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martedì 27 settembre 2016

Arkeo restaura il sacello lauretano di Montegranaro



Il Sacello Lauretano di Montegranaro è uno dei pezzi d’arte più importanti presenti nel patrimonio artistico di Montegranaro, nonostante per anni fosse stato dimenticato all'interno dell'ecclesia di Sant’Ugo, 'anch’essa dimenticata per decenni. Solo dopo la riapertura dell’antico tempio e della sua riscoperta da un punto di vista turistico-culturale, il sacello è tornato a essere ammirato, tanto da essere richiesto per la mostra recanatese “I luoghi della Vergine Lauretana a Recanati – L’arte dei sacelli” tenutasi, appunto, a Recanati a cavallo tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016, per poi tornare a Montegranaro ed essere esposto nell'appena restaurata chiesa dei SS. Filippo e Giacomo.
Il sacello, conosciuto dai Montegranaresi come “la casetta della Madonna di Loreto”, è un plastico della Santa Casa lauretana realizzato il legno e carta pesta presumibilmente nel XVII secolo, e conserva tutt’ora le vesti della statua della Madonna con Bambino nel tessuto originale. Il suo stato di conservazione è piuttosto compromesso, da qui l’idea di Arkeo di restaurarlo.
Come noto, Arkeo destina ogni somma ricavata dalle libere offerte dei visitatori accompagnati dai volontari, nonché le libere donazioni e le sottoscrizioni dei soci, al netto delle spese per l’organizzazione di eventi culturali, a opere di recupero e valorizzazione del patrimonio culturale. Già in passato Arkeo è intervenuto su diversi progetti: il restauro, purtroppo non riuscito a causa del pessimo stato di conservazione dell’opera, della Vesperbild di Sant’Ugo; la realizzazione dell’attuale impianto di illuminazione di Sant’Ugo; il restauro del Crocifisso processionale di Sant’Ugo. Si tratta di un impegno finanziario non indifferente che attesta come lo scopo dell’associazione sia esclusivamente quello di tutelare il patrimonio culturale, sul quale investe ogni risorsa economica.
Il progetto è stato presentato oggi al Parroco, don Sandro Salvucci che, nei prossimi giorni, lo inoltrerà alla Curia Arcivescovile di Fermo e alla Soprintendenza di Urbino per l’approvazione, dopodiché si procederà al restauro dell’opera che sarà curato dal restauratore di fiducia di Arkeo, Marco Salusti.

Luca Craia


venerdì 12 giugno 2015

Porta Romana - Arkeo invia un esposto alla Soprintendenza



Viste le ripetute segnalazioni riguardo l’obbrobrio compiuto a Porta Romana e visto che le stesse sono state tranquillamente ignorate da chi di dovere, Arkeo ha deciso di segnalare la questione alla Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici delle Marche. Questo è il testo della missiva:

A Montegranaro esiste vasta traccia dell’antica Porta Romana, i cui resti sono databili al periodo rinascimentale e consistono in una porzione dell’antica porta meridionale che, nel tempo, ha assunto l’aspetto di una piccola casa sotto la quale ancora insiste l’arcata di ingresso della porta castellana. Tali resti sono stati recentemente restaurati con un intervento conservativo e possono essere annoverati tra i luoghi di interesse storico e architettonico del paese.
                Recentissimamente il Comune di Montegranaro, avendo la necessità di illuminare la parte retrostante con un faro, ha fatto passare il cavo di alimentazione di quest’ultimo per mezzo di una canalina in rame posta molto in vista al centro della costruzione, creando un effetto estetico molto discutibile e, a nostro avviso, poco rispettoso dell’architettura e della storicità del bene.
                Inoltre la vecchia porta in legno è stata sostituita con un uscio in ferro, per di più arrugginito, con saldature a vista e assolutamente non integrato con il resto del complesso.
                Pertanto siamo, con la presente, a richiedere che si prenda in esame la situazione, anche con l’ausilio dell’allegata documentazione fotografica, e che, qualora si ravvisasse che tali interventi non siano rispettosi del valore del sito, si prendano gli opportuni provvedimenti.

Ora si spera che l’ente preposto al controllo e alla salvaguardia del nostro patrimonio culturale riesca a mettere rimedio a questa situazione incredibile.

Luca Craia

martedì 2 dicembre 2014

Apre la Basilica Imperiale di Santa Croce al Chienti. Alla chetichella.



Mercoledì 3 dicembre sarà una data storica, quella in cui una battaglia per la cultura e per il recupero di uno dei beni più preziosi del nostro territorio vedrà una vittoria fondamentale. Infatti, apre i cancelli, dopo anni di oblio e abbandono, la magnifica Basilica Imperiale di Santa Croce al Chienti, bene di inestimabile valore da troppo tempo sottratto alla fruizione del pubblico. La chiesa romanica, dopo aver subito negli ultimi secoli ogni sorta di sfregio fino a divenire un magazzino agricolo, era stata restaurata con fondi della Soprintendenza ai Beni Culturali per poi rimanere chiusa al pubblico. Da lì è stata ingaggiata una lunga e complessa battaglia per indurre il proprietario ad aprire i cancelli rispettando le leggi e gli accordi, battaglia condotta con convinzione dall’Associazione Santa Croce che oggi ha ben ragione di gioire.
Gioiscono ma moderatamente gli amici dell’Associazione, perché, a quanto pare, l’apertura del sito non prevede alcun tipo di servizio: non ci saranno visite guidate né accompagnatori. Sembra, infatti, che si potrà ammirare lo splendore della basilica ma procurandosi le informazioni con i propri mezzi. Il proprietario non ha consultato nessuno, men che meno quelli dell’Associazione Santa Croce che, pure, avrebbero potuto garantire un servizio di guida gratuito e di ottimo livello. Magari ci si arriverà col tempo.
Intanto approfittiamo il 3 dicembre. L’apertura è prevista per le 15.30 e le porte resteranno aperte fino alle 18,30. Così sarà per ogni terzo mercoledì del mese, giorno e orari non proprio comodissimi ma, intanto, accontentiamoci in attesa e nella speranza che si migliori.

Luca Craia