martedì 5 novembre 2019

AVIS: FESTA DI SAN MARTINO A MONTEGRANARO CON CASTAGNE E GIOCHI DI UNA VOLTA


Nel segno della tradizione e soprattutto con la volontà di voler trascorrere un pomeriggio di divertimento e serenità.

Comunicato integrale

Domenica 10 novembre, a partire dalla ore 14,30 in Piazza Mazzini verrà organizzata – ripetendo la bellissima esperienza dello scorso anno quando la piazza fu gremita da oltre 700 persone – dall’AVIS cittadina che organizzerà - insieme alle altre Associazione di promozione del dono, AIDO e ADMO, oltre che all’AGESCI, all’AZIONE CATTOLICA, al Gruppo dei FOCOLARI, a GRANARIUM-Stefano Bracalente, al LABIRINTO, all’Oratorio I CARE, alla CROCE GIALLA, al Centro Sociale ANZIANI, - un bellissimo pomeriggio di festa ed allegria.
La cittadinanza tutta è invitata all’evento che vedrà dapprima la disputa dei così detti “giochi di una volta” quali fazzoletto, salto della corda, tiro alla fune, corse con i sacchi, campana ed altri giochi da tavolo per poi concludersi con le tradizionali castagne, offerte a tutti i presenti, accompagnate da dolci, bibite e vino novello.
La tradizione verrà così rispettata con il ripetersi di una festa dall’alto valore simbolico, fortemente sentita nel territorio sia in ambito religioso che nella tradizione popolare : San Martino, non esitando a tagliare il suo bel mantello per permettere allo sconosciuto mendicante di coprirsi, può essere l’emblema del donatore che non esita a mettere a disposizione del prossimo, in maniera disinteressata, una parte di sé.
Questa festa, patrocinata dal Comune di Montegranaro, vorrà essere un momento di aggregazione oltre che un palcoscenico in cui far risaltare la cultura del dono soprattutto a beneficio dei ragazzi e delle nuove generazioni, nel solco di quella tradizione che vuole l’AVIS, come pure di tutte le altre realtà organizzatrici, vero patrimonio della città.
Donare fa bene al cuore.

ILVA: cosa è successo? La storia di un pastrocchio italiano


Tutto nasce dal cosiddetto “scudo penale”, norma nata nel 2015 quando l’ILVA andò in amministrazione straordinaria preludendo alla chiusura. Con lo scudo penale si intendeva mettere al sicuro i commissari chiamati ad amministrare l’azienda nella situazione straordinaria, sia gli eventuali futuri acquirenti, dalle conseguenze penali derivanti dal sequestro dell’area a caldo avvenuto nel 2012, sequestro che implicava pesanti ripercussioni a livello penale per le gravi violazioni e gli immensi danni ambientali causati dall’azienda fino a quell’epoca. In sostanza si voleva evitare che gli amministratori attuali dovessero pagare le conseguenze penali di azioni svolte dalle passate amministrazioni. In questo modo si apriva anche la possibilità a nuovi acquirenti di farsi carico dell’azienda senza rischi penali pregressi, cosa che agevolò l’offerta di diverse aziende, tra cui quella che, attualmente, ha in mano l’ILVA, la ArcelorMittal e che si propose l’acquisto anche in virtù dello stesso scudo penale. Se da un punto di vista strettamente di principio lo scudo poteva essere visto come un ingiustificato vantaggio per gli amministratori dell’azienda, dall’altro lato poneva le condizioni perché l’ILVA potesse essere salvata e, con essa, le decine di migliaia di posti di lavoro connessi direttamente e indirettamente alla sua esistenza.
Il Movimento 5 Stelle ha sempre visto negativamente lo scudo penale, interpretandolo, appunto, come un indebito vantaggio, tanto che, con il Decreto Crescita, uno degli ultimi atti del Governo Conte Primo, la norma veniva abrogata, scatenando fin da subito l’ira di ArcelorMittal che minacciò di abbandonare l’ILVA già dallo scorso settembre. Di Maio, allora Ministro per lo Sviluppo Economico, corre ai ripari e modifica il decreto reintroducendo lo scudo in maniera modificata, ossia con le immunità a scadenza progressiva, secondo un cronoprogramma che stabiliva i tempi per effettuare i lavori di risanamento ambientale. La modifica, però, non piace a un drappello di Senatori del Movimento 5 Stelle, tra cui il Ministro per il Sud del Governo Conte Primo, Barbara Lezzi, con un emendamento specifico, blocca lo scudo e fa passare il decreto senza immunità per l’ILVA. Il Movimento 5 Stelle canta vittoria, in barba al proprio capo politico, e dichiara di aver ristabilito la legalità. Del resto, per molti pentastellati, tra cui, appunto, l’ex ministro Lezzi, l’ILVA è da chiudere. A questo punto la ArcelorMittal getta la spugna e si giunge alla situazione attuale.

Luca Craia

lunedì 4 novembre 2019

Balotelli e il razzismo che non c’è. Ma c’è quello contro i Veronesi


Ho fatto una ricerca su internet per trovare i video, amatoriali e non, di quanto accaduto ieri a Verona. Alcuni video sono stati oscurati per “motivi di copyright” che mi lasciano piuttosto perplesso, altri sono online e consultabili facilmente. In tutti non si riesce a sentire un solo insulto razzista, solo fischi e sfottò. Probabilmente qualche insulto ci sarà anche stato, visto che la madre degli imbecilli eccetera eccetera. Un tifoso Veronese, nel postare il suo video, afferma: “Devo ammettere che certi elementi dovrebbero essere banditi dagli stadi!!!”. Quindi qualcosa c’è stato, ma marginale e di poco conto. Se ci mettiamo a fermare le partite per il primo imbecille che urla un insulto, non si giocherebbe mai.
Balotelli è un personaggio controverso, che non si fa amare nemmeno dai suoi tifosi. Ha un passato burrascoso, è un provocatore (anche ieri, a Verona, è andato ripetutamente sotto la curva avversaria a stuzzicare) e, soprattutto, è sempre pronto a gridare al razzismo anche quando il razzismo non c’è. Nel clima attuale questo è molto pericoloso perché, per prima cosa, alimenta un clima di tensione sociale e politica già estremo e, secondo, banalizza il concetto stesso di razzismo, alleggerendo un problema che, comunque, esiste.
Quello che risalta, invece, da questa faccenda, è il razzismo che si è scatenato non solo contro i tifosi del Verona, che hanno precedenti non luminosissimi ma che, in questo caso, sono pressochè incolpevoli, ma contro i cittadini veronesi tutti. Girando sui social ho trovato commenti inenarrabili contro la città stessa di Verona, rea di un razzismo che, in questo caso, non esiste ma oggetto essa stessa di una definizione pesante data con estrema leggerezza. Questo è razzismo. E di questo è complice quasi tutta l’informazione italiana.

Luca Craia


domenica 3 novembre 2019

Rispetto per la salma terremotata del Cardinale. Molto meno per quelle della gente comune.

Pietro Gasparri è stato un uomo che ha fatto la storia. Nato a Ussita nel 1852 da una famiglia di allevatori, ha avuto una fulgida carriera ecclesiastica che l'ha portato, in qualità di Camerlengo, a raggiungere l'accordo politico che portò alla firma dei Patti Lateranensi, nel 1929. Proprio per il suo rapporto com Mussolini, ottenne l'indipendenza amministrativa del suo luogo natio, fino ad allora territorio del Comune di Visso. Dopo la morte, il 18 novembre 1934, fu sepolto a Ussita in una cappellina a lui dedicata. Ed è proprio da quella cappellina che, nel maggio scorso, i resti mortali del Cardinale sono stati estumulati e traslati a Camerino. È un segno di rispetto che ritengo opportuno e dovuto nei confronti di un uomo che tanto ha fatto e, quindi, tanto merita. Certamente non merita la mancanza di rispetto di un sepoltura semidistrutta dal terremoto. Ma, in realtà, non la meritano nemmeno le persone comuni che ancora sono sepolte tra le macerie, persone che non hanno fatto la storia ma che hanno comunque costruito il mondo col loro piccolo contributo, persone i cui cari, a loro volta, dovrebbero essere rispettati. Anche questa è la non-ricostruzione.  

Luca Craia   

venerdì 1 novembre 2019

“Tutti gli uomini del Presidente...” - La Malaigia esprime perplessità

Comunicato integrale 

“Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i dipendenti dell'Assessorato ai Lavori pubblici e non solo, dell'ultima ( in ordine di tempo ) scelta del Presidente Ceriscioli di assegnare un incarico dirigenziale in qualità di esperto in materia di opere pubbliche ed impatto ambientale, sviluppo sostenibile e tutela del territorio, ad un “perito commerciale /programmatore” . “Una scelta quanto meno singolare – afferma il consigliere regionale Lega Marzia Malaigia - se pensiamo che sia stata sicuramente fatta dopo aver valutato attentamente l'assenza di tale profilo tra tutti coloro che lavorano nell'Assessorato ai Lavori Pubblici … o devo forse pensare che questa ricognizione non è stata neanche avanzata?... “Non si tratta di una battaglia contro qualcuno” ha tenuto a ribadire il consigliere. “Non intendo mettere in dubbio la professionalità del sig Pompozzi. Ma sarebbe interessante capire quali siano stati i fattori determinanti della scelta, posto che non ci è dato di conoscere neanche il curriculum professionale, dal momento che non è stato allegato alla delibera di affidamento dell'incarico. “Il Presidente mi scuserà se mi permetto un'ulteriore riflessione: si dice che a pensar male si fa peccato ma..... - continua la Malaigia - chi potrebbe essere esente dal pensare che questo incarico sia stato dato al sig. Pompozzi piuttosto che al sig. X anche per le sue cariche istituzionali quale Consigliere della Provincia di Fermo, prima ancora Vice Presidente della provincia e attualmente Presidente dell'Associazione Turistica Marca Fermana? “Un ultimissimo dubbio ancora – conclude il consigliere - l'incarico terminerà a fine Legislatura, ovvero tra soli 7 mesi ed avrà un costo complessivo di 41.000 euro. Visto lo stato delle opere pubbliche delle Marche, è anche accettabile pensare che fosse davvero necessario adottare tale provvedimento ma... perché non prima?” 

Marzia Malaigia