martedì 3 dicembre 2019

L’odio verso la persona che viene da sinistra. E le “sardine” lo hanno scritto sul manifesto.



“Siete gli unici a dover avere paura”, scrivono le Sardine sul loro manifesto. Ed è vero, c’è da avere paura. Dopo l’aggressione al Sindaco leghista di Massa, ora la notizia è l’ignobile scritta contro il Segretario Provinciale della Lega Giovani a Frosinone, una scritta che lo invita a impiccarsi come ha fatto la madre nel 2011, prostrata da un male incurabile. C’è da avere paura di questo clima, a cui anche le Sardine contribuiscono in maniera forte. C’è in giro gente senza cuore, senza anima, senza scrupoli che pratica l’odio contro chi non la pensa come loro e lo fa coperta da un manto di autoassoluzione figlio della nota e mai dimostrata superiorità morale della sinistra. E se la destra non riesce ad affrancarsi dalle nostalgie e da chi le pratica, a sinistra si benedicono certi assunti, li si guarda con benevolenza.
C’è un odio astratto e un odio concreto; l’odio astratto, certamente da censurare con forza, di chi ancora inneggia a ideologie fasciste morte e sepolte, vittima della propria stessa idiozia, e l’odio concreto di chi odia fisicamente il proprio antagonista politico, lo dichiara apertamente, gli augura il male estremo e lo aggredisce fisicamente per strada. Sono sfaccettature della stessa povertà umana, con una differenza: i secondi riempiono le piazze. E allora sì, davvero, c’è da avere paura. Perché nemmeno il fascismo, che di male ne ha fatto tanto, in Italia ha mai riempito le piazze prima di prendere il potere. Tremo solo al pensiero che questa gente, un giorno, possa assurgere a ruoli di responsabilità nello Stato. Rischiamo di vedere cose che, in Italia, non si sono mai viste.


Luca Craia

lunedì 2 dicembre 2019

Insegnanti licenziati in provincia di Macerata: l'intervento di Marzia Malaigia.


Comunicato integrale

“A seguito del licenziamento dei giorni scorsi delle maestre di Macerata- spiega la Malaigia- ho presentato questa mattina un'interrogazione per capire quali saranno i provvedimenti che la Giunta intenderà adottare per tutelare i nostri insegnanti marchigiani”. “Da diversi mesi, se non anni - continua il consigliere Lega Marche-  ricevo sollecitazioni dagli insegnanti della scuola primaria e dell’infanzia. Si tratta di maestri che hanno conseguito il diploma magistrale entro l’anno 2001-02 e che chiedono di essere riconosciuti come abilitati all’insegnamento e con pari dignità con gli altri docenti abilitati. Sono docenti ai quali, i Governi che si sono succeduti negli anni, hanno promesso procedimenti e concorsi per essere stabilizzati, che  poi puntualmente sono stati smentiti e non mantenuti. Una situazione complessa, che coinvolge centinaia di migliaia di docenti che nonostante lavorino già da diversi anni nelle scuole, si vedono,ormai a mesi alterni,  messi alle porte. Tra l'altro, voglio sottolineare, alcuni degli insegnanti nel frattempo erano addirittura entrati di ruolo e a causa della loro sospensione, è venuta meno la continuità didattica”.
“Dobbiamo colmare un vuoto normativo per cercare di rimettere in moto un sistema di formazione, abilitazione e reclutamento dei docenti – conclude il consigliere regionale Lega Marche - che offra certezze nei tempi e nei percorsi e che superi una volta per tutte la guerra fra categorie di docenti che chiedono solo la possibilità di continuare ad insegnare.

“LIBERI DALLA DROGA: MAI SCHIAVI”

A Macerata arriva il leader nazionale, Giorgia Meloni, per la presentazione del Manifesto nazionale per la lotta alla droga; sarà al Cinema Italia giovedì 5 dicembre alle 17,30.

Comunicato integrale

Arriva giovedì a Macerata il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, per presentare la campagna nazionale contro le dipendenze, assieme all’onorevole Maria Teresa Bellucci, responsabile del dipartimento nazionale dipendenze di Fdi. Da Macerata, triste palcoscenico di quella che sta diventando una sempre più pericolosa emergenza sociale, balzato alla cronaca nazionale per i fatti tremendi di due anni fa, il leader nazionale lancerà il Manifesto per la lotta alla droga “Liberi dalla droga: mai schiavi”.
“Non a caso Giorgia Meloni ha scelto di lanciare questa campagna da Macerata – ha spiegato il coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, Massimo Belvederesi – nel nostro territorio sta crescendo vertiginosamente il consumo di sostanze stupefacenti, i dati sono preoccupanti, e contemporaneamente si sta abbassando l’età dei ragazzini che la assumono. Soltanto pochi giorni fa, in una scuola maceratese è stato sorpreso un 13enne a spacciare droga destinata ad altri minorenni, anche di età più giovane. Non possiamo accettare che questo fenomeno sia normale, anche perché conosciamo il mondo che gira intorno allo spaccio degli stupefacenti e i pericoli che esso nasconde, e abbiamo tutti il dovere di essere in prima linea e dire un forte e deciso “no” a tutte le droghe.  Lanceremo da Macerata l’impegno nazionale di Fratelli d’Italia contro ogni forma di dipendenza patologica, attendiamo tutti coloro che vorranno partecipare alle 17,30 al Cinema Italia in via Gramsci 25”.
L’appuntamento a Macerata sarà al culmine di una giornata intera che Giorgia Meloni spenderà nelle Marche. Sarà prima a Loreto e poi ad Ancona, per una conferenza stampa al Ridotto del Teatro delle Muse, con tutta la classe dirigente. 
“Inizia il lavoro per le prossime regionali – ha aggiunto il consigliere regionale Elena Leonardi, capogruppo di Fdi – il nostro leader lancia da qui la corsa per liberare le Marche da una sinistra ormai stantia e dal fallimento di un governo regionale che sta trascinando le Marche ai piani più bassi delle classifiche. Occorre necessariamente un cambio di passo, un’alternanza naturale alla guida di una Regione che ha un estremo potenziale da offrire e che rischia di essere perduto. Sanità, industrie, infrastrutture, ricostruzione, politiche sociali, dissesto idrogeologico: i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Fratelli d’Italia è pronto per invertire la rotta delle Marche”.


domenica 1 dicembre 2019

Breve storia semplificata dell'imprenditoria montegranarese.

Negli anni '50, gli imprenditori montegranaresi cominciavano a fare soldi, tanti soldi, più di quanti potessero immaginare. Negli anni '50, gli operai montegranaresi e dei paesi limitrofi lasciavano le campagne per andare in fabbrica. La fabbrica stava spesso nel centro storico, in una vecchia casa di mattoni. Negli anni '60, gli imprenditori montegranaresi si compravano il litorale, facevano diventare Civitanova una città e gli altri piccoli borghi marirari centuplicavano il loro valore immobiliare. Negli anni '60, gli operai montegranaresi costruivano case e palazzi e facevano crescere, in maniera disordinata, un paese piccolo e arroccato su un cucuzzolo, senza un cencio di piano regolatore. Negli anni '70, gli imprenditori montegranaresi costruivano ville faraoniche. Negli anni '70, gli operai montegranaresi più scaltri, sotto casa aprivano la loro piccola fabbrica. Negli anni '80, gli imprenditori montegranaresi costruivano capannoni in cima a una collina, invece di costruirli in pianura secondo logica, compravano barche a vela e macchinoni, appartamenti e cavalli. Negli anni '80, gli operai montegranaresi si mettevano il gel tra i capelli e andavano a ballare con la Mercedes, oppure andavano in Ungheria con valige piene di collant. Negli anni '90, gli imprenditori montegranaresi scoprirono la Russia e pensarono di poter fare soldi in eterno. Qualcuno scoprì anche la Cina e pensò di poter fare scarpe là in eterno senza che i cinesi imparassero a farsele da soli e gliela mettessero in quel posto. Negli anni '90, gli operai montegranaresi facevano costose manutenzioni ai loro appartamenti e le pagavano con gli straordinari. Negli anni 2000, gli imprenditori montegranaresi cominciarono a chiudere i tomaifici perché quelli cinesi erano più concorrenziali, e a chiudere le fabbriche di scarpe perché quelle cinesi erano più concorrenziali. Non smisero di comprare i macchinoni. Negli anni '10, gli imprenditori montegranaresi cominciarono a trovarsi col culo per terra, con le fabbriche senza lavoro e gli operai in cassa integrazione. Se vent'anni prima si potevano comprare ville, appartamenti e macchinoni, ora si potevano comprare solo i macchinoni. A rate. Le fabbriche chiudevano e gli operai andavano a spasso, con le rate del mutuo da pagare. Se vent'anni prima c'era un calzaturificio a ogni porta, ora le porte erano chiuse, le case erano vuote e c'erano centinaia di cartelli "vendesi" attaccati in tutto il paese. Tra poco più di un mese finiranno gli anni 'º cominceranno gli anni '20. Che sorte avrà Montegranaro non è difficile da prevedere. Ma chi amministra il paese non pare avvedersene, e parla di spese milionarie come fossimo trent'anni addietro. A voi, tutto questo, non fa paura? A me sì. 

Luca Craia