Partecipatissima la manifestazione dei terremotati a Roma di stamattina. Queste sono le prime foto in presa diretta. Forza!
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giovedì 2 febbraio 2017
sabato 28 gennaio 2017
Il torrione prova a resistere ma non ce la fa più
Ha resistito
a più di un millennio di eventi avversi, tra guerre, assalti, intemperie e
terremoti. Ma oggi, il mulino fortificato del Chienti che risiede sul
territorio del Comune di Montegranaro che ne è proprietario, meglio conosciuto
come il torrione o, in dialetto, lo torrò, sembra non farcela più. Certo, gli
ultimi eventi sismici lo hanno indebolito enormemente ma quello che lo sta
uccidendo è l’incuria e l’oblio. Se nei secoli il manufatto ha subito mille
avversità, però è stato sempre curato, tutelato, rimesso a posto dai i danni
subiti. Oggi, invece, nessuno mostra più interesse, nessuno se ne cura, tanto
da ridurlo a poco più di un rudere, addirittura pericoloso per i passanti,
considerando che, accanto, ci passa una strada molto trafficata.
È preziosissimo,
lo torrò. Lo è per la storia, un manufatto antichissimo, probabilmente
precedente all’anno 1000, che ha difeso e sfamato i Montegranaresi durante le
guerre e gli attacchi dei nemici. Lo è anche per le potenzialità inespresse,
quelle che Gianni Basso aveva intuito quando lo acquistò, negli anni ’90,
mentre era Sindaco per farci una sorta di fattoria didattica e di polo
culturale. Bella intuizione che, però, non ha avuto seguito. E da lì l’abbandono
progressivo fino al giorno d’oggi in cui gli Amministratori di Montegranaro sembrano
ignorarne persino l’esistenza. Chissà se qualcuno è andato a verificarne lo
stato strutturale dopo il terremoto. Chissà.
Certo che a vederlo
si stringe il cuore. Pare un vecchio guerriero morente, lasciato solo nel
momento più duro, abbandonato a morire sul campo di battaglia deserto. Eppure
avrebbe ancora un enorme valore per la collettività, soprattutto ragionando
sull’intera area, collegandolo idealmente al parco fluviale poco distante, anch’esso,
però, abbandonato a se stesso. Sono pessimista e mi sto preparando al peggio.
Ma veder crollare piano piano questo nobile gigante di mattoni e pietra mi pare
un insulto alla memoria, alla storia e all’intelligenza. E fa rabbia.
Luca
Craia
giovedì 26 gennaio 2017
Manifestazione per i terremotati: il Sindaco di Visso non ci sarà. E fa bene.
Il Sindaco
di Visso, Giuliano Pazzaglini, ha deciso di non partecipare alla manifestazione
del 2 febbraio a Roma. È una manifestazione popolare per rivendicare quanto
finora negato o, quantomeno, non fornito in termini di aiuti e sostegno alle
città colpite dal terremoto ed è legittima e legittimata dallo stato reale di
abbandono in cui vaste aree e tanti cittadini ancora versano dopo gli ultimi
eventi sismici. Ci sono ritardi notevolissimi, inceppamenti della macchina
burocratica, e a farne le spese, come sempre, sono i cittadini e le attività
economiche.
Pazzaglini,
nel suo ruolo istituzionale, fa un ragionamento ineccepibile: “chi ha un ruolo istituzionale deve scendere in piazza solo
quando non ha altra possibilità, quando ha esaurito le "vie formali"
e non gli rimane altra possibilità. Fino ad allora ha il dovere, anche morale,
di impegnarsi per le sue persone ma deve farlo seguendo la strada istituzionale”.
E bisogna riconoscergli che l’impegno istituzionale lo sta davvero mettendo,
per cui credo sia lodevole questo suo distacco istituzionale da quella che è la
rivendicazione popolare pur condividendone gli intenti. In questo modo si potrà
avere una doppia azione: quella dell’istanza che viene dalla gente e quella
dell’azione dell’ente Comune che, in quanto istituzione, dovrebbe avere un
canale di dialogo privilegiato con lo Stato e chi lo rappresenta in questa
emergenza.
La decisione di Pazzaglini, comunque, nulla toglie in termini di
forza ed efficacia alla manifestazione del 2 febbraio. È però importante che
questa sia partecipata e propositiva. La situazione della zona montana è un
problema per tutto il Paese, non solo per chi ci vive e opera, e sarebbe
auspicabile una partecipazione massiccia non solo di terremotati. Occorre
tenere accesi i riflettori e viva l’attenzione sul problema.
Luca
Craia
Modello Ussita, la fiscalità dal volto umano
“Una
fiscalità dal volto umano, capace di rilanciare il sistema imprenditoriale del
territorio e di essere attrattiva verso nuovi capitali attraverso una
detassazione da applicare sul reddito prodotto nelle zone di insediamento”,
questo è il concetto espresso da un documento, che verrà inviato al Presidente
della Repubblica e a quello della Camera dei deputati dal Comune di Ussita. È il
frutto di un ragionamento iniziato nel Comune dei Sibillini colpito dal
terremoto ed elaborato in collaborazione con l’Università di Macerata dove
domattina, nel corso del convegno dal titolo “Recuperare il valore del
territorio dopo il sisma”, ne verrà presentato il testo.
È un
composto grido di dolore ma non la supplica di chi ha bisogno, bensì l’espressione
della necessità che venga riconosciuto uno stato di estrema difficoltà di cui l’intera
Comunità Nazionale debba farsi carico per raccogliere, in un futuro prossimo, i
frutti della ripresa economica di queste zone potenzialmente ricchissime.
Si guarda al
futuro, nei paesi colpiti dal terremoto, e questo è un segnale molto positivo,
un segnale in controtendenza, perché le politiche fin qui attuate vanno in tutt’altra
direzione, vanno verso la desertificazione e l’affossamento dell’attività
economica nelle aree colpite dall’evento. Il documento, di per sé condivisibile
e da sostenere, è anche la testimonianza della volontà di andare avanti che c’è
nella gente dei Sibillini, del coraggio di progettare il domani e di superare
il disastro naturale e politico attuale. Sotto trovate il testo integrale.
Luca
Craia
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