sabato 28 gennaio 2017

Il torrione prova a resistere ma non ce la fa più

Ha resistito a più di un millennio di eventi avversi, tra guerre, assalti, intemperie e terremoti. Ma oggi, il mulino fortificato del Chienti che risiede sul territorio del Comune di Montegranaro che ne è proprietario, meglio conosciuto come il torrione o, in dialetto, lo torrò, sembra non farcela più. Certo, gli ultimi eventi sismici lo hanno indebolito enormemente ma quello che lo sta uccidendo è l’incuria e l’oblio. Se nei secoli il manufatto ha subito mille avversità, però è stato sempre curato, tutelato, rimesso a posto dai i danni subiti. Oggi, invece, nessuno mostra più interesse, nessuno se ne cura, tanto da ridurlo a poco più di un rudere, addirittura pericoloso per i passanti, considerando che, accanto, ci passa una strada molto trafficata.
È preziosissimo, lo torrò. Lo è per la storia, un manufatto antichissimo, probabilmente precedente all’anno 1000, che ha difeso e sfamato i Montegranaresi durante le guerre e gli attacchi dei nemici. Lo è anche per le potenzialità inespresse, quelle che Gianni Basso aveva intuito quando lo acquistò, negli anni ’90, mentre era Sindaco per farci una sorta di fattoria didattica e di polo culturale. Bella intuizione che, però, non ha avuto seguito. E da lì l’abbandono progressivo fino al giorno d’oggi in cui gli Amministratori di Montegranaro sembrano ignorarne persino l’esistenza. Chissà se qualcuno è andato a verificarne lo stato strutturale dopo il terremoto. Chissà.
Certo che a vederlo si stringe il cuore. Pare un vecchio guerriero morente, lasciato solo nel momento più duro, abbandonato a morire sul campo di battaglia deserto. Eppure avrebbe ancora un enorme valore per la collettività, soprattutto ragionando sull’intera area, collegandolo idealmente al parco fluviale poco distante, anch’esso, però, abbandonato a se stesso. Sono pessimista e mi sto preparando al peggio. Ma veder crollare piano piano questo nobile gigante di mattoni e pietra mi pare un insulto alla memoria, alla storia e all’intelligenza. E fa rabbia.
                                      
Luca Craia

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