Montegranaro è stata una città ricca, molto, opulenta
addirittura, portata d’esempio, in positivo e in negativo, in tutto il circondario
e anche più lontano, di come un piccolo borgo possa crescere a dismisura con l’improvviso
e, troppo spesso, inaspettato arricchimento. Il boom partito negli anni ’50 e
mai arrestatosi fino ai ’90 ha fatto sì che il paese crescesse urbanisticamente
in modo esponenziale, in assenza di una regolamentazione adatta, e spessissimo
in barba a ogni logica di buon senso.
La possibilità economica, sia per gli imprenditori che per
gli operai, ha svuotato il centro storico e innescato quel processo del quale
stiamo vedendo oggi l’estrema degenerazione. L’edificazione selvaggia, prima a
ridosso delle mura castellane, poi a espandere l’urbe fino a dove arriva oggi,
era giustificata anche dall’enorme richiesta immobiliare dovuta all’incremento
demografico che derivava dall’industrializzazione, con gente che veniva a
Montegranaro dai paesi circostanti, in un primo momento, e poi dal sud d’Italia e, infine, dall'estero.
È nato così, semplificando molto, un tessuto urbano assurdo, in cui si mescolano
opifici, palazzi popolari e ville signorili. L’evoluzione dell’industria ha
spostato progressivamente gli opifici dal centro alle zone periferiche svuotando il primo, un
processo ancora in atto, acuito dalla crisi economica in corso. In paese gran
parte delle vecchie fabbriche sono vuote ormai da tempo, altre si stanno
aggiungendo al conto.
La crisi generale e quella del settore, oggi pesantissima,
stanno svuotando anche i palazzi. Con la chiusura delle tante ditte, anche di
grandi dimensioni, che davano lavoro alle migliaia di operai giunti a
Montegranaro da fuori, la crescita della popolazione montegranarese ha iniziato una lenta ma,
a quanto pare, inesorabile inversione di tendenza e questo sta causando lo
spopolamento di fabbricati e aree urbane. Allo spopolamento, come è avvenuto
ormai da anni nel centro storico, consegue il degrado urbano e sociale, e
Montegranaro sta già iniziando a farci i conti.
Il quartiere San Liborio manifesta già da qualche anno
problemi di degrado molto seri, assimilabili a quelli del centro storico. Zone
di Santa Maria cominciano già a mostrare primi segnali preoccupanti. Ci sono
gli opifici vuoti, pieni di sporcizia e animali selvatici, del cui recupero si
parla ormai da anni senza mai passare dalle parole ai fatti. Nello stesso
programma elettorale dell’attuale amministrazione c’era un impegno preciso al
recupero di queste costruzioni ma non si è fatto nulla. Oggi, agli opifici, si
aggiungono gli edifici civili che si stanno svuotando. Interi condomini con una
popolazione ridotta che non riesce più a coprire le spese di gestione e,
quindi, lascia diminuire la manutenzione ordinaria e straordinaria.
Appartamenti svalutati che vengono occupati da soggetti socialmente inquinanti,
attratti dal poco prezzo e dalla scarsa vigilanza umana del vicinato, sempre
più ridotto.
Questo quadro, che oggi si delinea ben visibile ma ancora
non a livelli di drammaticità conclamata, è destinato a peggiorare nel tempo,
disegnando un futuro davvero fosco per il paese. Per questo è necessario, anzi,
indispensabile che, a partire dalla prossima amministrazione comunale, si
smetta di spendere denaro pubblico per cose effimere, come è stato fatto fino a
oggi da chiunque abbia governato, e si inizi un processo di recupero partendo
dal centro storico per espandere lo stesso a raggiera lungo i crinali.
Occorrono investimenti ma soprattutto occorre un progetto complessivo serio e
di lungo respiro, che possa arginare la degenerazione e salvaguardare l’inevitabile
riduzione demografica ed economica del paese. Il processo va necessariamente
accompagnato con misure serie dalla politica ma, senza una presa di coscienza,
che al momento non appare da nessun lato, Montegranaro rischia di essere
abbandonato al tragico destino di diventare una città fantasma, un polo
post-industriale ingestibile e invivibile.
Luca Craia