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mercoledì 13 aprile 2016

La stampa nell’era degli Istituti Luce de noatri



È da tempo che manifesto perplessità e preoccupazione circa il comportamento di una larga parte della stampa locale che, se vogliamo, in definitiva ricalca quello nazionale. È un comportamento, per quanto legittimo, censurabile da un punto di vista morale e deontologico perché manca quasi totalmente la parte critica, l’indagine, l’analisi. Assistiamo molto, troppo spesso a pubblicazioni di comunicati o a articoli decisamente ossequiosi nei confronti di chi detiene il potere ai vari livelli. Difficilmente troviamo articoli critici, quasi mai inchieste che possano in qualche modo creare qualche tipo di difficoltà a chi amministra o governa.
In genere si tratta di poco più che parafrasi di comunicati ufficiali o, comunque, di elaborati probabilmente concordati o, comunque, studiati appositamente per favorire e mai urtare. Quando poi accade che gli addetti stampa di enti pubblici e i giornalisti che scrivono sulle testate coincidono si rischia il corto circuito. Si rischia, per esempio, che le comunicazioni o anche soltanto le posizioni delle opposizioni non trovino spazio sui giornali. SI rischia che l’informazione sia incompleta, parziale e di parte. Soprattutto si rischia che la democrazia se ne vada a farsi benedire con la buona compagnia della pluralità e dell’onestà intellettuale. Mala tempora currunt.

Luca Craia

mercoledì 9 marzo 2016

La stampa di regime e la lista dei cattivi



Chi mi legge sa che sono abituato a parlare fuori dai denti, a dire le cose che penso senza mezze misure. Così vorrei togliermi un sassolino dalla scarpa, perché questa cosa mi dà fastidio, anche se non è che non ci dorma la notte. Il fastidio non è tanto dato dal fatto che, una volta finito sulla lista dei cattivi, non si vada più sul giornale: non ci tengo, non mi serve, non ho di queste velleità e il mio blog fa numeri sufficienti per far conoscere quello che voglio far conoscere a chi voglio che lo conosca, anche se, non nascondo, talvolta apparire sul giornale potrebbe essere di aiuto. Il fastidio è dato dalla sensazione piuttosto spiacevole di mancanza di democrazia.
Vado al punto: le iniziative culturali delle associazioni finiscono sul giornale solo quando sono organizzate dalle associazioni “buone”. Quelle cattive è come se non esistessero. Arkeo ha fatto due mesi sfavillanti, da gennaio alla scorsa domenica, portando la cultura di alto livello a Montegranaro, portando un sacco di gente a Montegranaro, portando Montegranaro in giro per il territorio a dimostrare che siamo un paese culturalmente vivace. Di tutto questo mai una riga sulla stampa “di regime”, né quella cartacea né quella online. C’è un giornale che fa eccezione ma per il resto il vuoto assoluto.
Mi si potrebbe obiettare che non facciamo comunicati. Vero. Non è nostro costume farne, a meno che non sia indispensabile. Ma ogni iniziativa è ampliamente pubblicizzata e ogni volta ne scrivo sul blog, blog dove gli stessi giornalisti spesso attingono a notizie, informazione e “ispirazione”. Però, quando si tratta di parlare di Arkeo, non notano la cosa. Chissà come mai.
Chiariamo il punto: il problema non è mio né di Arkeo. Senza l’aiuto dei giornali di regime riusciamo a portare centinaia di persone alle nostre iniziative per cui amen. Il problema, però, se lo dovrebbero porre i giornalisti stessi, perché non ci fanno una bella figura, professionalmente parlando. E se lo dovrebbe porre anche la politica perché, amici miei, qua la democrazia è soltanto un lontano ricordo e se uno finisce nell’elenco degli sgraditi ai potenti, o si arrangia da solo come faccio io o viene condannato alla morte nella comunicazione. E non è una bella cosa.

Luca Craia

mercoledì 3 febbraio 2016

Missione impossibile: operazione simpatia e ministeri dell’informazione



È tipico di ogni totalitarismo che si rispetti gestire e manipolare a proprio piacimento l’informazione. Lo abbiamo visto fare nell’Unione Sovietica, lo abbiamo visto fare nelle repubbliche comuniste di tutto il mondo, lo abbiamo visto fare nelle dittature fasciste del sud America, lo vediamo fare da Renzi. Non esiste al mondo una dittatura che non abbia un ministero dell’informazione e che controlli scrupolosamente cosa arriva e cosa non arriva al popolo; così come, allo stesso modo, viene curata la comunicazione, che va sempre ben calibrata e studiata nei minimi dettagli, ed esistono specialisti in grado di gestire al meglio questo fondamentale aspetto del governo totalitarista, senza il quale non si reggerebbe.
A Montegranaro, nel nostro piccolo, abbiamo un governo oligarchico di tipo dittatoriale. È vero che è stato eletto democraticamente, ma governa con una maggioranza risicatissima in Consiglio Comunale e, cosa più importante, rappresenta un’esigua minoranza di cittadinanza. Questo era già evidente dopo le elezioni, con il dato delle stesse che parlava di una vittoria con una maggioranza relativa di voti di poco superiore al 30%, che già allora mandava al governo del paese uno schieramento che rappresentava un terzo dell’elettorato. Col tempo, poi, questo consenso si è andato sempre più assottigliando tanto che oggi possiamo pensare a un governo che rappresenta davvero una piccola oligarchia e qualche lobby.
Hanno cercato fin da subito, i nostri amministratori, di impostare la comunicazione e l’informazione con canali istituzionali. Qualcuno mi riferì all’epoca che si prefiggevano lo scopo di annientare L’Ape Ronza e soppiantarla con la pagina Facebook del Comune. L’operazione, come si vede, non è riuscita, così come non è riuscita l’idea di gestire le segnalazioni dei cittadini, idea fallita dopo poche settimane. Per il resto la comunicazione è stata una Waterloo per Sindachessa e compagni (e camerati), con punte di assurdità e incompetenza assolute alle quali abbiamo assistito, non senza divertimento, soprattutto grazie a Vicesindaco. Ma anche la Sindachessa, con le sue esplosioni di bile sui giornali, ci ha dato materiale per scrivere e pensare.
Ora, dopo quasi due anni di disastri comunicativi, finalmente il governo oligarchico di Montegranaro capisce che deve fare della comunicazione un suo punto forte. Parte l’operazione “simpatia”, parola che, accostata ai nomi di Ediana Mancini, Endrio Ubaldi e Aronne Perugini, diventa un ossimoro e la missione pare impossibile. Intanto, però, si è azzittito il vicesindaco, e non è cosa da poco (anche se triste, visto quanto ci ha fatto divertire fino a ieri). La Sindachessa ancora parla sui giornali sputando un po’ di veleno ma andrà a sciamare. Infatti è in arrivo l’addetto alla comunicazione, il ministro con portafoglio dell’informazione della Repubblica (poco) democratica montegranarese. Sarà un professionista a gestire le esternazioni della giunta Mancini.
Niente più post al vetriolo cancellati dai bambini, niente più sentenze di condanna sui giornali, niente più inviti alla pugna. Si passa a un’informazione calibrata e studiata scientificamente per far recuperare il recuperabile all’amministrazione comunale più antipatica della storia. Tutto questo ancora non si sa da chi sarà pagato, visto che non c’è traccia di bandi o delibere di sorta. Vedremo. Intanto auguri a questo Tom Cruise de noandri e alla sua missione impossibile.

Luca Craia