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mercoledì 23 luglio 2014

Acqua salata nei polmoni



Com’è salata quest’acqua che sto respirando, mi fa bruciare i polmoni più dell’aria calda del Sahara, più della sabbia che ho mangiato per arrivare fino al mare. Mia madre non ci voleva salire sul barcone, diceva che eravamo troppi, che era pericoloso, che non poteva rischiare di fare annegare me e i miei fratelli. Ma mio padre ha detto che aveva speso tutti i nostri soldi per quel viaggio, che non potevamo più tornare indietro, che non avevamo più niente e che il nostro futuro era in quel bel Paese di là del mare.
Eravamo pigiati come sardine, come le noci di cocco in una cassetta del mercato. Neanche lo spazio per pisciare, la puzza toglieva il respiro. Sudore, grida, lamenti. Gente che piangeva, bambini più piccoli di me che piangevano, madri che piangevano. Mio padre piangeva, forse aveva cambiato idea, forse voleva tornare indietro. Ma ormai intorno c’era solo il blu del mare.
I signori che hanno preso i nostri soldi per farci fare il viaggio ci trattavano male. Il pilota della barca fumava il sigaro e bestemmiava in francese, almeno credo che fosse francese. Poi la barca si è inclinata e sono caduto. Qualcosa mi ha colpito alla testa mentre cadevo e non ho visto più niente. Ora ho riaperto gli occhi e intorno è tutto blu scuro. Ora i miei polmoni bruciano, non ho la forza per nuotare, i miei occhi si chiudono, mi sa che aveva ragione mia madre a non voler salire sulla barca, mi sa che non ci arriverò mai in quel bel Paese di là del mare.