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martedì 26 luglio 2016

Campanò: poco chiara la procedura di incarico.



Probabilmente ho capito male io per cui sono a chiedere lumi. Io avevo inteso che la ristrutturazione della torre dell’Annunziata, meglio conosciuta a Montegranaro come Lo Campanò, fosse a carico dell’associazione Città Vecchia. Avevo anche inteso che il progetto era stato in qualche modo donato alla collettività, cosa che, personalmente, ritengo sbagliata in quanto i professionisti vanno pagati e non si possono creare precedenti per i quali poi si rischia di superare regole e deontologia. Apprendo invece oggi da Il Resto del Carlino che la progettazione per la ristrutturazione, per un valore standard di circa il 2% del valore totale dell’intervento, quindi circa 5000 €, verrà sostenuta dal Comune di Montegranaro. Per cui di pro bono non c’è nulla.
Siamo sotto la soglia dei 30.000 €, per cui è possibile per il Comune agire in maniera sostanzialmente privatistica. Ma da un punto deontologico qualcosa non va, se davvero le cose stanno così. Non va, per esempio, che il Comune paghi la parcella a un progettista che non è stato scelto dal Comune stesso (con tutto rispetto per questo progettista, Simone Pirro, un caro amico e un valido professionista, che però è stato anche Presidente dell’associazione che finanzia la ristrutturazione). In realtà, infatti, il progetto di Pirro è stato vagliato e studiato da un’associazione, quindi da privati, e successivamente acquisito dal Comune che, però, doveva occuparsi, a quanto reso noto finora, solo dell’iter burocratico. Ritengo che, se un progetto viene pagato con soldi pubblici, chi amministra la cosa pubblica debba assumersi anche la responsabilità delle scelte e non assumere quelle degli altri. E dovrebbe farlo secondo criteri chiari e trasparenti.
Il problema maggiore, però, se tutto questo corrispondesse a verità, è di ordine deontologico. Infatti se una procedura del genere cominciasse a essere adottata frequentemente, salterebbero tutte le procedure di affidamento degli incarichi pubblici. Basterebbe trovare un’associazione o un privato e a lavorare non sarebbero più professionisti scelti con criteri precisi e stabiliti dalla Pubblica Amministrazione ma amici o iscritti a tali associazioni. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensino le Associazioni di Categoria. E anche l’opposizione.

Luca Craia

martedì 19 luglio 2016

Ma Città Vecchia che dice? Mario Bisacci si interroga.



Mario Bisacci, lo storico farmacista montegranarese, è uno dei principali promotori del comitato “Buon Senso” che ha raccolto quasi 1200 firme, di cui 64 di esercenti il commercio con tanto di timbro, per sollecitare l’amministrazione comunale a cambiare il progetto di riqualificazione di viale Gramsci e piazza Mazzini e destinare parte della somma ad esso dedicata alla riqualificazione del centro storico.
In quest’ottica Bisacci si pone una domanda: dopo questa e altre due raccolte di firme molto partecipate sulla questione, mentre in paese si accende un dibattito che vede tanti cittadini e tante attività commerciali schierate contro il progetto del Comune, come mai Città Vecchia tace? “Città Vecchia”, dice Bisacci, “è un’associazione che, se non erro, è nata per salvaguardare il centro storico. Questo progetto influirà, secondo noi del Comitato “Buon Senso”, molto negativamente su ogni intento di riqualificazione dello stesso. Mi piacerebbe conoscere cosa ne pensa l’associazione e se è interessata a partecipare al dibattito oppure no”. La domanda è interessante. Attendiamo una risposta.

Luca Craia

domenica 13 marzo 2016

Centro storico: cambiamo marcia?



Il centro storico di Montegranaro versa in condizioni disastrose e di questo penso siamo tutti convinti. Così come credo che dovremmo tutti essere convinti che occorra un intervento urgente quanto radicale che possa invertire il processo di degrado che lo sta uccidendo. Dal mio punto di vista è da tempo che manifesto profonda preoccupazione per la mancanza di un progetto concreto su come intervenire, progetto che viene sostituito con iniziative spot e di poca sostanza che procrastinano la soluzione aggravando ulteriormente la situazione.
A occuparci del problema siamo diversi soggetti ma, principalmente, io personalmente, l’associazione da me fondata e alla quale appartengo, Arkeo, e Città Vecchia, anch’essa da me fondata proprio per trovare soluzione per il centro storico e dalla quale fui costretto a uscire per ragioni che, oggi, non è più interessante approfondire. E il punto è questo: occorre lasciare indietro il passato. È ora, è importante, è fondamentale.
Per costruire un progetto per il centro storico occorre una forte sinergia. Occorre trovarla, dimenticando il passato, tralasciando le recriminazioni e facendo finire le infinite faide intellettuali e non che si susseguono ormai da troppi anni, i cui danni, purtroppo, li paga la causa del centro storico.  Occorre mettersi intorno un tavolo per parlare, progettare e costruire. E a questo tavolo devono sedersi principalmente quelli che amano il nostro paese e la sua storia, quelli che sono gli attori principali delle iniziative a favore del centro storico: noi e Città Vecchia.
Lo faccio pubblicamente, questo invito a seppellire l’ascia di guerra. Lo faccio pubblicamente perché conosco i meccanismi e so quante siano le voci, le anime, i pensieri che possano concorrere a una decisione che vada verso una distensione e un clima più costruttivo. Va fatto, perché non si può più aspettare, perché la politica non capisce e non vuole capire il problema e solo con l’unità di pensiero e azione si può invertire questa marcia precipitosa verso lo sfascio.
Non dobbiamo rinunciare a nulla: ognuno mantenga la propria identità e le proprie prerogative. Ma parliamoci, perché sono convinto che, dato che tutti vogliamo la stessa cosa, è possibile rendere organica l’azione, ognuno portando avanti la sua. Poi, una volta concretizzato un progetto comune, portiamolo a chi possa attualizzarlo. Ma, soprattutto, smettiamo le guerre, le vendette, l’ascolto di voci e fiati che soffiano su un fuoco che è ora che si spenga. Va fatto per Montegranaro, non si può più aspettare.

Luca Craia