giovedì 18 ottobre 2018

Montegranaro supermercato della droga. Il mercato e i suoi motivi. I rischi per i giovani. Il ruolo della comunità


La notizia è stata battuta da poco e fa un grande effetto, specie perché segue l’altra di un paio di giorni fa, molto simile eppure molto diversa. Ieri hanno sorpreso due giovani italiani e spacciare cocaina a Montegranaro. Pochi giorni fa, durante una perquisizione, hanno beccato dei marocchini che detenevano un discreto quantitativo di hashish e marijuana. La similitudine è semplice: in entrambi i casi parliamo di droga. La differenza pure: da un lato ci sono cittadini italiani, dall’altro magrebini. La conclusione è altrettanto semplice: a Montegranaro gira un sacco di droga.
Il mercato degli stupefacenti sembra ben diviso, almeno ai livelli della bassa manovalanza, tra italiani e magrebini: questi ultimi gestiscono il fumo, la roba leggera, gli altri la roba pesante. È un dato su cui riflettere, perché evidenzia anche una sorta di classificazione sociale degli utilizzatori finali, dei clienti. La roba più costosa, e più pericolosa, la vendono gli Italiani. La roba più economica gli stranieri.
In entrambi i casi vediamo una netta degenerazione della nostra società che credo dipenda molto dalla crisi economica (e dei valori) che sta affliggendo il paese di Montegranaro, un paese un tempo ricco, opulento, dove i soldi scorrevano come fiumi mentre oggi, con le fabbriche che stanno chiudendo, il lavoro che manca, il futuro che è più che mai fosco, sta diventando il negativo di quello che era in passato. Così, se gli stranieri che un tempo erano venuti per lavorare, oggi campano di illegalità di vario genere, i giovani italiani, abituati a un’enorme potenzialità di spesa, oggi trovano nuovi espedienti per cercare di mantenere un certo tenore di vita.
Resta comunque una clientela che ha da spendere, perché questa roba qualcuno la compra. Ed è qui che dovremmo interrogarci come cittadini e come membri di una comunità: perché a Montegranaro circola tanta droga? Chi la compra? Quali rischi corrono i nostri giovani? Sono domande scomode, che fanno male e che sembra in pochi si pongano. Ma sono domande che dovremmo farci, a tutti i livelli, a partire dalle famiglie per giungere nei palazzi della politica.
Le Forze dell’Ordine stanno facendo un lavoro maiuscolo per arginare il fenomeno e sicuramente stanno operando sul lato opposto, ossia su chi gestisce dall’alto tutto questo traffico che sembra essere di proporzioni tutt’altro che trascurabili. Ma l’altro lato del problema sono i nostri giovani, e qui deve intervenire la comunità cittadina. Una comunità che, invece, è sempre più sopita, polverizzata, impalpabile, quasi inesistente. Forse è per questo che Montegranaro è diventata una specie di supermercato della droga.

Luca Craia

Minori “rapiti” all'estero: la Malaigia chiede alla regione un formale impegno per tutelarli


Presentata questa mattina una mozione da parte del Gruppo Lega Marche, affinché la Regione sostenga formalmente l'avvio immediato dell'iter legislativo per l'approvazione del Disegno di Legge presentato in Senato in materia di codice penale in caso di sottrazione o trattenimento anche all'estero di persone minori o incapaci.


Comunicato integrale

“L'inasprimento delle pene di chi è colpevole del reato di sottrazione dei minori, contenuto nel disegno di legge presentato in Senato con primo firmatario Senatore Pillon, crediamo possa essere una soluzione concreta a quello che anche nella nostra Regione è divenuto un fenomeno diffuso e preoccupante” spiega il consigliere regionale Marzia Malaigia
“Ad alimentare tale fenomeno è l’aumento dei matrimoni e delle relazioni tra persone di origini diverse. Unioni spesso caratterizzate – prosegue il consigliere - da un’elevata conflittualità legata alle differenze socioculturali e religiose, che inducono, nei casi più estremi, alla sottrazione del figlio da parte di uno dei due genitori allo scopo di trasferirlo nel proprio Paese”.  
“Non si tratta più di sporadici episodi, bensì di una molteplicità di casi in costante crescita, a testimonianza anche dell'inefficacia dell'attuale quadro legislativo nazionale ed europeo in materia ovvero dell’assenza di una normativa stringente“.  Ad oggi, la Convenzione de L’Aja del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori internazionali è l’unico strumento giuridico internazionale cogente, cui è possibile ricorrere per i casi di sottrazione e regolamentazione del diritto di visita con Paesi non appartenenti all’Unione Europea. Ma neanche questo garantisce sempre la facile risoluzione delle vicende. Anche perché, persino nei Paesi che hanno riconosciuto il documento, l'applicazione delle disposizioni dipende dalle normative interne di ciascuno Stato”.
Per tale motivo, è importante dare come istituzione regionale, la dimostrazione di un'attenzione particolare su un tema così delicato e fino ad oggi non adeguatamente considerato, che coinvolge la vita affettiva di tante bambine e tanti bambini e delle loro famiglie, anche nella nostra regione.
Attraverso l'approvazione della mozione, – conclude la Malaigia – si esprimerà formalmente   la volontà e l'impegno istituzionale del nostro Governo Regionale nel sostenere e sollecitare il Governo ad avviare in tempi rapidi l'iter legislativo del Disegno di Legge proposto, fornendo una valida ed efficacie soluzione a questo problema”.

Marzia Malaigia

La Regione Marche scopre che le SAE sono fatte male. Adesso i danni, ma perché non si è vigilato?


Vedere l’assessore Sciapichetti indignatissimo, che paventa richieste di risarcimenti danni addirittura di immagine al Consorzio Arcale dopo aver capito, vivadio, che le SAE sono una fetecchia incredibile, fa contemporaneamente tenerezza e rabbia. La tenerezza è dovuta al vedere quest’uomo non sapere più che pesci pigliare, non sapere più cosa inventarsi, arrampicato su specchi bagnati in una sorta di free climbing destinato al precipizio. Si accorge solo ora, l’assessore, eppure non è che non ci siano stati segnali: già un anno fa si parlava di inadempimenti, di scarsa qualità, di problemi anche piuttosto seri. Ma, a fronte dell’evidenza di una qualità costruttiva meno che ignobile, sono seguiti una campagna stampa tesa a minimizzare e un’azione correttiva pari a zero.
Si potevano mandare ispezioni, si poteva pretendere il rispetto del capitolato, si poteva imporre la qualità ma, a parte qualche sparata propagandistica sulla stampa, che assomiglia tanto a quella odierna, non è stato fatto nulla, le SAE sono state consegnate a gente che già è abbastanza sbattuta di suo, tra deportazioni di massa, situazioni al limite del disumano, separazioni, disagi e chi più ne ha più ne metta, senza curarsi se queste fossero abitabili, se avessero potuto ospitare la vita di una famiglia per un lungo periodo. Si sapeva che non andavano bene, ma sono state consegnate lo stesso e ad Arcale non è stato fatto nulla.
Non amo fare dietrologia, di solito, di fronte ai problemi, preferisco chi guarda alla soluzione e al futuro piuttosto chi si arrovella nella ricerca delle responsabilità. Ma, in questo caso, le responsabilità sono così evidenti e così grosse che non si può non parlarne, anche perché qualsiasi soluzione prospettata da questa gente, che da due anni e passa prende i terremotati per i fondelli, non appare più credibile.
Chieda i danni, allora, Sciapichetti. Ma coi danni non risolviamo nulla. Invece ci spieghi cosa si vuole fare per dare dignità ai terremotati a cui è stata consegnata una ciofeca ignobile spacciandola per una casa, come si vuole fare per dare un’abitazione a chi è stato messo a vivere in un ammasso di compensati marci, quali prospettive si vogliono dare a queste persone che hanno provato a tornare a vivere nella loro terra e si ritrovano di nuovo senza casa, terremotati infiniti. Coi danni che Arcale pagherà, se mai pagherà, non risolviamo niente.

Luca Craia

Foto: Picusonline