Altro esempio di pessima interpretazione del concetto di centro storico: un murale moderno realizzato nel cuore del paese antico, un intervento irrispettoso delle peculiarità del posto. |
Una mostra fotografica sulla Medina di Fes, almeno
questo dovrebbe essere l’iniziativa dell’associazione Città Vecchia prevista
per fine mese e chiamata, “Montegranaro,
Medina”, un titolo che richiama subito l’attenzione di chi vive nel centro
storico di Montegranaro e che combatte da anni per trovare un equilibrio con la
sempre più cospicua popolazione di origine araba del quartiere antico del
paese.
Del resto i dati che ho diffuso nei giorni scorsi
(leggi l’articolo)
parlano chiaramente di una notevole componente araba nei residenti del centro
storico, una componente che, aggiungendo i residenti irregolari, che sappiamo
essere numerosissimi, assume proporzioni che, chi vive sul posto, sente come
schiaccianti. Il cittadino del centro storico di Montegranaro, ormai da anni,
si sente straniero a casa sua, ma non ha mai voluto, se non scherzando,
ritenere il luogo in cui vive una “medina”, una casbah, un luogo che non appartiene
alla storia e alla cultura del nostro Paese.
La Medina di Fes è senz’altro un luogo meraviglioso,
splendida testimonianza della cultura e della storia di un popolo. Anche il
nostro centro storico dovrebbe esserlo ma non lo è: è degradato, sporco,
abbandonato. Ha un sacco di problemi, il centro storico di Montegranaro, e chi
segue queste pagine ormai li conosce. Ma non è una medina, è un centro storico
italiano e va recuperato come tale, va restituito al suo splendore nel pieno
rispetto della sua storia e della cultura da cui è nato e cresciuto.
L’iniziativa di Città Vecchia va nella direzione
opposta. “Si è fortemente voluto
allestire questa mostra nel cuore del centro storico cittadino (della
"nostra médina", appunto)” dice un testo pubblicato per spiegare
l’evento. Ecco, l’errore, grave e preoccupante, è ritenere il nostro centro
storico “la nostra medina”. Perché sia
un errore l’ho già spiegato, perché sia preoccupante è presto detto: l’associazione
che promuove l’evento è nata per tutelare il centro storico. Questa sua visione
del paese antico, che vede trasformarsi in qualcosa che non è in nome di una
integrazione che non esiste, non per motivi di xenofobia o razzismo, ma per
questioni molto più pratiche, legate a illegalità diffusa, ghettizzazione,
senso di pericolo e degrado urbano e sociale, è una visione che sposta il
baricentro del problema e la sua eventuale soluzione su un terreno che, chi ama
questa terra e questa città e ne vuole preservare le peculiarità culturali e
storiche, non può tollerare.
I residenti del centro storico di Montegranaro hanno
accolto con grande positività le prime ondate migratorie provenienti dal Maghreb,
e nei primi anni abbiamo assistito a qualcosa che somigliava molto a un’integrazione
sociale e culturale che poteva funzionare. Ma questo avveniva perché, all’apertura
degli autoctoni, corrispondeva una disponibilità da parte dei nuovi venuti.
Questa disponibilità è venuta meno, negli anni, perché molti dei primi venuti,
arrivati in cerca di lavoro e di una vita migliore, se ne sono andati altrove
proprio perché il lavoro, da noi, non c’era più, e sono stati sostituiti o
integrati da persone che hanno altre visioni, altre prospettive, e che non
hanno la stessa apertura e disponibilità a integrarsi.
Iniziative di questo genere, che non sono nuove ma che
presentano lo stesso cliché ideologico, non aiutano l’integrazione ma
forniscono un alibi all’immobilismo. Ma è pericoloso, questo rinunciare alla
nostra cultura, abdicare in favore di un’altra, avulsa e aliena alla nostra, in
nome di un’integrazione che non esiste e che non può esistere con questi
presupposti di degrado, senza un’azione politica che rimetta in moto il
quartiere sotto ogni aspetto, partendo da quello urbanistico, passando per
quello economico per finire con quello sociale. Ma se il progetto che si ha in
mente prevede la trasformazione del castello montegranarese, culla della storia
del nostro paese e della sua cultura, in una medina, siamo sulla strada
sbagliata. Anzi, è la strada giusta per affossarlo definitivamente.
E in tutto questo c’è il patrocinio del Comune di
Montegranaro, quel Comune di Montegranaro che assume in sé tutta la
responsabilità politica della degenerazione progressiva e antica che ha portato
il centro storico in questa situazione. E si continua, con il concetto di
centro storico come luogo morto, inerte, da utilizzare solo come scenario per
iniziative culturali e ricreative. Nel centro storico ci vivono le persone. Nel
centro storico sono nate le famiglie montegranaresi. Nel centro storico è nata
la nostra cultura. Un paese che perde le proprie radici è un paese destinato a
morire.
Luca
Craia