La storia la fanno i grandi eventi,
quelli che poi finiscono più o meno nei libri di storia, e i fatti minimali,
che sui libri non ci vanno ma che, sommati l’uno sull’altro, costruiscono l’ossatura
di una comunità, i suoi caratteri fondamentali, il suo evolversi e il suo
essere anche a decenni di distanza. Arkeo si occupa di custodire e promuovere i
tesori storici e artistici del territorio nell’ottica di raccontarne la storia,
ma crede fermamente che la storia, quella macroscopica e quella microscopica,
serva a mantenere unita la comunità. Per questo spesso l’associazione si scosta
dai tesori della grande storia e passa a ricercare, ricostruire e tramandare
quelli della storia minima, quella fatta dalla gente comune.
Giuliano Franceschetti è un custode
della storia. Lo è per la sua famiglia, una delle più antiche e radicate della
comunità montegranarese; lo è per la sua stessa natura di narratore; lo è perché
ha un’età che gli consente di ricordare fatti accaduti molti anni orsono, di
rievocare aneddoti con protagonisti personaggi che non hanno fatto la grande
storia ma quella minima della comunità sì.
Così abbiamo pensato di ritrovarci
insieme a lui e a tutti gli amici che vorranno condividere con noi questo tuffo
nella storia minima di Montegranaro. Non è una conferenza, non è un convegno, è
un incontro tra amici, un’occasione per la comunità di ritrovarsi, di dare uno
sguardo indietro e recuperare pezzi di quel collante che serve a tenerla unita.
Giuliano sarà il conduttore di un pomeriggio in cui tutti i partecipanti
potranno essere protagonisti, ricordando insieme, raccontando insieme.
Partiremo da una chicca: un’intervista
fatta da un operatore RAI di tantissimi anni fa, probabilmente siamo negli anni
’60, a tre protagonisti della Montegranaro di allora: Peppe e Serafì de
Vischeretto e Marià Lo Ceco. I tre costituivano un gruppo musicale dedito alle
serenate, e nel loro racconto, ascoltando le loro vive voci, si fa un tuffo
carpiato nel passato e si scopre una Montegranaro che non c’è più ma che ancora
ci portiamo dentro.
Da lì andremo a scoprire i nostri
ricordi: il carrozzo, il pinè, i giochi di strada e tutto quello che la mente
ci consentirà di ricordare, per rivivere insieme tempi lontani in una sorta di
macchina del tempo. Abbiamo chiamato questo particolare incontro Merricordo,
citando indegnamente l’Amarcord di Fellini. Perché è quello che vogliamo fare:
una carrellata di ricordi alla ricerca di quello che eravamo, di quello che
siamo, di noi stessi. Domenica 3 luglio, nel chiostro di Palazzo Agostiniani,
alle 17 c’è la Montegranaro di una volta che ci aspetta.
Luca Craia