mercoledì 19 settembre 2018

La Mancini e Basso soddisfatti della viabilità. Ma allora il cambio degli orari scolastici a che serviva?


Sono soddisfatti, in Comune, a Montegranaro, perché, a loro dire, il piano viabilità messo a punto in quattro e quattr’otto sta funzionando. Ci ha messo un paio di giorni, ha fatto bestemmiare più di un cittadino, ma ora sembra scorrere, e questo è un bene anche se, come ammette lo stesso assessore Basso, hanno “appena ultimato la predisposizione di un apposita segnaletica relativa a percorsi alternativi per chi deve raggiungere in quegli orari punti differenti della città”, cosa che poteva essere fatta prima. Ma meglio tardi che mai. Sarebbe comunque interessante controllare il carico dei mezzi, che sembrano un po’ pienotti e la cosa, oltre a essere illegale, sarebbe anche piuttosto pericolosa.
Rimane il dubbio: ma allora perché volevano rivoluzionare la scuola, gli orari, la didattica? Perché il Sindaco ha fatto tanta pressione per eliminare i rientri e rimandare i bambini a scuola il sabato? Alla fine, bastava usare un po’ di buon senso e, come per magia, tutto si risolve (speriamo).
Sarebbe bello che il Sindaco, oltre a bearsi del fatto che le cose sono andate bene, ci spiegasse perché la sua soluzione, all’inizio, era ben diversa e, se non si fossero opposti la Dirigenza Scolastica e il Consiglio di Istituto, avremmo dovuto rivoluzionare il sistema scolastico cittadino per ottenere qualcosa che si poteva ottenere con quattro semplici cartelli stradali.

Luca Craia

Arkeo: una campagna di tesseramento per sostenere un grande impegno


L’Associazione Culturale Arkeo è nata sette anni fa con un obiettivo importante e ambizioso: tutelare il patrimonio storico e culturale di Montegranaro. La tutela, poi, si è articolata sotto diverse forme di intervento: la custodia, come nel caso dell’ecclesia di Sant’Ugo che l’associazione gestisce e cura con amore e dedizione fin dalla fondazione, la promozione, portando turisti e mantenendo vivo il patrimonio, rendendolo interessante e appetibile, con l’idea di fondo che la cultura è una potenziale fonte di ricchezza anche economica, e il recupero, attraverso importanti interventi di restauro effettuati con i propri fondi o con il sostegno di cittadini e associazioni.
Tesserarsi con Arkeo significa aiutare questo piccolo gruppo di appassionati a portare avanti il loro impegno. Significa sostenerli, perché a volte, in questo lavoro, svolto per pura passione e senza alcun ritorno, anzi, talvolta rimettendo tempo e denaro, ci si sente spesso soli, a combattere contro i mulini a vento. Sapere che la gente apprezza il tuo operato, e lo dimostra concretamente, è un buon viatico per proseguire.
Ma iscrivesi significa anche dare un piccolo ma importante contributo economico per alimentare gli interventi di Arkeo. I restauri fin qui portati a termine, partendo dal nuovo impianto di illuminazione per Sant’Ugo, per passare dal restauro del Crocifisso dell’ecclesia, per finire con quello del Sacello Lauretano, sono stati tutti finanziati, nel caso delle luci con l’aiuto di altri, per il resto con un finanziamento totale, con i fondi dell’associazioni. E questi fondi derivano sia dalle offerte dei visitatori che l’associazione accompagna alla scoperta del territorio, sia dall’autofinanziamento dei soci attivi che, soprattutto, dal tesseramento.
Tesserarsi non significa dover impegnarsi in prima persona, significa solo aiutare l’associazione nel suo cammino. La tessera costa 10 Euro, tutto sommato poco, ma è un contributo importante non tanto per i soci di Arkeo, quanto per Montegranaro e il territorio piceno, perché tutte le somme che Arkeo riceve vengono impiegate per quello.

Luca Craia


Pioggia di scuole in un territorio desertificato. Conta l’immagine. E la didattica se ne va a farsi benedire.


Scuole come se piovesse, in comuni colpiti dal sisma, che in altre realtà sarebbero semplici frazioni. Nell'entroterra maceratese in questi ultimi mesi, c'è stato un piccolo valzer di inaugurazioni, tutte accomunate dal fatto di essere in centri che a volte hanno meno di mille abitanti o poco più. Oggi, secondo giorno del nuovo anno scolastico, aprendo le cronache locali, si legge chiaramente che in alcuni di questi centri, divenuti oggetto di donazioni grazie alla generosità di semplici cittadini, enti ed associazioni, i numeri degli alunni sono in calo, anche per effetto dello spopolamento indotto dal terremoto, e si è tornati alle pluriclassi.
Tagli del nastro in pompa magna, contenitori di ultima generazione, sicuri ed antisismici, visibilità e riflettori garantiti per il mondo politico ed amministrativo locale, per le società ed i big che con grande generosità hanno regalato scuole.
E le case di riposo? Ce ne sono molte distrutte nell'entroterra, ma sinora non si è mai sentito di nessuna donazione in merito, solo un'associazione di terremotati sta cercando faticosamente di raccogliere fondi per realizzarne una. Le altre sono inserite nel piano di ricostruzione delle opere pubbliche e ci vorranno anni per rivederle nelle zone dove erano, una per comune, senza nessuna ipotesi di accorpamento, perchè il campanilismo locale non lo consente.
Riguardo alle scuole, sia nella vallata del Fiastrone che dell'alto Chienti si erano levate le voci dei genitori per fare istituti comprensivi unici tra più comuni. Sindaci ed amministratori locali sembra abbiano fatto orecchie da mercante, preferendo andare per la loro strada, senza studiare ipotesi di collaborazione o aggregazione con i centri vicini. «La scuola non si tocca! E' il centro della comunità, ci vanno i bambini ed i ragazzi, che sono il nostro futuro, è da loro che ripartiremo», questo il mantra ripetuto nei piccoli centri a diversi livelli.
Sempre dalle cronache locali, si ricorda una piccola affermazione di un guardingo e prudentissimo assessore regionale Angelo Sciapichetti, sulla possibilità di studiare forme di aggregazione e collaborazione tra comuni, riguardo agli edifici scolastici. Una voce così flebile la sua, che non ha inciso nel dibattito pubblico. Ognuno è andato per la sua strada e tra l'estate scorsa ed i prossimi mesi sarà ancora un fiorire di tagli del nastro, con ministri, sottosegretari e gli immancabili amministratori regionali, proprio coloro che avrebbero dovuto, in un quadro amministrativo privo di un ente di area vasta come la Provincia, ridotta all'ombra di sé stessa, esercitare quell'azione di coordinamento e di governance, nel canalizzare donazioni, progetti e nel promuovere forme di collaborazione tra enti locali.
«Quando il gatto non c'è, i topi ballano», recita il detto popolare e questo si può ben applicare alla situazione delle scuole donate nell'entroterra. Invece nel silenzio rispuntano cimeli dell'educazione scolastica del secolo scorso, le pluriclassi. I bambini di età diverse tutti nella medesima classe, con gli insegnanti che fanno lezione a tutti, mentre alcuni fanno esercizi, gli altri fanno lezione, a turno. Il tutto pur di non accorparsi con gli altri e di non perdere il baluardo dell'istituzione scolastica.
Rovesciamo il problema: la bassa natalità, la fortissima crisi economica precedente il terremoto, lo spopolamento da esso indotto provocano da anni il progressivo svuotamento dei centri dell'entroterra. Un problema radicale, da affrontare mettendo in campo una serie di azioni in diversi settori, per favorire l'inserimento di famiglie giovani ed opportunità di lavoro. Invece nel presente del post terremoto si agisce dal lato opposto: conserviamo l'istituzione scolastica ed il resto si vedrà, senza valutare l'impatto positivo che avrebbe potuto generare un istituto comprensivo raggruppato tra diversi centri. I bambini domani si alzeranno continuando ad andare a scuola con altri di età diversa, nella pluriclasse, come avveniva una volta per i loro nonni.
«Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi», scriveva Giuseppe Tomasi Di Lampedusa. Allora seguendo questo pensiero, torniamo alla pluriclasse delle piccole zone rurali di decenni fa, dove si imparava a trozzi e bocconi, torniamo a quella genuinità tipica delle classi dal maestro unico, ai tempi della campagna, alle ortiche l'apprendimento, i metodi didattici moderni. Sempre divisi, ognuno nel proprio orticello, pur di non perdere quel piccolo protagonismo locale, che realtà minuscole come i paesi dell'Appennino garantiscono.

Sibilla Onorati

Foto: Meteo Web