Visualizzazione post con etichetta potere. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta potere. Mostra tutti i post

mercoledì 13 aprile 2016

La stampa nell’era degli Istituti Luce de noatri



È da tempo che manifesto perplessità e preoccupazione circa il comportamento di una larga parte della stampa locale che, se vogliamo, in definitiva ricalca quello nazionale. È un comportamento, per quanto legittimo, censurabile da un punto di vista morale e deontologico perché manca quasi totalmente la parte critica, l’indagine, l’analisi. Assistiamo molto, troppo spesso a pubblicazioni di comunicati o a articoli decisamente ossequiosi nei confronti di chi detiene il potere ai vari livelli. Difficilmente troviamo articoli critici, quasi mai inchieste che possano in qualche modo creare qualche tipo di difficoltà a chi amministra o governa.
In genere si tratta di poco più che parafrasi di comunicati ufficiali o, comunque, di elaborati probabilmente concordati o, comunque, studiati appositamente per favorire e mai urtare. Quando poi accade che gli addetti stampa di enti pubblici e i giornalisti che scrivono sulle testate coincidono si rischia il corto circuito. Si rischia, per esempio, che le comunicazioni o anche soltanto le posizioni delle opposizioni non trovino spazio sui giornali. SI rischia che l’informazione sia incompleta, parziale e di parte. Soprattutto si rischia che la democrazia se ne vada a farsi benedire con la buona compagnia della pluralità e dell’onestà intellettuale. Mala tempora currunt.

Luca Craia

domenica 24 maggio 2015

Ricordare Falcone combattendo il potere mafioso



Ne scrivo oggi a ragion veduta, perché ieri sarebbe stato davvero stucchevole. Ho assistito, come ogni anno, alla celebrazione della figura di Giovanni Falcone, cosa buona e giusta, alla quale quest’anno però non ho voluto partecipare. Il motivo è semplice: non credo che mettere una foto di Falcone serva a qualcosa se poi, ogni giorno, avallo il potere che il magistrato combatteva, per combattere il quale ha perso la vita. Falcone e Borsellino vanno celebrati, certamente, ma il loro esempio va seguito, ognuno nel nostro piccolo, ogni giorno, non chinando il capo di fronte al potere ma imponendo la sovranità di un popolo che oggi è sempre più prono, umiliato, esautorato.
Falcone è stato ucciso quando il vecchio sistema politico italiano stava crollando. Tangentopoli smantellava la prima repubblica e tutte le sue connessioni con il malaffare, così la mafia cambiò strategia: eliminò il vertice di quel movimento culturale che la minacciava e mutò il modus operandi fino ad allora sanguinario. Per riuscire in questo, però, era necessario inserire nello Stato il proprio controllo. Se prima era sufficiente avere dei politici asserviti, ora occorreva entrarci in maniera diretta. Ecco l’avvento di Berlusconi.
Non voglio trattare un argomento trito e ritrito, ma voglio riassumere in poche righe quello che penso sia successo: Berlusconi, uomo controllato direttamente da cosa nostra, apre le porte dello Stato alla malavita organizzata. Dietro di lui si fa strada un nuovo sistema di potere dove anche l’opposizione viene ampliamente controllata e svolge il proprio ruolo in maniera blanda, concentrandosi su sciocchezze come bunga bunga e vizietti sessuale la propria azione piuttosto che agire sulle malefatte del governo. Così anche quando la stessa opposizione passa a governare poco cambia. In sostanza si è giocato, si è fatto finta, si è fatto del wrestling politico.
E arriviamo a oggi: oggi non c’è un governo eletto, c’è un parlamento incostituzionale, c’è un’opposizione ridicola e si approva una legge elettorale che condanna l’Italia a essere governata in futuro da governi eletti con un sistema contrario ad ogni forma di rappresentatività e minoritari rispetto al popolo. In tutto questo il vantaggio è che la mafia non ha più bisogno di ammazzare nessuno per controllare il potere.

Luca Craia