domenica 1 dicembre 2019

Breve storia semplificata dell'imprenditoria montegranarese.

Negli anni '50, gli imprenditori montegranaresi cominciavano a fare soldi, tanti soldi, più di quanti potessero immaginare. Negli anni '50, gli operai montegranaresi e dei paesi limitrofi lasciavano le campagne per andare in fabbrica. La fabbrica stava spesso nel centro storico, in una vecchia casa di mattoni. Negli anni '60, gli imprenditori montegranaresi si compravano il litorale, facevano diventare Civitanova una città e gli altri piccoli borghi marirari centuplicavano il loro valore immobiliare. Negli anni '60, gli operai montegranaresi costruivano case e palazzi e facevano crescere, in maniera disordinata, un paese piccolo e arroccato su un cucuzzolo, senza un cencio di piano regolatore. Negli anni '70, gli imprenditori montegranaresi costruivano ville faraoniche. Negli anni '70, gli operai montegranaresi più scaltri, sotto casa aprivano la loro piccola fabbrica. Negli anni '80, gli imprenditori montegranaresi costruivano capannoni in cima a una collina, invece di costruirli in pianura secondo logica, compravano barche a vela e macchinoni, appartamenti e cavalli. Negli anni '80, gli operai montegranaresi si mettevano il gel tra i capelli e andavano a ballare con la Mercedes, oppure andavano in Ungheria con valige piene di collant. Negli anni '90, gli imprenditori montegranaresi scoprirono la Russia e pensarono di poter fare soldi in eterno. Qualcuno scoprì anche la Cina e pensò di poter fare scarpe là in eterno senza che i cinesi imparassero a farsele da soli e gliela mettessero in quel posto. Negli anni '90, gli operai montegranaresi facevano costose manutenzioni ai loro appartamenti e le pagavano con gli straordinari. Negli anni 2000, gli imprenditori montegranaresi cominciarono a chiudere i tomaifici perché quelli cinesi erano più concorrenziali, e a chiudere le fabbriche di scarpe perché quelle cinesi erano più concorrenziali. Non smisero di comprare i macchinoni. Negli anni '10, gli imprenditori montegranaresi cominciarono a trovarsi col culo per terra, con le fabbriche senza lavoro e gli operai in cassa integrazione. Se vent'anni prima si potevano comprare ville, appartamenti e macchinoni, ora si potevano comprare solo i macchinoni. A rate. Le fabbriche chiudevano e gli operai andavano a spasso, con le rate del mutuo da pagare. Se vent'anni prima c'era un calzaturificio a ogni porta, ora le porte erano chiuse, le case erano vuote e c'erano centinaia di cartelli "vendesi" attaccati in tutto il paese. Tra poco più di un mese finiranno gli anni 'º cominceranno gli anni '20. Che sorte avrà Montegranaro non è difficile da prevedere. Ma chi amministra il paese non pare avvedersene, e parla di spese milionarie come fossimo trent'anni addietro. A voi, tutto questo, non fa paura? A me sì. 

Luca Craia