Danzano i politici marchigiani, piroettano con le parole, le
frasi scontate, le accuse dovute, blaterano di risarcimenti, puntano il dito mostrando
il callo venuto loro a furia di tagliare nastri tricolori durante le
inaugurazioni. Si sentono depauperati, defraudati, offesi da decisioni più
grandi di loro che li tagliano fuori dalla possibilità di decidere a loro
volta, immemori del fatto che, quando c’era da decidere, non hanno deciso null’altro
che il nulla, rimanendo immobili a condannare all’immobilità un intero
territorio che necessitava di urgenza e velocità.
E qualcuno è anche rimasto incantato dalle giravolte
mediatiche di Sciapichetti e Ceriscioli, magari perché incantato lo era già da
prima, magari sedotto dal potere ipnotico di quella tessera di partito sempre
più pesante in tasca, magari perché la politica è più tifo che altro, manco
fossimo allo stadio, manco non stessimo parlando di persone, persone vere con
vite vere, interrotte dal terremoto e congelate dalla politica.
Poi, zitta zitta, senza avvisare, è arrivata la neve. Niente
di sorprendente, a fine ottobre ci sta che nevichi a Frontignano o a Forca di
Presta. Ma mai come quest’anno è arrivata gridando il suo silenzio ovattato, a
dire ai piroettanti signori della politica che l’inverno è servito, il terzo.
Un altro inverno sulle teste, sulle schiene e sui sederi ghiacciati dei
terremotati, terremotati anche due volte, sbattuti fuori pure dalle casette che
casette non sono, che sono un insulto all’intelligenza e al buon senso, la
mortificazione ennesima della dignità di queste persone. È arrivata la neve a
ricordarci che in montagna, in inverno, nevica. Fa freddo. Molto freddo. E che
in Italia, Paese moderno, civile, Paese che accoglie e che dona, ci sono
Italiani a soffrire il freddo mentre chi doveva trovare una soluzione da due
anni e passa ancora gioca con le parole.
Luca Craia
Foto: Geometeo