martedì 17 novembre 2020

LO “STATO DI EMERGENZA” NON ESISTE. CI SIAMO GIOCATI UN BEL PEZZO DI DEMOCRAZIA.


Lo “stato di emergenza” non è previsto dalla Costituzione Italiana. Vorrei chiarirlo una volta per tutte. Lo stato di emergenza se l’è inventato Conte per muoversi calpestando la Costituzione avendo un alibi mediatico che la gente comune non è in grado di smontare, e gli altri non lo fanno perché gli fa comodo così. Con lo stato di emergenza, Conte sta governando da oltre sette mesi esautorano il Parlamento e togliendo poteri e prerogative alle istituzioni decentrate, prime fra tutte le Regioni. Le reazioni a questa aperta violazione della Costituzione, cosa gravissima e inaccettabile, sono tiepide, timide, fatte tanto per mantenere un minimo di dignità istituzionale.

Non reagisce, di fatto, l’opposizione che, avrebbe dovuto fare il diavolo a quattro ma, guarda un po’, non lo fa; e non reagiscono i Presidenti delle Regioni (figuriamoci i Sindaci). Non reagiscono, dicevamo, perché fa comodo a tutti che sia così. In questo momento difficile ogni decisione può essere giusta o sbagliata e ci si assume con ognuna una grave responsabilità. Il Governo è lì per prendersele, non può esimersi, tanto più che Conte è perfettamente sacrificabile: dal nulla è venuto e nel nulla se ne può tornare. I politici di carriera no, non se lo possono permettere. Idem dicasi per i Governatori e i Sindaci. Ecco che la mezza dittatura, anzi, diciamo tre quarti di dittatura che stiamo vivendo è bella e spiegata.

Ma ci siamo bruciati un bel po’ di democrazia, creando un precedente pericolosissimo e innescando una situazione di garanzie costituzionali sospese dalla quale non sarà automatico uscire quando l’emergenza finirà.

Perché l’emergenza esiste, intendiamoci, solo che non andava trattata in questo modo, semplicemente perché la Costituzione non lo consente. C’erano altri modi. C’era la democrazia da salvaguardare prima di ogni altra cosa. E capiamoci bene: se ci siamo venduti una bella fetta di democrazia, tra DPCM e riforme costituzionali fatte da chi a malapena sa leggere, non è solo colpa di Conte, è colpa di tutti, opposizione compresa.

 

Luca Craia

sabato 14 novembre 2020

Acquaroli non ci sta. Ma saprà reagire?


Non ci sta, Acquaroli, anche se si sta comportando in maniera ineccepibile da un punto di vista istituzionale. Non ci sta all’imposizione della zona arancio, imposizione che ha ben spiegato con un video ieri sera, nel quale ha illustrato il meccanismo col quale si calcola l’indice RT, che va considerato con cadenza bisettimanale onde evitare dati falsati da situazioni particolari, mentre per dipingere le Marche di arancione si è tenuto conto di un coefficiente settimanale, che può essere influenzato, appunto, da situazioni contingenti. E questo fa sembrare la decisione del Ministro Speranza una decisione più politica che tecnica.

Così Acquaroli torna sull’argomento oggi e dice: “questa mattina è avvenuto il confronto tra la nostra regione e l’Istituto Superiore di Sanità. Un confronto utile a chiarire molti aspetti tecnici, ma un particolare è emerso chiaramente: che sarebbe stato più semplice dire subito "chiudiamo". La pandemia c’è, il virus gira e bisogna essere prudenti, ma non bisogna nascondersi dietro i numeri o le formule per fare scelte di altra natura. Chiudere può anche essere giusto e condivisibile, ma non può essere frutto di una imposizione. È umiliante e non sarà la soluzione”.

In effetti non si può non essere d’accordo col Presidente Acquaroli. Girando, quello che credo tutti abbiano notato è il fatto che ci siano persone che se ne infischiano delle regole, inficiando di fatto l’impegno e la serietà della maggioranza. È quindi logico, come primo provvedimento, fare in modo che questi soggetti seguano anch’essi le regole, così come era intenzione di Acquaroli, che aveva pronte delle ordinanze in questa direzione. Poi si possono inasprire le restrizioni, ma dopo.

Purtroppo il Governo sta calpestando tutto l’apparato istituzionale, partendo dal Parlamento che, però, ne sembra ben felice pur di non prendersi responsabilità in questa fase complicata, per finire con le Regioni, esautorate del loro ruolo in campo sanitario se non quando devono prendersi la responsabilità delle manchevolezze del Governo stesso. Tutto questo Acquaroli sembra averlo in mente. Ora ci sarà da vedere se avrà la forza di reagire e come lo farà.

 

Luca Craia

 

Il Sindaco di Montegranaro in contrasto con la Regione. Si sapeva che saremmo diventati arancioni. Ma allora Veregra Street?

Con un video pubblicato sulla pagina Facebook del Comune, Ediana Mancini, Sindaco di Montegranaro, fa il punto sulla situazione covid in paese e, soprattutto, lancia diverse frecciate istituzionali evidentemente dirette al Presidente della Regione che, sempre con un video pubblicato su Facebook, dice cose piuttosto diverse. La Mancini, infatti, afferma di non essere affatto sorpresa dalla decisione del Governo di modificare lo stato di gravità dei contagi nelle Marche, anzi, di essere piuttosto sorpresa di chi si sorprende, laddove probabilmente a sorprendersi è stato proprio il Presidente Acquaroli. Questi, infatti, ha dichiarato che la decisione del Ministro Speranza è stata una sorta di fulmine a ciel sereno in quanto è mancata totalmente la concertazione tra Regione e Governo. Acquaroli si dice soprattutto sorpreso perché i dati in suo possesso non erano così allarmanti, mentre la Mancini ritiene la situazione molto grave e, conseguenzialmente, le restrizioni imposte dal governo giuste e opportune. La Mancini, in sostanza, queste decisioni se le aspettava da un pezzo. È chiaro il contrasto istituzionale tra il sindaco e il Presidente e il Presidente della Regione, e sarebbe interessante sapere cosa pensa di questo contrasto il Vicesindaco Ubaldi che ha dichiaratamente appoggiato l'elezione di Acquaroli. Rimane curioso il fatto che il sindaco di Montegranaro oggi affermi di essersi aspettata una situazione così grave quando solo due mesi fa a Montegranaro si è celebrata con estrema tranquillità l'edizione di quest'anno del Veregra Street Festival che, alla luce dei fatti, e soprattutto alla luce delle premonizioni che il Sindaco sembra aver avuto da molto tempo, forse sarebbe stato più opportuno evitare.

Luca Craia 

Montegranaro: sventato furto in via Buonarroti. Il buio favorisce la fuga dei ladri. Il lampione manca da febbraio.


È stato rimosso lo scorso febbraio, il lampione che faceva luce per mezza via Michelangelo Buonarroti, a Montegranaro, perché lo dovevano sostituire. Da allora i residenti nella via sono andati più volte in Comune per chiedere il ripristino della pubblica illuminazione, senza ottenere nulla. In compenso, grazie al buio, la zona è diventata una specie di discarica in pieno centro, dove la gente, col favore delle tenebre, va ad abbandonare ogni cosa.

Ieri sera, però, è capitato qualcosa di più grave. Erano circa le 18 quando una signora ha sentito dei rumori provenienti dall’appartamento sotto il suo, al piano terra: rumori come di un trapano o di un frullino. La signora, sapendo che in casa del vicino non c’era nessuno, è scesa a controllare. Ha suonato il campanello e, in questo modo, ha messo in fuga i ladri che stavano smurando una cassaforte con l’ausilio di un frullino, appunto. Nel frattempo, da casa della signora, avevano chiamato i Carabinieri che sono arrivati a sirene spiegate in pochissimi minuti, tanto che i ladri, all’arrivo dei militari, ancora erano sul posto, organizzando la fuga e raccattando le loro attrezzature, evidentemente per niente intimoriti dalla presenza della donna. Ma, col buio che dicevamo, sono riusciti comunque a dileguarsi.

Potrebbe ripetersi a Montegranaro quello che è accaduto negli ultimi giorni a Monte Urano, dove una raffica di furti in appartamenti ha allarmato l’intera popolazione. E certamente con queste situazioni di degrado, dovute più che altro all’incuria e alla mancata manutenzione, i malviventi hanno gioco facile.

 

Luca Craia