Sono 730 gli abitanti del centro storico di Montegranaro, almeno
secondo l’Anagrafe al 31/12/2017. Di questi, IL 27,81% sono stranieri, ossia
203 persone, di cui 148 provenienti dal Marocco. Questi i dati ufficiali, ma
sappiamo bene che, oltre alle persone regolarmente iscritte all’anagrafe, ce ne
sono tantissime che non lo sono, sia perché in residenza temporanea, sia perché clandestini.
Il numero di queste persone è ovviamente impossibile da stimare, ma la cosa
certa è che sono davvero tante, e l’impressione è che il loro numero possa
eguagliare se non superare quello degli Italiani.
Il
quartiere si sta evidentemente trasformando in un ghetto
per stranieri, e questo è un problema serio che va affrontato
seriamente. Se
nei primi anni di immigrazione la convivenza è stata pacifica e
collaborativa,
col tempo la situazione è venuta via via deteriorandosi. Il motivo è
semplice:
i primi venuti erano motivati dalla ricerca del lavoro e dal desiderio
di
miglioramento delle proprie condizioni di vita. Con la crisi economica e
la
conseguente perdita di posti di lavoro, molte di queste persone se ne
sono andate e sono state spesso sostituite da altre con situazioni
diverse e, in alcuni casi, con vite al di fuori della
legalità. Tutto questo ha ovviamente deteriorato i rapporti, creando
situazioni
tese che sono andate a creare problemi anche e soprattutto a quegli
stranieri
di prima ondata che avevano trovato un sistema di integrazione tutto
sommato
efficiente.
È
logico, quindi, che ogni politica futura debba evitare di
aggravare la ghettizzazione del quartiere. Il recupero urbanistico é
basilare: il crollo dei valori immobiliari favorisce l'inserimento di
persone in situazioni di disagio e a rischio criminalità. Inoltre la presenza di numerosi alloggi
popolari ancora da assegnare è fonte di preoccupazione perché, coi regolamenti
attuali, essi saranno presumibilmente affidati a stranieri. Ecco quindi la necessità
di mettere mano ai regolamenti.
È
inoltre fondamentale instaurare forme di controllo per
limitare l’incidenza della criminalità che, purtroppo, vede gli
stranieri
protagonisti. Per questo è auspicabile che si favorisca la nascita di
una forma
di controllo di vicinato che, comunque, deve essere pilotata e
controllata a
sua volta istituzionalmente. L’istituzione di una zona a traffico
limitato per
i residenti, con varchi controllati tramite telecamere, può favorire il
processo. In ogni caso, servono un progetto complessivo e investimenti
corposi, anche diluiti nel tempo.
Luca Craia