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domenica 5 febbraio 2017

Visso incontra i Vissani di Roma. Superare la dicotomia tra residenti e non



Molto buona l’iniziativa del Sindaco di Visso, Giuliano Pazzaglini, che ha voluto incontrare i proprietari delle seconde case nel suo Comune. Visso è una realtà particolare. Nei momenti più poveri della nostra Nazione, il collegamento diretto con Roma costituito dalla Valnerina ha facilitato l’emigrazione di tanti Vissani verso la capitale. La conseguenza è che oggi una buona parte del patrimonio immobiliare della Perla dei Sibillini è costituito da seconde case di proprietà di cittadini romani eredi di quei Vissani che lasciarono la loro terra in cerca di fortuna a Roma.
C’è sempre stata una dicotomia tra i Vissani residenti e quelli “di fuori”, quei Romani che possiedono immobili e li usano nei periodi di vacanza o li affittano a turisti. Oggi, però, col terremoto e i danni ingenti a quasi tutto il patrimonio immobiliare, è necessario cominciare a ragionare insieme sul da farsi e su quale futuro dare a questa magnifica cittadina.
In quest’ottica Pazzaglini ha voluto recarsi a Roma per incontrare i Vissani “di fuori”. Pazzaglini ha presieduto un incontro con i proprietari di seconde case per ragionare sul da farsi. Si è trattato, ovviamente, di un modo per dialogare, vista la situazione di precarietà che ancora si vive sul fronte dei provvedimenti per la ricostruzione. Ma è elogiabile il fatto di provare a ragionare insieme, di trovare una strada per il futuro che superi le distanze tra residenti e proprietari di immobili non residenti.
C’erano più di trecento persone allo Scout Center di Roma. Pochi i Vissani residenti, purtroppo, ma è comprensibile vista la distanza e i disagi che si è costretti a vivere. È stato comunque importante incontrarsi e parlarsi – in questo è stato fondamentale il momento conviviale finale – per gettare le basi per la Visso che verrà. La strada è quella giusta.
                                      
Luca Craia

giovedì 26 gennaio 2017

Manifestazione per i terremotati: il Sindaco di Visso non ci sarà. E fa bene.



Il Sindaco di Visso, Giuliano Pazzaglini, ha deciso di non partecipare alla manifestazione del 2 febbraio a Roma. È una manifestazione popolare per rivendicare quanto finora negato o, quantomeno, non fornito in termini di aiuti e sostegno alle città colpite dal terremoto ed è legittima e legittimata dallo stato reale di abbandono in cui vaste aree e tanti cittadini ancora versano dopo gli ultimi eventi sismici. Ci sono ritardi notevolissimi, inceppamenti della macchina burocratica, e a farne le spese, come sempre, sono i cittadini e le attività economiche.
Pazzaglini, nel suo ruolo istituzionale, fa un ragionamento ineccepibile: “chi ha un ruolo istituzionale deve scendere in piazza solo quando non ha altra possibilità, quando ha esaurito le "vie formali" e non gli rimane altra possibilità. Fino ad allora ha il dovere, anche morale, di impegnarsi per le sue persone ma deve farlo seguendo la strada istituzionale”. E bisogna riconoscergli che l’impegno istituzionale lo sta davvero mettendo, per cui credo sia lodevole questo suo distacco istituzionale da quella che è la rivendicazione popolare pur condividendone gli intenti. In questo modo si potrà avere una doppia azione: quella dell’istanza che viene dalla gente e quella dell’azione dell’ente Comune che, in quanto istituzione, dovrebbe avere un canale di dialogo privilegiato con lo Stato e chi lo rappresenta in questa emergenza.
La decisione di Pazzaglini, comunque, nulla toglie in termini di forza ed efficacia alla manifestazione del 2 febbraio. È però importante che questa sia partecipata e propositiva. La situazione della zona montana è un problema per tutto il Paese, non solo per chi ci vive e opera, e sarebbe auspicabile una partecipazione massiccia non solo di terremotati. Occorre tenere accesi i riflettori e viva l’attenzione sul problema.
                                      
Luca Craia

giovedì 22 settembre 2016

A parte il magnamagna, le olimpiadi a che servono?



Voglio fare una breve considerazione sulla questione delle Olimpiadi a Roma perché, francamente, non capisco. Ci sono, come sempre in Italia, le due tifoserie opposte, il bianco e il nero senza sfumature intermedie, che si battono a colpi di dialettica (dialettica?) per perorare la propria causa. Solo che chi è contrario alle olimpiadi spiega il motivo, ossia che non sarebbe questo il momento di spendere tutti i soldi necessari per l’organizzazione di un evento di questo tipo. L’altro fronte, quello favorevole ai giochi a Roma, spiega il suo convincimento proponendo a motivazione il prestigio che ne seguirebbe. Ma, in fatto di spreco di soldi, non controbattono.
Ora mi domando: visto che i debiti delle olimpiadi di Roma del ’60 li stiamo ancora pagando e quelli del Mondiale di Calcio del ’90 dovremmo aver finito di pagarli da poco, quale sarebbe il vantaggio per l’Italia, a parte il prestigio che, come ben sappiamo, non si mangia, nell’investire una somma verosimilmente ingente per organizzare le olimpiadi? Il cittadino italiano che vantaggio ne trarrebbe?
Qualcuno mi ha già risposto che, investendo in questo senso, si muove l’economia e si stimola la crescita, che l’investimento in lavori pubblici dovrebbe muovere il PIL eccetera eccetera. Posto che gli investimenti di questo genere, in passato, non hanno dato grandi risultati in questo senso ma hanno contribuito alla crescita del debito pubblico, l’idea generale che riesco a farmi è che l’unico vantaggio sia per la solita cricca distributrice di mazzette e bustarelle. E al cittadino rimangono, come al solito, i debiti da pagare. Oltre che il prestigio, naturalmente.

Luca Craia