martedì 19 marzo 2019

Quando si gioca con la vita umana per speculare politicamente.


L’intento della nave “Mare Ionio”, che ha raccolto ieri 49 migranti davanti alle coste libiche è chiaro: utilizzare politicamente i migranti che avrebbe salvato per creare un caso politico. Del resto non c’è un missionario saveriano a guidare questa missione ma un personaggio che si muove nella politica della sinistra italiana da anni, Luca Cesarini, e questo già dà una connotazione netta a tutta la vicenda.
Ma anche i fatti e come si sono succeduti lasciano poco spazio all’immaginazione. Da come viene raccontato il tutto dagli stessi Libici, per voce dell’'ammiraglio Ayob Amr Ghase, il gommone soccorso dalla nave del progetto Mediterranea era in effettiva difficoltà ma non in pericolo immediato, viste le condizioni del mare e del meteo non particolarmente avverse. Una motovedetta libica stava recandosi a soccorrerli ma, quando è arrivata, non ha trovato più nulla perché i profughi erano già stati raccolti dalla nave italiana, che si è presa la briga di prendere contatto con le autorità libiche solo a salvataggio avvenuto e non prima come prevedono le regole di ingaggio. E questa è una violazione bella e buona. Una volta raccolti i naufraghi, la nave ha fatto rotta direttamente verso Lampedusa chiedendo il famigerato “porto sicuro”.
Anche le parole di Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea, sono piuttosto inequivocabili: “Per noi la direttiva del ministro Salvini non ha molto valore. Per noi esistono i diritti delle persone, il Diritto internazionale, i diritti umani, le convenzioni internazionali”. È evidentissimo che siamo di fronte a una provocazione politica.
Ma è una provocazione politica che utilizza non la dialettica ma le persone, prende in mare dei disperati e li dispone su una scacchiera per creare un caso, una difficoltà al Governo, un precedente da utilizzare in futuro. Non c’è scrupolo in questo, e non c’è umanità. C’è invece il calcolo politico e una metodica che denuncia la totale noncuranza delle norme, delle leggi e del rispetto per l’autorità politica di uno Stato sovrano che, in questo caso, è il Ministro degli Interni.

Luca Craia