Visualizzazione post con etichetta freddo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta freddo. Mostra tutti i post

venerdì 13 gennaio 2017

Le stalle? Fatevele da soli. Dove vive Sciapichetti?



Viene da chiedersi se l’assessore alla Protezione Civile della Regione Marche, Angelo Sciapichetti, viva nelle Marche, in Italia o magari in America o, che so io, in Nicaragua. Viene da chiederselo perché il nostro assessore, ieri, dopo che sono uscite numerose notizie di bovini, ovini e suini morti di freddo nelle zone terremotate delle Marche a causa della mancanza di stalle, demolite dal terremoto, se ne esce tranquillamente ammettendo che, sì, c’è stato un problema di comunicazione. In effetti il problema c’è stato, ma non direi che si tratta di comunicazione malfunzionante, io punterei più il dito sulla testa e sul cuore di chi governa.
Angelo Sciapichetti
Sciapichetti, in sostanza, ci dice che le stalle potevano anche essere costruite in autonomia dagli allevatori dei Sibillini fin da subito, ottenendo in seguito il rimborso totale di quanto speso. La possibilità è data dalla stessa ordinanza in merito alla quale, però, “è mancata una comunicazione chiara e comprensibile”, ammette l’assessore. In effetti, come dargli torto? Come potevano pensare, gli allevatori dei Sibillini, che si potessero costruire le stalle in autonomia quando circolari della stessa Regione Marche vietavano addirittura la costruzione di una semplice piccola casetta di legno? Si poteva fare di più? Certamente, tanto che la Coldiretti, già il 2 novembre, lanciava l’allarme per le stalle crollate e la sopravvivenza degli animali che sono essenza e vita per l’economia di quei luoghi.
E adesso che facciamo? Costruiamo le stalle in pieno inverno, con temperature che arrivano a -18°? O aspettiamo le fantomatiche tensostrutture che, secondo quanto ammette lo stesso assessore, saranno finite di consegnare, se va bene, in primavera inostrata. Le dichiarazioni di Sciapichetti lasciano sconcertati e testimoniano, ancora una volta, come questa classe politica sia distante anni luce dalla realtà e dalle reali necessità della popolazione. È come chiudere la stalla quando i buoi sono usciti ma, purtroppo, i buoi intanto sono morti e la stalla non possiamo chiuderla perché proprio non c’è. Complimenti.

Luca Craia

martedì 10 gennaio 2017

Gli irriducibili di Visso e le loro speranze



Sono rimasti in venticinque a Visso. Li chiamano “gli Irriducibili” e lo sono davvero. Ci sono allevatori, ma ci sono anche operai e impiegati che lavorano in zona e le cui attività ancora sono aperte, commercianti e semplici cittadini, come Christian, che ha deciso di restare nonostante le difficoltà perché vuole essere presente ogni minuto per non far morire la sua terra. È durissima, perché vivere in condizioni precarie, senza i comfort che diamo per scontati ma che lì sono venuti quasi tutti meno, con temperature che vanno dalle massime a -3/4 gradi a minime che arrivano a -17° è da temerari. Però ci stanno provando.
“Non vogliamo abbandonare la terra dove siamo nati ,siamo cresciuti e dove abbiamo ricordi” dice Christian, “ogni angolo del nostro paese per noi è importante, in ogni angolo del paese abbiamo un ricordo”. Ci vuole un grande amore per pensarla come lui, ma è proprio di amore che hanno bisogno Visso, Castel Sant’Angelo, Ussita, Castelluccio e tutte le frazioni dei Sibillini, per rinascere. Ci stanno provando, gli Irriducibili. Per ora hanno riaperto un negozio di telefonia, una tabaccheria, un negozio di alimentari, un bar, una gioielleria, un forno e un ferramenta. È un modo per non far morire il paese, magari comprando un container a proprie spese e mettendoci provvisoriamente l’attività, in attesa che lo Stato faccia il suo dovere. Chi aveva un’impresa è riuscito in molti casi a recuperare quasi tutto il materiale e conta di riaprire quanto prima, altri stanno producendo appoggiandosi in locali di amici, per il momento lontani da Visso ma con l’idea di ritornare.
Sono preoccupati, a Visso, perché il tempo passa e vedono pochi interventi. Ma, nello stesso tempo, sono speranzosi. “Per poter far rinascere il paese c'è bisogno di attività, di scuole e di popolazione” dice Christian, e pare che ci siano garanzie che, entro maggio si darà una sistemazione, per quanto provvisoria, a privati e attività. Intanto, però, è fondamentale la riapertura della Statale della Valnerina, altrimenti l’intera zona rischia di rimanere isolata. Hanno raccolto delle firme in una petizione per chiedere con forza che si intervenga sulla strada ma, al momento, è tutto fermo.
Anche nei paesi limitrofi, che sono interamente zona rossa, come Ussita e Castel Sant’Angelo, dove al momento resistono una decina di persone per ogni municipio, stanno cercando di tenere duro, di non abbandonare quelle terre magnifiche, di essere pronti a farle risorgere. Ma non possono farlo da soli, serve l’aiuto dello Stato e serve la solidarietà degli Italiani. Sono arrivati tanti aiuti da privati e associazioni, persino una casetta di legno, un forno, dei fusti con del gasolio. Gli Italiani sono fortissimi quando si tratta di essere solidali, anche con le solite polemiche e strumentalizzazioni.
Gli irriducibili, intanto, sono lì che cercano di mantenere viva la loro terra, la loro Visso. Lo fanno anche per noi, perché quello è un nostro patrimonio che non possiamo e non dobbiamo perdere.
                                                                
Luca Craia

La Steat e l’incredibile notizia che in inverno fa freddo



E già, il freddo in inverno è un evento imprevedibile, per cui se un meccanismo si inceppa perché fa freddo, tutto sommato, ci può stare. Anche se questo meccanismo inceppato fa viaggiare i ragazzi su un pullman a porte aperte e fuori, appunto, il freddo, talmente freddo da bloccare la porta. Anche se questo meccanismo inceppato mette a repentaglio le loro vite facendo viaggiare un pullman a porte aperte come fosse una giostra da luna park.
L’affermazione della Steat, pubblicata stamattina su Il Resto Del Carlino in risposta a quanto pubblicato ieri su L’Ape Ronza (che naturalmente si evita con cura di citare, non sia mai - leggi l'articolo) mi ha lasciato stupefatto, anche se c’era da aspettarsela: è la classica risposta della Steat. In sostanza si dice che il meccanismo della porta si è bloccato perché faceva troppo freddo. Beh, a dire il vero era freddo ma non queste temperature polari. Voglio dire: se a - 5° il meccanismo della porta si blocca, se si va a -15°, come accade in montagna, dove camminano le stesse corriere, che potrebbe mai succedere? SI smonta direttamente la porta?
Allora capiamoci: credo che col trasporto pubblico ci si stiano prendendo troppe libertà. Prima la libertà di far pagare quanto ci pare (a Montegranaro si paga più del dovuto, è stato riconosciuto, c'è stata un'interrogazione e una mozione di Marzia Malaigia, ma non si è posto ancora riparo con la santa benedizione del famoso assessore regionale Sciapichetti); poi la libertà di mandare in giro la gente, nella fattispecie i ragazzi che vanno a scuola, correndo rischi e prendendo freddo. Se un pullman si rompe in maniera grave, e una porta che non si chiude è una rottura grave, va fermato, non può viaggiare, deve arrivare un altro pullman e sostituirlo. E se i ragazzi arrivano a scuola con ritardo, pace. Semmai la Steat paga i danni. Ma dire che una porta che non si chiude per il freddo è normale, scusatemi, suona un po’ da presa per i fondelli.

Luca Craia