lunedì 30 gennaio 2017

Nel giorno dello Slotmob a Montegranaro si festeggia la vincita al lotto



Che differenza c’è tra il lotto e il gioco d’azzardo? Secondo me nessuna. Credo che, se parliamo di ludopatia, dobbiamo includere tutte le forme di gioco per soldi, gioco che, come si sa, crea dipendenza patologica, tanto da essere annoverato tra le patologie riconosciute dal Servizio Sanitario Nazionale. Quindi, se qualcuno vince una bella cifra a uno di questi giochi malefici e il giornale ne dà ampia notizia manco fosse l’avvenimento del secolo e cambiasse la vita alla collettività, credo che non si stia facendo un buon servizio, primo perché la notizia è irrilevante, secondo perché si pubblicizza un qualcosa di socialmente pericoloso.
Ora, ferma restando la libertà di stampa, ci vorrebbe anche un minimo di coerenza e responsabilità. Anche perché, contemporaneamente e paradossalmente, si fa uscire la notizia della bella iniziativa del movimento Slotmob in un locale di Montegranaro, dove le associazioni e le realtà che esprimono un diniego etico al gioco d’azzardo diffuso e legalizzato hanno organizzato una manifestazione per evidenziare il problema. Quindi contemporaneamente si condanna il gioco d’azzardo e si pubblicizza la sua diffusione con la promessa di grosse vincite. Credo che occorra essere un po’ più chiari.
                                      
Luca Craia

domenica 29 gennaio 2017

Presepe e Associazionismo a Montegranaro. Potenzialità in parte inespresse.



Bellissima festa oggi a Villa Sofia per il pranzo annuale delle Associazioni che aderiscono all’Ente Presepe. Nonostante quest’anno l’evento che riunisce la stragrande maggioranza dei sodalizi montegranaresi non si sia potuto realizzare, le associazioni si sono volute comunque ritrovare per festeggiare e ribadire l’unità nata sotto la stella cometa virtuale del nostro Presepe che, se quest’anno non l’ha realizzato, ha però prodotto una serie di iniziative che hanno raccolto oltre 6000 Euro, che potrebbero diventare 10.000 tramite le sponsorizzazioni, da destinarsi alla realizzazione di un progetto a favore delle comunità colpite dal terremoto.
Villa Sofia era piena di gente abituata a lavorare per gli altri e per un obiettivo che favorisca la collettività. Quasi quattrocento persone gioiose a festeggiare insieme un altro anno di cooperazione. E c’è davvero da festeggiare, perché Montegranaro, grazie alla collaborazione nata per il Presepe, sta superando il suo grande limite, quello degli orticelli in cui ogni associazione, fino a poco tempo fa, era chiusa, gelosa del proprio operato e incapace di collaborare e chiedere collaborazione. Oggi le cose stanno cambiando.
Ci sono grandi potenzialità in quelle quattrocento persone, che poi sono solo una rappresentanza di questo mondo variegato che si chiama associazionismo. Se si riuscirà a trovare vera unità, collaborazione a tutto campo, obiettivi comuni da perseguire, ci potremo porre traguardi sempre più ambiziosi. Al momento si può solo dire che siamo sulla strada giusta, ma non è facile arrivare al superamento di tante barriere costruite negli anni. Ci si può riuscire e forse ci stiamo riuscendo. Certo, la realizzazione del presepe è un forte collante e quest’anno si è sentita la sua mancanza. Ciononostante la coesione ha tenuto e c’è, e oggi ne abbiamo avuto prova con questa bella festa. E se si riuscirà ad arrivare a una reale unità, sempre nel rispetto delle singole identità e prerogative, potremo fare davvero grandi cose per Montegranaro.
Intanto complimenti a tutti, in particolare al Presidente dell’Ente Presepe, Mauro Lucentini che ha organizzato il tutto ed è riuscito a mediare tra le tante identità presenti nell’Ente conducendole al conseguimento dell’obiettivo pro terremotati. E poi diciamolo: siamo tutti bravi.
                                      
Luca Craia

SS. Filippo e Giacomo. Siamo solo all’inizio.



Stasera sono tornato a messa nella chiesa dei SS. Filippo e Giacomo. Non ci andavo a messa da quando ero bambino, da quando servivo messa con don Manlio. Dalla sua riapertura c’ero entrato solo una volta perché avevo dei turisti in visita e li ho accompagnati. Ma facevo fatica a entrarci, perché sono uomo di carne e sangue, e la storia recente della chiesa mi aveva ferito. Una chiesa che ho molto amato, dai tempi di don Manlio, appunto; la chiesa di mia nonna, del battesimo di mio fratello.
Dovevo tornare in quella chiesa, chiusa per decenni, dopo le lotte che ho condotto per poterla salvare dal potenziale crollo, crollo che sarebbe senza dubbio avvenuto con l’ultimo terremoto se non si fosse intervenuti per ristrutturarla e, consentitemi senza falsa modestia, credo di aver contribuito anche io a salvarla, anche custodendola, prima del restauro, come fosse casa mia. Stasera si parlava di poveri di spirito che erediteranno il Regno dei Cieli e so che io non sarò fra di loro, ma sono consapevole di quello che ho fatto e dei risultati che ne sono conseguiti. Ciononostante, alla sua riapertura, sono stato escluso totalmente da ogni decisione e la cosa, essendo io di carne e sangue come sopra, mi ha ferito. Ora sto facendo pace con me stesso e rimarginando certe ferite, per cui ho voluto tornarci, a messa, a pregare il mio Dio, e l’ho fatto con grande emozione.
SS. Filippo e Giacomo non è a posto per niente. È in salvo, solida, non rischia più di crollare al primo soffio di vento o al primo accumulo di neve. L'intervento ha ripulito la volta e le pitture alte, ma ha escluso gli altari, le tele, i tabernacoli, la pala, gli affreschi del presbitero, ripuliti ma non restaurati. C’è tantissimo da fare: l’Immacolata dell’altar maggiore è in pessime condizioni. Abbiamo un progetto di restauro, fatto redigere da Arkeo, e servono circa 10.000 Euro. La Madonna del Carmine è messa anche peggio. L’altare laterale di destra è semidistrutto. Gli stucchi bassi sono massacrati. A spanne servono almeno 200.000 Euro. Che si fa?
SS.Filippo e Giacomo è l’unica chiesa superstite dal sisma, una specie di miracolo: i restauri, quelli che ho invocato per anni e che infine sono stati fatti, l’hanno salvata. Ma il resto è ancora tutto da fare. Che fa Montegranaro? La generosa, l’opulenta Montegranaro? Spero che non la lasci andare, non la lasci così, a metà, ferita. Intanto un pezzo tornerà presto al suo antico splendore, il Sacello Lauretano che stiamo restaurando con i fondi di Arkeo. Ma il resto non può essere lasciato così. Forza, diamoci da fare.
                                      
Luca Craia