Trovo irritantemente ipocrita l’atteggiamento
di larga parte della sinistra italiana, se ancora di sinistra si può parlare in
Italia, quando si arrocca in difesa di Rom, Sinti e assimilabili. Non perché la
difesa delle fasce deboli sia mai deprecabile, tutt’altro, ma lo diventa quando
oggetto di strumentalizzazione politica e quando è causata da superficialità e ottusità.
È vero che queste minoranze sono oggetto di discriminazioni e pregiudizi
sociali, ma è altrettanto vero che un problema a loro legato esiste e che
questo, rimanendo irrisolto, non può che peggiorare la percezione di pericolo che
il cittadino medio subisce in relazione a loro.
I Rom e i Sinti sono un’esigua
minoranza, sono per lo più cittadini italiani, e hanno indiscutibilmente un
sistema culturale che in molti casi cozza con il nostro. È un sistema culturale
antico, difficile da contaminare con la cultura moderna e occidentale, anche e
proprio in relazione ai suddetti pregiudizi che ne acuiscono l’emarginazione.
Molti “zingari” hanno negli anni abbandonato il sistema di vita nomade,
diventando stanziali, ma ce ne sono ancora molti che permangono nei campi,
itineranti o stabili, e che sostanzialmente rifiutano l’integrazione.
Del resto, è innegabile che, anche laddove
queste etnie coesistono con le autoctone, la convivenza è tutt’altro che
facile. Non si può certo generalizzare additando tutti gli “zingari” come autori
di crimini, ma è oggettivo che ce ne siamo molti dediti alla delinquenza e che
comunque la condivisione pacifica di spazi urbani con loro è tutt’altro che
semplice. È un problema reale e, certamente, necessita di una soluzione che
porti a migliorare le condizioni di vita degli stessi “zingari” e dei cittadini
comuni che si trovano a condividere con loro spazi urbani e servizi.
Negare l’esistenza del problema,
quindi, non è soltanto ipocrita ma anche e soprattutto dannoso, perché non porta
alcun beneficio. Occorre invece prenderne coscienza, partendo proprio dalla
necessità di avere un quadro preciso della popolazione Rom e Sinti esistente in
Italia, dato che, al momento, non è per niente certo. Da qui bisogna capire
quanti cittadini italiani di questa etnia vivono nel Paese e in che condizioni.
Una volta avuto un quadro esatto, si possono prendere misure legislative e
sociali per portare queste minoranze a intergrarsi, ovviamente senza forzature
culturali, ma nella precisa direzione di armonizzare la nostra cultura con la
loro. Indicare un percorso del genere come razzista è, come spesso accade, pura
demagogia, e causa gravi conseguenze sia agli stessi “zingari” che agli
Italiani tutti.
Luca
Craia