domenica 3 novembre 2019

Rispetto per la salma terremotata del Cardinale. Molto meno per quelle della gente comune.

Pietro Gasparri è stato un uomo che ha fatto la storia. Nato a Ussita nel 1852 da una famiglia di allevatori, ha avuto una fulgida carriera ecclesiastica che l'ha portato, in qualità di Camerlengo, a raggiungere l'accordo politico che portò alla firma dei Patti Lateranensi, nel 1929. Proprio per il suo rapporto com Mussolini, ottenne l'indipendenza amministrativa del suo luogo natio, fino ad allora territorio del Comune di Visso. Dopo la morte, il 18 novembre 1934, fu sepolto a Ussita in una cappellina a lui dedicata. Ed è proprio da quella cappellina che, nel maggio scorso, i resti mortali del Cardinale sono stati estumulati e traslati a Camerino. È un segno di rispetto che ritengo opportuno e dovuto nei confronti di un uomo che tanto ha fatto e, quindi, tanto merita. Certamente non merita la mancanza di rispetto di un sepoltura semidistrutta dal terremoto. Ma, in realtà, non la meritano nemmeno le persone comuni che ancora sono sepolte tra le macerie, persone che non hanno fatto la storia ma che hanno comunque costruito il mondo col loro piccolo contributo, persone i cui cari, a loro volta, dovrebbero essere rispettati. Anche questa è la non-ricostruzione.  

Luca Craia