martedì 4 giugno 2019

ESENZIONE TICKET PER LE FORZE DELL'ORDINE: LA REGIONE NON RISPETTA GLI IMPEGNI – INTERROGAZIONE DI ELENA LEONARDI (FDI)

A PIU' DI UN ANNO DALLA RISOLUZIONE DI FRATELLI D'ITALIA LA GIUNTA NON HA ANCORA DELIBERATO NULLA

Comunicato integrale

"Dal marzo 2018 nulla di nuovo sotto il sole per le forze dell'ordine che si recano nei pronto soccorso durante l'esercizio delle loro funzioni" - esordisce così la capogruppo regionale di Fratelli d'Italia Elena Leonardi. L'atto da me presentato oltre 14 mesi fa ed approvato all'unanimità dal Consiglio Regionale intendeva sanare una palese ingiustizia tramite l'attivazione dell'esenzione dal pagamento della quota di accesso e di compartecipazione della spesa sanitaria per gli appartenenti alle Forze dell'Ordine infortunati nell'adempimento del proprio lavoro.
Capita purtroppo che gli agenti delle Forze di Polizia, Arma dei Carabinieri, Forze Armate e Vigili del Fuoco, possono avere la necessità di recarsi al pronto soccorso e che, a seguito di medicazione o altro intervento, non seguiti da ricovero, siano costretti al pagamento di una quota fissa, anche in seguito – insiste la Leonardi - ad osservazione temporanea in pronto soccorso.
Ho inteso pertanto, a suo tempo, appianare una situazione di disparità alla quale erano soggetti gli appartenenti alle Forze dell'Ordine – prosegue la rappresentante del partito della Meloni - pensiamo ad esempio alle forze di polizia assaltate durante un corteo mentre fanno ordine pubblico o ad altre tipologie di interventi fatti ovviamente nella direzione della salvaguardia dei cittadini. Tutela pertanto che deve essere applicata a tutti quei soggetti che si trovano a rischiare la vita e l’incolumità per garantire la pubblica sicurezza.
Dopo l'approvazione della mia mozione quindi – prosegue Leonardi – la Giunta regionale è rimasta nel più completo immobilismo, tanto che, a distanza di tutto questo tempo, si può dire che, anche su questo argomento, non ha rispettato l'impegno preso davanti all'intera Assemblea Legislativa regionale.
Tenuto conto di questo stallo la Leonardi ha pertanto presentato un atto ispettivo nel quale chiede quali sono le motivazioni del ritardo dell'applicazione della Risoluzione del 6 marzo 2018 e quando si vedranno gli effetti pratici di agenti, i quali recandosi in pronto soccorso, non saranno più costretti a pagarsi la prestazione per l'infortunio nell'adempimento del loro servizio.

Il Rom sono un problema? Alcuni sì. Occorre risolverlo, per eliminare i pregiudizi e tutelare anche loro.


Trovo irritantemente ipocrita l’atteggiamento di larga parte della sinistra italiana, se ancora di sinistra si può parlare in Italia, quando si arrocca in difesa di Rom, Sinti e assimilabili. Non perché la difesa delle fasce deboli sia mai deprecabile, tutt’altro, ma lo diventa quando oggetto di strumentalizzazione politica e quando è causata da superficialità e ottusità. È vero che queste minoranze sono oggetto di discriminazioni e pregiudizi sociali, ma è altrettanto vero che un problema a loro legato esiste e che questo, rimanendo irrisolto, non può che peggiorare la percezione di pericolo che il cittadino medio subisce in relazione a loro.
I Rom e i Sinti sono un’esigua minoranza, sono per lo più cittadini italiani, e hanno indiscutibilmente un sistema culturale che in molti casi cozza con il nostro. È un sistema culturale antico, difficile da contaminare con la cultura moderna e occidentale, anche e proprio in relazione ai suddetti pregiudizi che ne acuiscono l’emarginazione. Molti “zingari” hanno negli anni abbandonato il sistema di vita nomade, diventando stanziali, ma ce ne sono ancora molti che permangono nei campi, itineranti o stabili, e che sostanzialmente rifiutano l’integrazione.
Del resto, è innegabile che, anche laddove queste etnie coesistono con le autoctone, la convivenza è tutt’altro che facile. Non si può certo generalizzare additando tutti gli “zingari” come autori di crimini, ma è oggettivo che ce ne siamo molti dediti alla delinquenza e che comunque la condivisione pacifica di spazi urbani con loro è tutt’altro che semplice. È un problema reale e, certamente, necessita di una soluzione che porti a migliorare le condizioni di vita degli stessi “zingari” e dei cittadini comuni che si trovano a condividere con loro spazi urbani e servizi.
Negare l’esistenza del problema, quindi, non è soltanto ipocrita ma anche e soprattutto dannoso, perché non porta alcun beneficio. Occorre invece prenderne coscienza, partendo proprio dalla necessità di avere un quadro preciso della popolazione Rom e Sinti esistente in Italia, dato che, al momento, non è per niente certo. Da qui bisogna capire quanti cittadini italiani di questa etnia vivono nel Paese e in che condizioni. Una volta avuto un quadro esatto, si possono prendere misure legislative e sociali per portare queste minoranze a intergrarsi, ovviamente senza forzature culturali, ma nella precisa direzione di armonizzare la nostra cultura con la loro. Indicare un percorso del genere come razzista è, come spesso accade, pura demagogia, e causa gravi conseguenze sia agli stessi “zingari” che agli Italiani tutti.

Luca Craia


lunedì 3 giugno 2019

Non è colpa di Fico ma di chi ce l’ha messo


Il popolo dei social, almeno quello che ancora mantiene qualche neurone in funzione, è insorto davanti all’ultima incredibile sparata del Presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico che ieri, approfittando della mediaticità della parata del 2 giugno, ha dedicato la Festa della Repubblica alle minoranze e ai Rom. La sparata è gratuita, di una stupidità disarmante, soprattutto perché la Festa della Repubblica è una festa del Popolo Italiano, e nel Popolo Italiano ci sono anche minoranze e Rom, e questo Fico dovrebbe saperlo. Per cui ha evidentemente detto quest’immensa e inutile cretinata soltanto per creare l’ennesima provocazione.
Del resto, da quando è stato eletto alla terza carica dello Stato, Roberto Fico di stupidaggini provocatorie ne ha dette a pacchi, tutte nella direzione di destabilizzare il più possibile il Governo del suo Movimento e la maggioranza che lo ha eletto. Fico è un guastatore, un incursore, un infiltrato della pseudo-sinistra italiana all’interno di una maggioranza che pende a destra per via della Lega ma anche per la presenza di numerosi militanti pentastellati che di sinistra proprio non sono. Ma Fico strizza l’occhio all’ala criptocomunista del movimento, lavorando per portare il Paese a una nuova maggioranza giallo-rossa. Al momento la piattaforma Rousseau gli ha detto no, ma non è detto che in futuro le cose non cambino. Intanto lui continua la sua opera, rappresentando una parte cospicua del movimento che, maturando, da gialla diventa sempre più rossa.
Il problema, però, non è tanto Fico e quello che dice o fa, il problema è quello che rappresenta. E Fico rappresenta l’immensa confusione mentale che affligge il Movimento 5 Stelle. Perché, vedete, le categorie “destra” e “sinistra” non sono affatto tramontate, semmai sono evolute. La destra, con la responsabilità del potere, sta abbandonando gradualmente le idiozie mussoliniane, la sinistra ha progressivamente abbandonato le classi più deboli per occuparsi di più remunerative idee umanitarie.
Entrambe queste categorie convivono, neanche tanto allegramente, nel Movimento 5 Stelle, la cui ragione d’essere rimane soltanto la necessità di una profonda moralizzazione del sistema, ideale totalmente condivisibile. Per il resto c’è un vuoto pneumatico disarmante. Un vuoto che ha generato l’elezione di un elemento come Roberto Fico alla terza carica dello Stato. In un movimento cosciente di se stesso e della propria identità politica, un Roberto Fico starebbe ad attaccare i manifesti. E ora Fico fa il suo mestiere: attacca manifesti da una postazione estremamente privilegiata, creando imbarazzi, facendo arrabbiare parte della base e, nello stesso tempo, titillando un’altra parte. Tutto questo genera, però, una situazione di scarsa stabilità anche neo Governo e peggiora la già precaria tenuta dello stesso. Le conseguenze, ovviamente, le paghiamo tutti.

Luca Craia