domenica 12 giugno 2016

Le storie di Monte Franoso – I Pallocchettis



I Pallocchetti, famiglia eterogenea di persone con lo stesso cognome e diventati parenti per caso, governavano l’opposizione di Monte Franoso da lungo tempo. Finchè, un giorno, una grave crisi all’interno del PT, partito d’opposizione, ex PG, ex PX, ex PF e via discorrendo, fece sì che l’ultimo dei Pallocchetti, il rampollo di casa reale, dovette dimettersi da segretario cittadino sancendo la disgrazia della famiglia, almeno politicamente parlando.
Però i Pallocchettis erano stati furbi e, nel frattempo, si erano accaparrati il comando unico e supremo dell’associazione più nazional-culturale del paese, quella che, con la scusa di tutelare il paese vecchio, faceva i panini alla gente mantenendo nel contempo ben salda la popolarità della politicalfamily più strong del creato dopo i Kennedy.
Nel frattempo il PT aveva cambiato segretario, aveva vinto le elezioni e governava in alleanza con un partito che era sì all’opposto ideologico ma, quando c’era da spartire la torta, dimenticava ideologie e boschi di braccia tese. In questo periodo l’ex governo cittadino, i Bastoniani, passati ormai all’opposizione, facevano una corte sfrenata al gruppo Pallocchetti per poterseli accaparrare e vincere le prossime elezioni con una coalizione che quella tra Pugnichiusi e Bracciatese sarebbe impallidita. E l’amore sembrava essere corrisposto. Sembrava.
In realtà i Pallocchettis, con un’esperienza politica che poteva far impallidire la buonanima di Andreotti mentre si inchiappettava De Mita, capirono l’andazzo e giocarono con le carte che avevano, cavalcando per un po’ le pretese di sposalizio dei Bastoniani e, contemporaneamente, ricucendo i rapporti con il loro ex partito, il PT, utilizzando per entrambi gli scopi l’associazione che si erano arraffati. In tutto questo ottennero anche la santa benedizione del prete.
Così, in breve, i Pallocchettis ripresero in mano il PT, la misero il quel posto ai Bastoniani e vinsero le elezioni alla faccia di Bastoniani, Bracciatese e compagnia, perpetuando un dominio che durò, tra una porchetta e un piatto di frascherelli, nei secoli dei secoli amen.

Luca Craia

sabato 11 giugno 2016

Nottata

Luna crescente
Luna calante
Luna pacifica
Luna accecante
Luna amichevole
Luna estroversa
Luna gentile
Luna perversa
Luna che illumini
gente inguaiata
Luna che spingi
una notte infuocata
Luna che tocchi
la pelle depressa
Luna distante
Luna convessa
Luna che guardi
valigie disfatte
Luna che lesta
nascondi ciabatte
Luna sinistra
Luna ladrona
Luna negli occhi
dell'uomo in poltrona
Luna vorace
Luna di vetro
Luna davanti
Luna di dietro
Luna capace
di gravi pensieri
Luna fautrice
di rossi e di neri
Luna gioiosa
Luna isolata
Luna che specchia
una crapa pelata
Luna che splendi
nel cielo profondo
La stessa Luce
ovunque nel mondo
Luna accompagni
i miei sogni leggeri
per risvegliarmi
nell'oggi di ieri.

Centro storico: i residenti rassegnati ma la politica ricomincia a parlarne



La sala dell’Oratorio San Giovanni Battista era quasi piena ieri sera per l’assemblea sul centro storico voluta da Arkeo, per cui c’è da essere soddisfatti. Ma anche le presenze vanno analizzate, per capire a chi e in che misura interessa il problema del centro storico montegranarese. C’era tutta la minoranza: SEL, “bassiani”, Movimento 5 Stelle e Viviamo Montegranaro, quest’ultimo presente in maniera massiccia. C’era l’assessore al centro storico Giacomo Beverati, unico rappresentante della giunta che governa il paese, c’era il Presidente del Consiglio Comunale Walter Antonelli, c’era qualche residente, non molti in verità. Non c’era alcun rappresentante delle altre associazioni culturali, nemmeno di quelle che si occupano di centro storico.
Analizziamo partendo dall’ultimo dato: se le associazioni culturali non si interessano al centro storico è un bel problema. Se non se ne interessano, almeno in questa particolare occasione, quelle che se ne occupano per loro stessa natura significa che stiamo perdendo tempo. Tutti quanti. Perché, per quanto ci possano essere rapporti difficili (talvolta questo è un eufemismo), un’occasione di dibattito tra forze sociali e politiche va sfruttata, se non altro per dire la propria. Questo è il dato più amaro.
Poi c’è da analizzare l’esigua presenza di residenti. Lo abbiamo detto più volte: c’è scoramento, scoraggiamento, rassegnazione. Sono anni che i residenti del centro storico sentono chiacchiere e non vedono fatti o ne vedono pochi. Non ci credono più e sono stanchi di parlare al vento. Poi c’è il clima avvelenato della politica montegranarese, fatta di tifoserie opposte, dove uno che vota X non può nemmeno avvicinarsi a Y e viceversa. Anche qui il dato è amaro.
La politica ha risposto bene e il dibattito da questa angolazione è stato importante e costruttivo. Ma dell’Amministrazione Comunale c’era solo Beverati, pare perché gli altri “non sono stati invitati ufficialmente”. Nessuno è stato invitato ufficialmente, nemmeno Beverati né tantomeno Antonelli, non lo faccio mai. Se l’argomento interessa si partecipa, l’invito a volte sembra un precetto. Quando organizzai l’assemblea per l’antenna a San Liborio nessuno della maggioranza fu invitato eppure c’erano tutti. In questo caso ne deduciamo che l’argomento centro storico non interessa a Sindaco, Vicesindaco e compagnia, o, quantomeno, non interessa loro discuterne al di fuori delle mura del Municipio. Lo sospettavamo.
Il dibattito è stato acceso ma costruttivo e sono state portate argomentazioni interessanti e proposte valutabili. Quello che è risultato evidente è che manca una progettualità complessa, non c’è una visione di insieme e lo stesso assessore ha dichiarato che, se non riuscirà in tempi brevi almeno a sistemare uno stabile pericolante realizzando al suo posto una piazzetta è pronto alle dimissioni. Se il progetto è tutto qui, il progetto non c’è. E lo dimostrano i numeri e gli investimenti, finora prossimi allo zero.
Beverati e Antonelli si sono detti chiaramente contrari al progetto di rifacimento di viale Gramsci, per il quale si è chiesto da ogni parte di dirottare i fondi verso il centro storico e verso interventi, se non risolutivi, che comincino a creare i presupposti per la soluzione. Ma da lì a bocciarlo ce ne passa, ci vuole coraggio e ci si deve assumere una forte responsabilità politica. Si teme di mettere in crisi la maggioranza, il che significa che esiste una sorta di fiducia imposta sulla questione da qualcuno che ci tiene molto, altrimenti un voto contrario non farebbe cadere una maggioranza stabile. C’è da scegliere se rispettare gli impegni presi con gli elettori (Beverati raccoglie molti voti in centro storico) o con i propri alleati. Oppure trovare la media tra le due cose.
Intanto il centro storico attende. Lo fa da anni e, anno dopo anno, peggiora. La minoranza consiliare sta parlando del problema e lo sta ponendo come obiettivo prioritario. Poco non è.

Luca Craia

venerdì 10 giugno 2016

Perugini è felice. Ma la questione è seria.



È curiosa l’affermazione dell’assessore Perugini circa lo stallo che si è venuto a creare per quanto riguarda l’antenna Vodafone di San Liborio. Perugini dice, ovviamente facendo una battuta, che la situazione attuale è l’ottimo, in quanto non c’è più nessuna antenna, né la vecchia né la nuova. La battuta non è molto divertente, perché questa situazione, invece, non sembra affatto positiva, a meno che la Vodafone non si accontenti di lavorare sul territorio di Montegranaro con un ripetitore in meno.
In realtà la faccenda è parecchio ingarbugliata: non c’è un sito alternativo al terreno “De Rosa”, che tra l’altro è sotto sequestro per un’incredibile volontà dello stesso proprietario. Nel frattempo l’antenna sul sito “Venanzi” è stata spenta addirittura in anticipo sui tempi, segnale davvero poco rassicurante. Quindi manca un ripetitore alla Vodafone, cosa che potrebbe avere ripercussioni sul servizio e, quindi, conseguenze anche legali. Di cui gioire mi pare non ci sia nulla.
Fatto sta che, si fosse mossa diversamente l'amministrazione comunale , l’intera faccenda avrebbe potuto essere molto diversa. Si poteva informare la cittadinanza che avrebbe mosso i suoi passi per tutelarsi, piuttosto che sottacere tutto fino a che la bomba è esplosa da sola. Si potevano controllare bene tutti i documenti prima di concedere le autorizzazioni. Si poteva vigilare, insomma, cosa che non si è fatta finchè la palla non è stata presa in mano prima dai cittadini e poi dall’opposizione. Ma forse era già troppo tardi.

Luca Craia