I genitori dei ragazzi che frequentano le scuole fuori
comune, per poter risparmiare sui costi del trasporto scolastico, spesso preferiscono
pagare un abbonamento annuale piuttosto che versare la quota mensile, cosa che
consente una sensibile decurtazione dei costi. In questo modo si ottiene un
buon risparmio ma si anticipano soldi, soldi che, presumibilmente, aiutano le
società di trasporti fornendo un capitale pronto all’uso. Ma, in una situazione
come quella attuale, la realtà è che si è pagato un servizio che non viene
effettuato. In sostanza, le famiglie hanno anticipato dei soldi ma non stanno
ricevendo quello per cui hanno pagato.
Dal canto loro, è pensabile che le società di trasporto stiano
ottenendo delle economie, derivanti dal mancato consumo di carburante, dalle
manutenzioni non necessarie e dagli stessi stipendi per i quali ci dovrebbe
essere la cassa integrazione. Il tutto mentre molte famiglie stanno subendo
gravi contraccolpi economici. È quindi pensabile che parte dell’abbonamento
annuale possa venire restituito, tanto che le aziende di trasporto percepiscono
comunque importanti contributi pubblici per il servizio che forniscono e che
non stanno fornendo.
Dietro alla domanda di un iscritto al gruppo Montegranaro
Social, che ringrazio, mi sono informato e ho scoperto che, allo stato attuale,
non risulta alcun tipo di provvedimento in tal senso. Gli abbonamenti, se non
ci saranno novità, non verranno restituiti e a goderne saranno solo le società
di trasporto, con un danno importante per l’utenza, danno che va ad aggravare
una situazione economica già pesante.
Sarebbe, quindi, opportuno che le società di trasporto
stesse provvedano alla restituzione, anche parziale, della quota dell’abbonamento
relativa al periodo non goduto dagli utenti. Altrimenti, sarebbe comunque
auspicabile un intervento del Governo Regionale che obblighi in tal senso.
Luca Craia