisce un sistema economico che sfrutta la situazione e ingrassa l’amico e l’amico dell’amico con la totale copertura di un ipocrita buonismo.
Dall’altro lato, invece, c’è il populismo becero, disumano, ignobile che spesso viene interpretato da questo o quell’esponente politico che, cavalcando la paura e l’oggettiva insostenibilità dello stato delle cose, punta soltanto a guadagnare un voto o un consenso. È la politica degli slogan, delle magliette urlanti, del discorso da bar tra avvinazzati che, però, interpreta – unica voce – quello che è un legittimo sentimento di profonda preoccupazione da parte del cittadino.
La realtà, che nessuno dice perché non porta profitto e non fa guadagnare voti, è che l’immigrazione è un problema sociale serio che va risolto razionalmente sganciandosi da logiche economiche o elettorali. Se umanamente è impensabile non soccorrere esseri umani in pericolo di vita e dare loro il primo supporto per salvaguardarne la salute, è altrettanto impensabile che una Nazione come la nostra possa caricarsi del peso di una sostanziale invasione umana e culturale. Va anche detto, senza ipocrisie, che la società multietnica non è realizzabile e il pensiero ad essa legato è fallito di fronte ai fatti. Conciliare culture sostanzialmente antitetiche alla nostra è impossibile e pericoloso.
Per esemplificare, i fatti dimostrano che la cultura musulmana, quando strettamente legata alla religiosità come nella maggior parte dei soggetti immigrati da paesi maomettani, non è integrabile con la nostra per il semplice fatto che quella stessa cultura ha insito in sé in concetto di soppiantare le altre culture anche con l’uso della forza. Nello stesso modo è impossibile concepire un’integrazione con sistemi economici orientali, del tipo cinese, per capirsi, che non accettano la nostra concezione di rispetto dei diritti e delle regole e impianta nel nostro Paese un’economia che ne distrugge gradualmente quella autoctona come un cancro.
È quindi necessario regolamentare i flussi migratori, trattenere solo gli immigrati che possano integrarsi e riportare a casa, con il rispetto umano dovuto, quelli che non potranno avere un inserimento nella nostra società. Lo straniero che non ha un lavoro deve essere espulso. Lo straniero che delinque deve essere espulso. Lo straniero che non dimostri la propria integrazione sociale, anche con fatti concreti come la conoscenza dei costumi e l’uso corretto della lingua, non può avere la cittadinanza. Lo straniero va riportato a casa fin dal suo ingresso in Italia, dopo aver ricevuto i soccorsi necessari. Il costo del rimpatrio sarà senz’altro più basso del costo sociale del suo inserimento sostanzialmente impossibile.

Luca Craia

venerdì 20 febbraio 2015

La Lega del Nord e i partiti del centro che dormono.



È paradossale, secondo me, che a fare gli interessi degli imprenditori del centro Italia, in particolar modo delle Marche, in particolarissimo modo del distretto calzaturiero, interessi che poi collimano con quelli dei lavoratori stessi e di tutto un comparto produttivo, quello delle scarpe, appunto, fortemente provato dalle scelte politiche non proprio lungimiranti del nostro governo, sia un partito che ha nel suo nome la parola Nord. È stata la Lega Nord, infatti, partito che gode fondamentalmente di tutta la mia disistima, a interpretare nella giusta maniera, per una volta e forse per sbaglio, i problemi e i bisogni della nostra regione economica.
I rapporti economici e commerciali con la Russia, da anni partner principale dell’industria calzaturiera italiana e, quindi, del distretto calzaturiero fermano-maceratese che ne rappresenta il polo principale, seppure già in crisi da diverso tempo, hanno subito nell’ultimo periodo un brusco arresto proprio a causa delle sanzioni economiche decise inopinatamente e immotivatamente (aggiungo anche stupidamente) dall’Europa germanica e dall’Italietta di Renzi. A parte lo scarso interesse a livello nazionale per questa incredibile presa di posizione del nostro governo che danneggia il Paese stesso senza portare giovamento alcuno a nessuno, nella nostra zona la politica non se ne è occupata.

Ecco allora i seguaci del buon Salvini, ormai ben istruiti su come trovare argomenti di impatto popolare, che, per una volta, trovano una strada condivisibile da seguire: un sit in di protesta lungo la strada per protestare contro le sanzioni alla Russia. L’iniziativa, a cui hanno partecipato, pare, diverse decine di persone, lascerà probabilmente il tempo che ha trovato ma farà guadagnare ulteriori consensi al partito più destrorso d’Italia.
Nel frattempo la sinistra locale è in tutt’altre faccende affaccendata: a Fermo si stanno allegramente scannando fra di loro,  a Sant’Elpidio danno libera interpretazione a Fratelli Coltelli, a Montegranaro, dove sembra che vadano tutti d’amore e d’accordo, si preoccupano di sputare veleno sugli avversari e inaugurare pulmini scolastici piuttosto che tutelare con qualche tipo di iniziativa, una qualsiasi, anche per salvare un po’ la faccia, quegli imprenditori con cui sono andati a fare passerella al Micam. Così vanno le cose in Italia.

Luca Craia

sabato 27 dicembre 2014

La questione immigrati è ininfluente. Fregatevene.



Ancora una volta il popolo italiano si comporta da gregge ubbidiente al cospetto di esperti pastori. Lo facciamo sempre e ci facciamo dirigere dove vogliono loro. Chi siano questi loro è difficile da stabilire, certamente chi ci governa è solo uno strumento di questi “loro”, una sorta di cane pastore. Ogni qualvolta si renda necessario distogliere l’attenzione delle pecore da questioni che ne riguardano il futuro, loro hanno pronto un argomento che ne capti le ire e le energie. E questo è il caso del problema immigrazione.
Che questo sia un problema e fuori da ogni dubbio. Che sia un problema che vada risolto in maniera molto più concreta di quanto sia stato fatto fin’ora è altrettanto evidente. Ma è altrettanto evidente che questo non  sia Il Problema. La crisi non è causata dalla presenza di immigrati. La situazione economica non è aggravata in maniera sensibile dalla presenza di immigrati. La sicurezza pubblica non è peggiorata a causa della presenza di immigrati. Insomma: dei tanti problemi che abbiamo (e ne abbiamo davvero tanti) in questo momento la questione immigrati è quasi irrilevante.
Eppure il dibattito (se così vogliamo chiamarlo) continua a girare intorno a questo argomento. La lotta all’immigrazione, che spesso diventa lotta all’immigrato, è un argomento che sta a cuore a tutti i politici, parte dei quali si schiera a favore di misure più restrittive (talvolta sfiorando la disumanità), mentre altri si dichiarano più sensibili alla questione umanitaria. Il punto è che si stanno sprecando energie su una questione che non le merita.
Però la questione cattura l’attenzione degli Italiani. Lo sa la destra estrema che cavalca l’argomento per veicolare voti e consensi, lo sa la sinistra che cerca di fare altrettanto ragionando in maniera opposta. Il punto, però, è che, mentre gli Italiani si concentrano su un argomento quasi del tutto ininfluente per il loro futuro, si approvano norme e provvedimenti che, invece, influiscono in maniera determinante. Ad esempio il cosiddetto job act del Governo, un provvedimento che va contro ogni logica, impoverisce ancora di più il popolo, è contrario ad ogni tentativo di uscire dalla crisi perché annichilisce ancora di più i consumi e crea un popolo di precari sta passando quasi in sordina senza che gli Italiani si infiammino più di tanto sull’argomento. Gli stessi Italiani, intanto, si accapigliano sull’immigrazione. Popolo di pecore.

Luca Craia

giovedì 3 aprile 2014

Italia Paese del Panzer



Di cosa ci vogliamo meravigliare in Italia? Di Renzi e Napolitano che, sorridenti e sottobraccio demoliscono la Costituzione? Del fatto che la nostra classe dirigente sia totalmente incapace di portarci fuori da questa paluda nella quale siamo più o meno rimasti solo noi? Del fatto che il Popolo Italiano non dimostri in minimo accenno di reazione a questa situazione paradossale, impupito da televisione, internet e palloni vari?
Signori, siamo il Paese dei carri armati artigianali. In Italia la gente prende una ruspa e ci costruisce sopra un Panzer, così, tanto per passare tempo. E la cosa drammatica non è che questi imbecilli pensino di fare qualcosa di buono. Non è nemmeno che Matteo Salvini, leader della Lega Nord, non solo non si indigni per la professione di fede leghista di questi mentecatti, ma li difenda pure. La cosa drammatica è che questi deficienti e Matteo Salvini rappresentano un partito che miete consensi nonostante questo, nonostante le enormi contraddizioni, nonostante le ruberie di Bossi & Co. Questa, signori, è l’Italia. Come possiamo pensare di salvarci? Col Panzer?

Luca Craia