giovedì 20 settembre 2018

Il centro storico diventa Medina. La resa culturale in nome di un’integrazione che non c’è.

Altro esempio di pessima interpretazione del concetto di centro storico: un murale moderno realizzato nel cuore del paese antico, un intervento irrispettoso delle peculiarità del posto.

Una mostra fotografica sulla Medina di Fes, almeno questo dovrebbe essere l’iniziativa dell’associazione Città Vecchia prevista per fine mese e chiamata, “Montegranaro, Medina”, un titolo che richiama subito l’attenzione di chi vive nel centro storico di Montegranaro e che combatte da anni per trovare un equilibrio con la sempre più cospicua popolazione di origine araba del quartiere antico del paese.
Del resto i dati che ho diffuso nei giorni scorsi (leggi l’articolo) parlano chiaramente di una notevole componente araba nei residenti del centro storico, una componente che, aggiungendo i residenti irregolari, che sappiamo essere numerosissimi, assume proporzioni che, chi vive sul posto, sente come schiaccianti. Il cittadino del centro storico di Montegranaro, ormai da anni, si sente straniero a casa sua, ma non ha mai voluto, se non scherzando, ritenere il luogo in cui vive una “medina”, una casbah, un luogo che non appartiene alla storia e alla cultura del nostro Paese.
La Medina di Fes è senz’altro un luogo meraviglioso, splendida testimonianza della cultura e della storia di un popolo. Anche il nostro centro storico dovrebbe esserlo ma non lo è: è degradato, sporco, abbandonato. Ha un sacco di problemi, il centro storico di Montegranaro, e chi segue queste pagine ormai li conosce. Ma non è una medina, è un centro storico italiano e va recuperato come tale, va restituito al suo splendore nel pieno rispetto della sua storia e della cultura da cui è nato e cresciuto.
L’iniziativa di Città Vecchia va nella direzione opposta. “Si è fortemente voluto allestire questa mostra nel cuore del centro storico cittadino (della "nostra médina", appunto)” dice un testo pubblicato per spiegare l’evento. Ecco, l’errore, grave e preoccupante, è ritenere il nostro centro storico “la nostra medina”. Perché sia un errore l’ho già spiegato, perché sia preoccupante è presto detto: l’associazione che promuove l’evento è nata per tutelare il centro storico. Questa sua visione del paese antico, che vede trasformarsi in qualcosa che non è in nome di una integrazione che non esiste, non per motivi di xenofobia o razzismo, ma per questioni molto più pratiche, legate a illegalità diffusa, ghettizzazione, senso di pericolo e degrado urbano e sociale, è una visione che sposta il baricentro del problema e la sua eventuale soluzione su un terreno che, chi ama questa terra e questa città e ne vuole preservare le peculiarità culturali e storiche, non può tollerare.
I residenti del centro storico di Montegranaro hanno accolto con grande positività le prime ondate migratorie provenienti dal Maghreb, e nei primi anni abbiamo assistito a qualcosa che somigliava molto a un’integrazione sociale e culturale che poteva funzionare. Ma questo avveniva perché, all’apertura degli autoctoni, corrispondeva una disponibilità da parte dei nuovi venuti. Questa disponibilità è venuta meno, negli anni, perché molti dei primi venuti, arrivati in cerca di lavoro e di una vita migliore, se ne sono andati altrove proprio perché il lavoro, da noi, non c’era più, e sono stati sostituiti o integrati da persone che hanno altre visioni, altre prospettive, e che non hanno la stessa apertura e disponibilità a integrarsi.
Iniziative di questo genere, che non sono nuove ma che presentano lo stesso cliché ideologico, non aiutano l’integrazione ma forniscono un alibi all’immobilismo. Ma è pericoloso, questo rinunciare alla nostra cultura, abdicare in favore di un’altra, avulsa e aliena alla nostra, in nome di un’integrazione che non esiste e che non può esistere con questi presupposti di degrado, senza un’azione politica che rimetta in moto il quartiere sotto ogni aspetto, partendo da quello urbanistico, passando per quello economico per finire con quello sociale. Ma se il progetto che si ha in mente prevede la trasformazione del castello montegranarese, culla della storia del nostro paese e della sua cultura, in una medina, siamo sulla strada sbagliata. Anzi, è la strada giusta per affossarlo definitivamente.
E in tutto questo c’è il patrocinio del Comune di Montegranaro, quel Comune di Montegranaro che assume in sé tutta la responsabilità politica della degenerazione progressiva e antica che ha portato il centro storico in questa situazione. E si continua, con il concetto di centro storico come luogo morto, inerte, da utilizzare solo come scenario per iniziative culturali e ricreative. Nel centro storico ci vivono le persone. Nel centro storico sono nate le famiglie montegranaresi. Nel centro storico è nata la nostra cultura. Un paese che perde le proprie radici è un paese destinato a morire.  

Luca Craia