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lunedì 11 aprile 2016

Arkeo forma nuovi volontari



Cercando sempre di fornire un servizio migliore e nella necessità di aumentare il numero dei volontari che si spendano per la promozione, la custodia e il servizio ai visitatori dei siti di interesse culturale montegranaresi, Arkeo organizza per la terza volta un seminario di formazione per i volontari già in essere e per nuovi che si vogliano aggiungere. Il seminario , ovviamente del tutto gratuito, ha lo scopo di dare una formazione minima in modo che chi si mette al servizio del turismo culturale sia in grado di sapere su cosa si sta impegnando e, nello stesso tempo, di fornire, su richiesta dei visitatori, informazioni esatte.
È bene chiarire che il volontario non si sostituisce alla guida turistica abilitata, anzi, semmai la coadiuva e la assiste nel suo lavoro, rendendo i siti fruibili, mettendosi a disposizione, rendendosi utile anche per eventuali consulenze. Il servizio che il volontario di Arkeo svolge è totalmente gratuito e viene svolto per pura passione e amore per il nostro patrimonio culturale.
Il seminario si terrà sabato 14 maggio a partire dalle ore 16.00 presso la chiesa di Sant’Ugo a Montegranaro e volgerà principalmente sulla formazione relativa alla chiesa stressa, patrimonio più importante della città di Montegranaro. In seguito ci sarà un secondo appuntamento per ampliare la conoscenza di tutto il territorio. Per partecipare è necessario prenotarsi contattando Arkeo al numero di telefono 342/5324172, per e-mail all’indirizzo arkeomontegranaro@gmail.com oppure con un messaggio sulla pagina Facebook dell’associazione.

Luca Craia

domenica 28 febbraio 2016

Scrive in arabo sulla pagina del Comune. E gli Italiani non possono capire.



Integrazione è anche sinonimo di rispetto reciproco. Come ho sempre sostenuto, il rispetto deve essere reciproco ma prima deve venire dall’ospite verso l’ospitante. C’è un piccolo caso, forse di poco conto, che voglio segnalarvi: sulla pagina Facebook del Comune di Montegranaro è stata pubblicata la locandina del corso di italiano per le donne straniere. Sotto c’è un solo commento, di un cittadino straniero, di cultura islamica. Il commento è in arabo. Un arabo commenta su una pagina istituzionale italiana non in Italiano come ci si aspetterebbe per rispetto verso il Paese che lo ospita e verso gli stessi cittadini italiani che l’arabo non lo conoscono. Commenta in arabo. C’è la traduzione online, certamente. Ma manca il rispetto. Ecco, questa non è integrazione. È l’opposto. Riflettiamoci.

Luca Craia

lunedì 8 febbraio 2016

L’integrazione insegnando l’arabo agli arabi



Dopo aver creato ghetti in cui hanno chiuso gli extracomunitari in modo che si integrassero benissimo, sì, ma tra di loro, dopo aver promosso incontri tra imam e sacerdoti per parlare di come potremmo essere tutti più buoni e integrare gli arabi tra noi, dopo aver promosso corsi di italiano per le donne marocchine in modo che possano integrarsi con noi, ora che si inventano quelli del Comune? Un bel corso di lingua araba destinato agli arabi.
l corso si terrà nei locali della scuola di pomeriggio. Sarà curato da arabi per gli arabi. La vigilanza spetta al personale del Comune, per cui la paghiamo noi (ma per la mensa c’erano problemi di personale). Poi, se durante il corso si parlerà di pace o di staccare la testa agli infedeli non lo possiamo sapere. Se si parlerà di come comunicare con gli Italiani o di come farli saltare in aria non ce lo dice nessuno. Certo è che questa cosa a tutto serve tranne che a integrare gli arabi con gli Italiani.
Infatti il Consiglio di Istituto aveva espresso parere contrario la prima volta che questa proposta era arrivata a scuola dal Comune, salvo poi votare a favore la seconda volta (nel giro di una settimana); un cambio di opinione che somiglia a una folgorazione sulla via di Damasco).
Pare che, in realtà, la cosa sia anche contemplata dal Miur e servirebbe a non far perdere le radici culturali agli arabi (che mi pare un problema che proprio non abbiamo) e che, per questo, il CDI non avrebbe potuto esimersi dal votare a favore. Ma se questo fosse vero non si capisce che lo si faccia votare a fare. Insomma: l’integrazione va in una direzione contraria, la logica pure e la democrazia ce la stiamo scordando. Progrediamo.

Luca Craia