mercoledì 20 marzo 2019

Piccola precisazione sul rapporto con la stampa.


Ho sempre cercato la massima collaborazione con i giornalisti locali. Non ho mai negato l’uso di una mia foto né le informazioni quando mi venivano richieste. Ciononostante, negli anni, mi sono abituato a vedere comparire sulla stampa notizie la cui fonte era il mio blog, senza una citazione né tantomeno un ringraziamento (io, quando la fonte è un giornale, la cito sempre). Mi sono anche abituato a vedere comunicati con la mia firma cestinati e notizie che mi riguardano più o meno stravolte o date parzialmente. Ho anche scoperto che è stato chiesto alle forze politiche locali di non mandarmi comunicati stampa perché poi io li pubblicherei prima dei giornali, bruciandoli, come se non fosse la stessa cosa che fa la stampa online che, però, li riceve regolarmente e li pubblica immediatamente. Insomma: dalla mia apertura è scaturita una chiusura pressochè totale. Per questo vorrei dire ai giornalisti che stanno sbagliando nemico e che, se non mi arrivano i comunicati stampa, non è un problema per me, ma per gli autori dei comunicati stessi: a me di pubblicare un comunicato non interessa e lo faccio solo per senso civico; chi vi dà retta e non me li manda, invece, si perde almeno una decina di migliaia di visualizzazioni. E pace.

Luca Craia


Il paradosso: Arcale chiede i danni alla Regione Marche. 65 Milioni chiesti alla collettività.


La notizia (fonte Corriere Adriatico) è che Arcale, il consorzio appaltatore della costruzione delle Sae, le famigerate casette che tanto stanno facendo tribolare i terremotati nonostante siano costate in media più di un buon appartamento, ha chiesto un risarcimento danni di 65 milioni di Euro alla Regione Marche. Le motivazioni sarebbero diverse e passano tra la richiesta di interessi per ritardati pagamenti alla restituzione di penali ritenute dal consorzio illecite. In sostanza Arcale vorrebbe sgravarsi di quasi tutte le accuse che le vengono rivolte rigirandole alla Regione Marche rea, secondo gli ideatori delle Sae, di aver causato essa stessa tutti i rallentamenti e i ritardi a cui abbiamo assistito nel corso di questi quasi tre anni.
È una bella lotta, quella che si sta aprendo in tribunale tra i due attori principali di questa tragedia umana e amministrativa, e non possiamo che rimanere in attesa di conoscere cosa decideranno i giudici su chi sia il reale responsabile di questo scempio. Fatto sta che già la questione sta costando cara alla collettività: pare infatti che, solo per le spese difensive, la Regione dovrà sborsare 105.622 Euro (fonte Corriere Adriatico). E se perdesse la clausola, sono 65.000.000, un sacco di zeri, soldi della collettività, soldi nostri, anche di quei terremotati che si sono visti rifilare casette fradice, con caldaie ghiacciate di serie e funghi come optional. Quegli stessi terremotati che, alla fine dei conti, sono i veri danneggiati ma che, al momento, non pare stia risarcendo nessuno.

Luca Craia

martedì 19 marzo 2019

Quando si gioca con la vita umana per speculare politicamente.


L’intento della nave “Mare Ionio”, che ha raccolto ieri 49 migranti davanti alle coste libiche è chiaro: utilizzare politicamente i migranti che avrebbe salvato per creare un caso politico. Del resto non c’è un missionario saveriano a guidare questa missione ma un personaggio che si muove nella politica della sinistra italiana da anni, Luca Cesarini, e questo già dà una connotazione netta a tutta la vicenda.
Ma anche i fatti e come si sono succeduti lasciano poco spazio all’immaginazione. Da come viene raccontato il tutto dagli stessi Libici, per voce dell’'ammiraglio Ayob Amr Ghase, il gommone soccorso dalla nave del progetto Mediterranea era in effettiva difficoltà ma non in pericolo immediato, viste le condizioni del mare e del meteo non particolarmente avverse. Una motovedetta libica stava recandosi a soccorrerli ma, quando è arrivata, non ha trovato più nulla perché i profughi erano già stati raccolti dalla nave italiana, che si è presa la briga di prendere contatto con le autorità libiche solo a salvataggio avvenuto e non prima come prevedono le regole di ingaggio. E questa è una violazione bella e buona. Una volta raccolti i naufraghi, la nave ha fatto rotta direttamente verso Lampedusa chiedendo il famigerato “porto sicuro”.
Anche le parole di Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea, sono piuttosto inequivocabili: “Per noi la direttiva del ministro Salvini non ha molto valore. Per noi esistono i diritti delle persone, il Diritto internazionale, i diritti umani, le convenzioni internazionali”. È evidentissimo che siamo di fronte a una provocazione politica.
Ma è una provocazione politica che utilizza non la dialettica ma le persone, prende in mare dei disperati e li dispone su una scacchiera per creare un caso, una difficoltà al Governo, un precedente da utilizzare in futuro. Non c’è scrupolo in questo, e non c’è umanità. C’è invece il calcolo politico e una metodica che denuncia la totale noncuranza delle norme, delle leggi e del rispetto per l’autorità politica di uno Stato sovrano che, in questo caso, è il Ministro degli Interni.

Luca Craia