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domenica 20 dicembre 2015

L'arte pittorica e l'estro di Giulio Luberti in mostra.


Presso la sede dell'associazione Arte 2000, in piazza Mazzini, si è aperta ieri la mostra personale delle opere di un artista montegranarese la cui produzione, grande e diffusa nel tempo, è segno di grande creatività e sensibilità. Giulio Luberti, che nella vita è sempre stato, fino alla pensione, un artigiano calzaturiero, ha sempre dipinto, fin da giovane età. Ha iniziato con copie di grandi opere e affinando in questo modo le sue capacità figurative. Col tempo, però, ha messo a punto delle tecniche proprie assolutamente interessanti e originali. 
In questa mostra Luberti espone solo una parte delle sue creazioni, quelle realizzate con una tecnica molto particolare che prevede l'utilizzo di quello che è un materiale che solo un artigiano delle scarpe potrebbe pensare di riutilizzare artisticamente: il mastice per le suole. Questo prodotto viene utilizzato per incollare le suole alle scarpe, spalmandolo col pennello sui fondi delle calzature. Giulio racconta che ad effettuare questa operazione era il suo socio che utilizzava un cartone ondulato su cui appoggiare le suole da incollare. La parte di mastice che andava a sporcare il cartone formava, col tempo, una pellicola piuttosto spessa. La trovata di Luberti è stata di staccarla da cartone e utilizzarla come materiale per realizzare figure assolutamente uniche e originali.
È bello parlare col Luberti e sentire la passione che mette il quello che fa, nello spiegare la sua arte e la sua tecnica. Un artista eclettico ma molto legato alla sua terra e alla sua attività umana, che con le sue realizzazioni ha vinto diversi premi e ottenuto numerosi riconoscimenti. La mostra è aperta durante tutte le Feste. Da non perdere. 

Luca Craia

giovedì 18 dicembre 2014

GIUSEPPE CAPUANA, DALLA PITTURA ALLA MUSICA PER ARRIVARE DRITTO AL CUORE – di Anna Lisa Minutillo



Continua il mio viaggio alla ‘scoperta’ e proposta di creativi che cercano con la loro arte e con i loro doni di arricchire la nostra permanenza su questa terra rendendola sicuramente più colorata e ricca di sfumature differenti.

Forse non arriveranno a tutti ma ci proviamo a rendere questo nostro viaggio migliore e a dedicare un po’ del nostro tempo a chi rende migliore il nostro.

Giuseppe Capuana mi ha sorpresa per il suo essere una persona semplice ma eclettica,una persona che arriva dritta, oltre che all’orecchio che lo ascolta, al cuore e questa cosa mi è piaciuta molto.
Si racconta in queste battute Giuseppe, mi racconta della sua nascita, del suo percorso interiore, delle sue scelte di vita e dei suo incontri, delle persone che hanno in qualche modo influenzato il suo cammino, della sua pausa di riflessione durata due anni dove sicuramente è maturato e ha avuto modo di sensibilizzare maggiormente la sua anima e il suo sentire, dei suoi gusti musicali e lo ascolto appuntando e fermando questo racconto che ora condivido con voi.

Ecco a voi le sue parole:

«Sono nato a Milano il 16 gennaio 1976, ho origini interamente siciliane (penso di non aver nessun parente che non provenga dalla Sicilia) e vivo in Toscana da ormai sette anni. Dal 2000 al 2006 seguo i corsi di discipline pittoriche come allievo del maestro Alberto Venditti alla Scuola d’arte applicata del Castello Sforzesco di Milano, dove curo molto l’uso del segno e della figura, avvicinandomi così alla pittura espressionista dei grandi artisti austriaci dell’800. Nel 2007 vengo premiato come miglior allievo nell’ambito di una cerimonia patrocinata dal Comune di Milano. Intanto già dal 2005, parallelamente agli studi, apro il mio laboratorio di pittura: Lab23mq dove curo alcune mostre collettive e personali. Agli inizi del 2008 mi trasferisco in Toscana, dove mi sposo e divento papà di un bambino di nome Mattia. Continuo a dipingere ancora per un paio di anni, la mia ultima mostra risale al 2009 presso il museo BeGo di Castelfiorentino, dove le mie opere rivisitano in chiave moderna gli affreschi di Benozzo Gozzoli. Inizia nel 2010 un periodo di ‘silenzio artistico’ che dura due anni nei quali mi accorgo che esistono confini di comunicazione difficili da oltrepassare con il solo uso del segno. Adotto così altre forme di espressione, mi avvicino all’uso della penna, della voce e della melodia, e mi accorgo che la musica è la strada giusta per ritornare a comunicare. In quel periodo scrivo molto, trasformo pensieri e parole in melodia aiutandomi con la chitarra, uno strumento che non suono come un musicista, ma che ‘uso’ per costruire la linea melodica delle canzoni. Ho sempre ascoltato i grandi cantautori italiani, da De Andrè a Tricarico, a Giovanni Lindo Ferretti, Niccolò Fabi, Bersani, Fossati, De Gregori ecc… e quindi è molto probabile che i loro stili abbiano in qualche modo influenzato le mie sonorità. Alla fine nasco ora come cantautore e come i bambini emulano il comportamento dei genitori io forse lo sto facendo con la musica che sento più vicina a me. All’inizio di questo percorso non ho pensato di concepire nessun progetto, i brani che ho scritto sono nati più da un ‘bisogno’ di ritornare a comunicare. 

Ho usato la musica quasi come terapia per uscire da un periodo di ‘silenzio artistico’. È nato tutto un po’ alla volta, pezzo per pezzo, in tempi e luoghi molto diversi tra di loro… Poi un giorno ho deciso di registrare le tracce delle mie canzoni, con il solo fine di non perderle con il tempo, non godo di un’ottima memoria. Mi sono recato alla Music Tribe, un centro musicale polifunzionale a Poggibonsi (Siena) e ho incontrato Giulio Iozzi che ascoltando i pezzi ne è rimasto colpito e mi ha proposto di arrangiarne qualcuno. Io ho accettato volentieri e da lì è iniziato insieme un ‘viaggio’ che ci ha portato a produrre un album di 15 pezzi intitolato Sangue di Giuda uscito lo scorso 7 Novembre. I brani, a parte due, sono nati tutti dalla mia penna e vestono tutti sonorità ‘popolari’, ma comunque molto diversi tra di loro. I Temi che affronto sono tanti, personali e sociali, legati comunque tra di loro da sfumature di vita quotidiana che appartengono a tutti».

Ciò che mi piace di questo raccontarsi è la semplicità con cui Giuseppe Capuana fa giungere a me il suo vivere e percepire le sensazioni rendendo tutto semplice con il buongusto di un buon bicchiere di vino che scalda il cuore e insaporisce il palato di note e di emozioni.

Tengo per ultima solo una domanda relativa alle aspettative future e a ciò che vorrebbe realizzare Giuseppe e anche questa risposta semplice e di grande effetto mi colpisce molto soprattutto il fatto che con i suoi ricordi non giudicanti si evince la discrezione e il grande rispetto per le vite altrui e la considerazione delle persone come tali e non come adulatori qualunque.

«Mi piacerebbe che le mie canzoni venissero percepite con leggerezza anche quando affronto tematiche importanti come nel caso del brano 20-07-2001… che aiutino a ricordare e non a giudicare».

Questo è il video di Giuseppe Capuana relativo al brano che dà il titolo al suo album:

 

Un brano dalla sonorità particolare, dalle parole che si susseguono leggere quando leggere non lo sono affatto… per me una piacevole scoperta questa giovane promessa musicale che ringrazio per questa intervista che mi ha concesso e al quale auguro di continuare a far danzare le emozioni sempre così elegantemente come solo lui riesce a fare.

Grazie a chi ha dedicato la sua attenzione a Giuseppe e anche a me che ne ho scritto.