martedì 30 agosto 2016

Scuole a norma, scuole sicure. La preoccupazione dei genitori.


Sale la preoccupazione dei genitori di alunni delle scuole montegranaresi dopo il sisma. Se già era noto che alcune strutture non fossero a norma, oggi diventa ancora più lecito porsi domande sulla sicurezza degli edifici scolastici, sia in funzione dei danni eventuali causati dal sisma, sia in funzione della prevenzione di nuove scosse importanti. In effetti siamo ancora in pieno sciame sismico e nulla può garantire che non avvengano, nell’immediato futuro, nuove scosse.
In questo senso appare superficiale affermare che le scuole siano sicure anche se non a norma. Sarebbe quindi giusto e doveroso rassicurare i genitori e la cittadinanza con dati certi, ottenuti tramite una perizia scrupolosa sugli edifici che ne attesti la sicurezza, per quanto, se non a norma, mi pare piuttosto difficile poter dare rassicurazioni certe. In effetti le norme sono fatte per garantire la sicurezza e, quando non vengono rispettate, sicuramente qualche requisito essenziale manca. Dire, per esempio, che la struttura del nido è in parte inagibile e in parte sicura al 100% pare piuttosto azzardato.
Con la diligenza del buon padre di famiglia (nel nostro caso, della madre), il Sindaco dovrebbe adoperare il massimo scrupolo e, laddove esista anche il minimo dubbio sulla sicurezza degli edifici, prendere immediati provvedimenti. Altrimenti, Dio non voglia, accadesse qualcosa di grave, non vorrei proprio essere nei suoi panni.

Luca Craia

I controlli del Comune. E le case abbandonate?



Fa abbastanza stupore quanto si legge sulla pagina Facebook del Comune, unico luogo, tra l’altro, dove lo si possa leggere, come se i cittadini privi di Facebook non avessero diritto a essere informati, che i controlli dei danni del sisma verranno effettuati “esclusivamente negli immobili privati per i quali sono state fatte segnalazioni da parte degli stessi proprietari”. La domanda che mi pongo è la seguente: e gli stabili abbandonati?
Il centro storico pullula di case di cui addirittura si ignorano i proprietari o edifici i cui proprietari non prestano più alcun interessa da anni. In quei casi, chi controlla? Personalmente ho fatto un breve giro e, a prima vista, non sembra ci siano modificazioni sostanziali. Ma occorre controlla re in maniera approfondita e io non sono un tecnico. Considerando che, per la maggior parte, si tratta di costruzioni vetuste che già di per sé rappresentano un pericolo, dopo il terremoto diventa fondamentale per la pubblica sicurezza controllarne la staticità.  
Se non lo fa il Comune perché i proprietari non segnalano, chi lo dovrebbe fare? Attendiamo che caschi qualche pezzo, magari addosso a qualcuno, e poi interveniamo?

Luca Craia

lunedì 29 agosto 2016

Panorami sotterranei a Firmum Picenum. Il nuovo lavoro di Massimo Spagnoli






Dopo un esauriente excursus critico delle diverse ipotesi sulla origine storica di Fermo e sulla etimologia del suo nome, formulate da storici e studiosi nel corso dei secoli, la pubblicazione descrive analiticamente le tecniche di architettura e di ingegneria idraulica usate dai Romani per costruire le strutture funzionali alla vita delle loro città, con particolare riferimento alle cisterne ed agli acquedotti per raccogliere, conservare e distribuire nel tessuto urbano le risorse idriche, prevalentemente piovane.
La pubblicazione, poi, affronta con ricchezza di particolari e con grafici, planimetrie e fotografie la descrizione delle famose “Grandi Cisterne romane” che si trovano a Fermo in via degli Aceti e delle “Piccole Cisterne”, che sono all’ingresso di Piazza del Popolo e sulle quali poggia parte del Palazzo Comunale.
Vengono descritte la struttura architettonica, il materiale usato per la loro costruzione e per la conservazione delle acque piovane, nonché le modalità della loro diramazione nel tessuto urbano e le diverse utilizzazioni che le Cisterne hanno avuto nel corso dei secoli.
Vengono esaminate anche le modalità di immissione (le bocchette) delle acque nelle Cisterne e della loro emissione e distribuzione con particolari condutture nel territorio cittadino.
Ma oltre a queste due Cisterne, note ai Fermani e apprezzate dai turisti, vengono  descritte altre tre di recente ricognizione speleologica, fatta dal Gruppo Speleologico Cavità Artificiali del CAI di Fermo.
La prima è il cosiddetto “Pozzo del tempio pagano” o “pozzo dei misteri”, sotto la chiesa paleocristiana nella Cattedrale del Girfalco: ha una profondità di 12 metri ed un diametro tra gli 80 e i 90 centimetri.
Sul fondo del Pozzo si diramano due cunicoli ortogonali: uno verso Nord e l’altro verso Sud.
A differenza di altri studiosi, in base ai rilievi effettuati, vengono sostenute le tesi che il Pozzo avesse funzione solo di cisterna e che non alimentasse le “Grandi Cisterne romane”.
L’altra cisterna scoperta nel 1927, durante i lavori del serbatoio del Consorzio Idrico, si trova all’estremità Est del Girfalco ed era alimentata molto probabilmente dalle acque piovane.
La terza cisterna è quella del cosiddetto Teatro Romano, sul versante Nord del Girfalco, in via del Teatro Antico.
E precisamente nei sotterranei del Collegio degli artigianelli di don Ricci, si conserva un vano nel quale doveva insistere una piccola cisterna epuratoria, che era alimentata dall’acquedotto sotterraneo proveniente dal sottosuolo del Teatro, come è risultato al Gruppo Speleologico del CAI di Fermo, attraverso il sopralluogo effettuato nel 1995.
n conclusione, il libro, oltre a dare nuove soluzioni a molti interrogativi archeologici e storici, non ancora pienamente risolti, relativi alla natura, alla costruzione e alle funzioni delle cisterne romane e degli acquedotti presenti nella città di Fermo, permette di comprendere meglio il ruolo che i Romani attribuivano alle città da loro fondate o sviluppate, ai cui abitanti volevano offrire servizi essenziali adeguati ai loro bisogni.