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venerdì 15 gennaio 2016

Jemo a fa du vasche derete le mure



Ve le ricordate le estati di tanti anni fa, negli anni ’80, con i giardini di viale Gramsci nuovi nuovi? C’era tutto il paese a passeggio per quei viali, tutte le sere che ha fatto Iddio. Le panchine stracolme di ragazzi, seduti in doppia fila sulla spalliera e sulla seduta. E le guardie che si arrabbiavano ma non ci facevano niente. Si cominciava già dalle sei e mezzo o sette del pomeriggio a ritrovarsi dietro le mura, prima era improponibile perché il sole ci picchiava da ore e potevi cuocere un uovo sul selciato. Ma la sera arrivava la brezza da Civitanova e tutta Montegranaro andava a godersi il fresco, i ragazzi a vedere le ragazze passeggiare, le ragazze a farsi ammirare, gli adulti a fare lo struscio o, come si diceva allora, a farsi qualche vasca avanti e indietro.
Ci si incontrava, si chiacchierava, si prendeva il gelato seduti davanti a Tropical (incredibile ma vero, c’erano persino i tavoli fuori e si sacrificavano posti auto per metterli) o, nel pomeriggio, la pizza da Don Pepe, la pizzeria di Peppe Testatonda. Il fine settimana d’estate si chiudeva la corsia di marcia per le auto più vicina ai giardini e tutta la strada si riempiva di gente. In agosto era così tutti i giorni. Era il luogo di ritrovo dei Montegranaresi. Poi le cose sono cambiate.
La strada non è stata più chiusa. La gente ha cominciato a uscire e andare altrove. Le vasche dietro le mura sono rimaste vuote. Persino i pesci se ne sono andati dalle fontane. Ritornare a quei tempi? Si può, ma non servono nuovi marciapiedi, nuove aiuole, nuove panchine. Serve ricreare lo spirito di coesione e comunità che c’era allora. Serve far vivere Montegranaro non come la cornice per il passeggio ma serve il paese, inteso come organismo vivo e pulsante. È questo quello che abbiamo perso e che dobbiamo recuperare.

Luca Craia

domenica 28 dicembre 2014

Presepe Vivente. Prova di Comunità. Montegranaro può essere un cuore solo.



Non sono a conoscenza dei dati di affluenza, non ho ancora parlato con Mauro Lucentini, il deus ex machina di questa splendida manifestazione che è stata il Presepe Vivente che in questo momento starà meritatamente riposando dopo giorni di impegno costante e intenso che ha prodotto un grande risultato. Però mi sento di dire che il nostro Presepe è stato un successo. Gente ce n’era, tanta, l’abbiamo vista in fila fuori da Porta Marina per entrare, l’abbiamo vista in giro per il nostro centro storico. Quella stessa gente era visibilmente contenta, soddisfatta, forse (azzardo) estasiata dall’atmosfera che siamo riusciti a creare. Ma il successo non è questo, secondo me.
Il successo è la prova di comunità. Cinquecento e passa Montegranaresi hanno lavorato gomito a gomito realizzando un progetto comune. Cinquecento e passa Montegranaresi, che sì e no si conoscevano e forse, domani, si conosceranno e riconosceranno, hanno subito le intemperie, si sono acciaccati le dita col martello, si sono spaccati la schiena, si sono messi in gioco vestendo costumi inconsueti per realizzare qualcosa insieme, un qualcosa che ha un valore assoluto e che supera le separazioni che viviamo quotidianamente.
Montegranaro è stata unita, sono spariti, come per incanto, come per la fantomatica magia del Natale, i dissapori, le antiche schermaglie, le divergenze. È sparita la politica, la distanza economica, l’ideologia. Ho visto con i miei occhi la gente di Montegranaro lavorare per Montegranaro. Solo per Montegranaro. Non per se stessa ma per la Comunità. Ho visto una prova di insieme assolutamente unica, un solo cuore battere all’unisono. Non voglio esagerare ma ho visto un miracolo.
Forse domani le crepe si manifesteranno di nuovo. Certamente i nostri problemi non sono stati risolti oggi. Ma, se saremo capaci di far tesoro di questa esperienza, potremo voltare una pagina importante per la nostra città. Potremo, domani e dopodomani, farci partecipi delle difficoltà collettive, potremo vedere i problemi del singolo come problemi comuni, potremo pensare come una sola, unica, indivisibile Comunità.
Forse (e continuo a usare il condizionale, per la paura di eccedere in ottimismo) tutto questo non accadrà domani, forse ci vorrà più tempo perché la ruggine è tanta e Montegranaro ha da tempo dimenticato cosa significhi essere Comunità. Ma la strada è quella giusta. Ci sono cinquecento persone che oggi hanno sperimentato quanto sia bello sentirsi uno e non credo che lo dimenticheranno facilmente. Allora forza: proviamo a cambiare Montegranaro da domani. Se un Montegranarese dice che ha un problema facciamolo nostro. Se a Montegranaro c’è qualcosa che non funziona (tante cose non funzionano) spendiamoci insieme per trovare una soluzione. Se a Montegranaro c’è qualcosa per cui gioire, gioiamo tutti insieme, perché una Comunità ha un cuore solo e tante menti. L’unione delle menti pensanti e positive fa la salute del cuore della Comunità.

Luca Craia