lunedì 22 ottobre 2018

Montegranaro: calo demografico e crisi economica. Futuro fosco senza provvedimenti immediati.




Montegranaro è stata una città ricca, molto, opulenta addirittura, portata d’esempio, in positivo e in negativo, in tutto il circondario e anche più lontano, di come un piccolo borgo possa crescere a dismisura con l’improvviso e, troppo spesso, inaspettato arricchimento. Il boom partito negli anni ’50 e mai arrestatosi fino ai ’90 ha fatto sì che il paese crescesse urbanisticamente in modo esponenziale, in assenza di una regolamentazione adatta, e spessissimo in barba a ogni logica di buon senso.
La possibilità economica, sia per gli imprenditori che per gli operai, ha svuotato il centro storico e innescato quel processo del quale stiamo vedendo oggi l’estrema degenerazione. L’edificazione selvaggia, prima a ridosso delle mura castellane, poi a espandere l’urbe fino a dove arriva oggi, era giustificata anche dall’enorme richiesta immobiliare dovuta all’incremento demografico che derivava dall’industrializzazione, con gente che veniva a Montegranaro dai paesi circostanti, in un primo momento, e poi dal sud d’Italia e, infine, dall'estero. È nato così, semplificando molto, un tessuto urbano assurdo, in cui si mescolano opifici, palazzi popolari e ville signorili. L’evoluzione dell’industria ha spostato progressivamente gli opifici dal centro alle zone periferiche svuotando il primo, un processo ancora in atto, acuito dalla crisi economica in corso. In paese gran parte delle vecchie fabbriche sono vuote ormai da tempo, altre si stanno aggiungendo al conto.
La crisi generale e quella del settore, oggi pesantissima, stanno svuotando anche i palazzi. Con la chiusura delle tante ditte, anche di grandi dimensioni, che davano lavoro alle migliaia di operai giunti a Montegranaro da fuori, la crescita della popolazione montegranarese ha iniziato una lenta ma, a quanto pare, inesorabile inversione di tendenza e questo sta causando lo spopolamento di fabbricati e aree urbane. Allo spopolamento, come è avvenuto ormai da anni nel centro storico, consegue il degrado urbano e sociale, e Montegranaro sta già iniziando a farci i conti.
Il quartiere San Liborio manifesta già da qualche anno problemi di degrado molto seri, assimilabili a quelli del centro storico. Zone di Santa Maria cominciano già a mostrare primi segnali preoccupanti. Ci sono gli opifici vuoti, pieni di sporcizia e animali selvatici, del cui recupero si parla ormai da anni senza mai passare dalle parole ai fatti. Nello stesso programma elettorale dell’attuale amministrazione c’era un impegno preciso al recupero di queste costruzioni ma non si è fatto nulla. Oggi, agli opifici, si aggiungono gli edifici civili che si stanno svuotando. Interi condomini con una popolazione ridotta che non riesce più a coprire le spese di gestione e, quindi, lascia diminuire la manutenzione ordinaria e straordinaria. Appartamenti svalutati che vengono occupati da soggetti socialmente inquinanti, attratti dal poco prezzo e dalla scarsa vigilanza umana del vicinato, sempre più ridotto.
Questo quadro, che oggi si delinea ben visibile ma ancora non a livelli di drammaticità conclamata, è destinato a peggiorare nel tempo, disegnando un futuro davvero fosco per il paese. Per questo è necessario, anzi, indispensabile che, a partire dalla prossima amministrazione comunale, si smetta di spendere denaro pubblico per cose effimere, come è stato fatto fino a oggi da chiunque abbia governato, e si inizi un processo di recupero partendo dal centro storico per espandere lo stesso a raggiera lungo i crinali. Occorrono investimenti ma soprattutto occorre un progetto complessivo serio e di lungo respiro, che possa arginare la degenerazione e salvaguardare l’inevitabile riduzione demografica ed economica del paese. Il processo va necessariamente accompagnato con misure serie dalla politica ma, senza una presa di coscienza, che al momento non appare da nessun lato, Montegranaro rischia di essere abbandonato al tragico destino di diventare una città fantasma, un polo post-industriale ingestibile e invivibile.


Luca Craia

sabato 20 ottobre 2018

Farabollini bacchetta i Presidenti e ha ragione. Le Regioni facciano un passo indietro. Hanno gestito male.


Non posso che essere d’accordo con il neonominato Commissario per la ricostruzione, Piero Farabollini, quando etichetta come strumentale l’atteggiamento dei Presidenti delle quattro regioni colpite dal sisma che si sentono esautorati dal nuovo provvedimento del governo che li declassa nel potere decisionale, lasciando loro solo un ruolo consultivo, e per questo non si sono presentati all’incontro di presentazione col nuovo Commissario.
Le Regioni, in questi due lunghissimi anni fatti di nulla, anzi, di danni in vece della ricostruzione, hanno dato pessima prova di sé, mantenendo logiche da antica politica, rallentando burocraticamente e politicamente ogni decisione, paralizzando, di fatto, ogni iniziativa anche grazie all’atteggiamento remissivo di Governo e Commissario. Ora, con questo nuovo provvedimento, l’intento pare essere quello di semplificare e fluidificare le procedure in modo di velocizzare finalmente i tempi.
I Presidenti delle Regioni colpite hanno sempre taciuto, proni al volere del Governo, anche quando era evidente il nulla politico che giungeva da Roma. Ora, con l’avvento del nuovo Governo, retto da uno schieramento diverso da quello che sostiene i loro stessi esecutivi, trovano improvvisamente grinta e coraggio e protestano contro un provvedimento che, come dice giustamente Farabollini, va nella direzione dell’ascolto e del recepimento delle reali istanze della gente. Ancora una volta, Ceriscioli & Co. hanno dimostrato quanto siano distanti dalla realtà e dai cittadini. Farabollini, invece, sta partendo bene.

Luca Craia

venerdì 19 ottobre 2018

Lavori pre-elettorali a Montegranaro. La scuola di Basso insegna anche ai suoi detrattori.


Ve li ricordate i tempi d’oro, negli anni ’80, con Gianni Basso sindaco, con la sua visione di “città-giardino”, con la disponibilità di spesa praticamente infinita che si aveva? Bene, vi ricorderete anche che per quattro anni si producevano poche opere, si procedeva lentamente, si programmava quello che poi sarebbe stato l’exploit finale, l’ultimo anno prima delle elezioni. E in quell’anno Montegranaro diventava un enorme cantiere: nascevano fontane come funghi, si metteva il parquet sulle strade, si costruivano torri, piste di atterraggio per astronavi, bunker antiatomici. Il tutto in un anno.
Era una strategia elettorale che funzionava, allora. Funzionava perché l’abbacinante meraviglia di tante opere tutte insieme polverizzava ogni critica e disarmava ogni opposizione. Certo, gli avversari si davano un bel daffare per annullare la capacità persuasiva dell’ultimo anno bassiano, ma gli sforzi erano inutili, e lo sono stati per un lungo periodo. Poi, però, le vacche sono dimagrite e, soprattutto, si è imparato a giocare sporco. Così capitò che sia l’Amministrazione Di Battista, immediatamente successiva al decennio bassiano, sia quella Gismondi, si videro annullare l’ultimo anno dall’arrivo del Commissario Prefettizio. In mezzo la terza Amministrazione Basso che, però, non utilizzò appieno il metodo dell’ultimo anno in quanto Basso, che tutto è meno che stupido, aveva capito che le vacche magre non avrebbero consentito i soliti frizzi e lazzi.
Oggi le vacche non sono magre, sono morte di fame. Eppure, a quanto vediamo, la Giunta Mancini sta preparando un ultimo anno in perfetto stile bassiano anni ’80. Solo che, proprio a causa della fame delle vacche, di soldi da spendere non ce ne sono tanti, niente di paragonabile alle disponibilità dei tempi d’oro. Il che si traduce in un programma di opere pubbliche che farebbero sbellicare dalle risate il Gianni Basso di trent’anni fa. Piazzetta delle Erbe, un po’ di asfalto qua e là, il tanto sospirato intervento in piazzale Woytjla, i giardinetti di Cima di Colle (pagati da un privato), bazzecole in confronto alle scoppiettanti prodezze del Basso di annata. Non solo, ma Basso, piacesse o no, un progetto in testa ce l’aveva, quelli di adesso no, per niente.
Quindi avremo un ultimo anno in stile bassiano minore, con qualche operetta da pochi spiccioli che magari dirotterà qualche voto dell’ultimo minuto ma che non credo possa cambiare il giudizio generale sull’operato del Sindaco Mancini e dei suoi nell’ultimo quinquennio. La gente, oggi, ha cambiato molto la propria sensibilità, sa quanto costa il denaro e sa anche quale siano le reali priorità del paese, priorità che, fino a oggi, raramente sono coincise con quelle dell’Amministrazione Mancini. Vedremo, ma credo che, per quanto quelli che una volta erano l’opposizione di Basso siano andati a scuola e provino a trasformarsi in emuli, il risultato difficilmente sarà quello sperato.

Luca Craia