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giovedì 15 ottobre 2015

Il fallimento social di Montegranaro Riparti



Erano partiti sparati, pronti a dare battaglia e a prendersi la rete a colpi di comunicati, filmati, rapporti diretti col cittadino. In poco più di un anno dobbiamo registrare la debacle totale dello schieramento che governa Montegranaro sulla linea della comunicazione tramite web. Eppure ci avevano puntato davvero, spinti dall’entusiasmo del giovane assessore Basso (quello alto) e supportati da una riscoperta passione per il social network da parte del vicesindaco. Poi la resa. Va anche detto che, se una parte dell’alleanza accelerava per la comunicazione di nuovo tipo, c’era anche una parte che frenava a dir poco: Perugini ha un profilo Facebook ma non lo usa quasi mai (e quelle poche volte che lo usa farebbe meglio a non farlo), Beverati si è sempre detto scettico, non scrive niente su Facebook e si limita a farsi gli affari degli altri girando per i profili altrui. La Sindachessa su Facebook non c’è proprio, ben rappresentata, però, dal Principe Consorte che ne ha fatto largo uso per poi disintossicarsi (grazie a Dio) in tempi più recenti.
Chi non ricorda la dichiarazione di intenti tramite filmato postato su Youtube i primi giorni dopo l’insediamento? E chi dimentica l’uso e l’abuso di ashtag durante l’iniziativa “Puliamo il Monte”? La pagina ufficiale di Comune doveva essere una specie di speaking corner ma oggi è diventata il deserto del Gobi. Il sito web del Comune, in particolare la sezione segnalazioni, sulla quale si fece tanta propaganda, è miseramente fallita sommersa dalle tante lamentele dei cittadini.
Intanto il vicesindaco, dopo aver utilizzato Facebook per farci capire bene che pasta d’uomo sia, con profusione di insulti e improperi contro chi osasse criticare, oggi parla solo di pallone, di santi patroni e di pulmini gialli, a caccia di quei“like” dei quali, come sappiamo, è ghiotto. Probabilmente qualcuno gli ha fatto comprendere che, con la sua azione “social”, stava facendo un sacco di danni e così il buon Ubaldi si è ravveduto e ora fa il pio virtuale. Basso (quello alto) non utilizza la sua pagina per fare politica, sbagliando, secondo me, perché se fai politica o la fai o non la fai. A Perugini sono saltati i nervi un paio di volte e ora si è ritirato in un monastico silenzio, stesso silenzio che regna sul profilo di Beverati, un silenzio che non significa inattività: se scrivi qualcosa contro di loro lo sanno prima ancora che hai messo l’ultimo punto a capo.  Infine, il Principe Consorte, tace a fasi alterne, ma ha sempre spostato poco.
Eppure la comunicazione social dovrebbe essere molto curata al giorno d’oggi, specie da chi ha fatto dichiarazioni circa la partecipazione dei cittadini, l’ascolto, l’apertura. Parole. I fatti dimostrano che la partecipazione non c’è e che l’apertura ce la possiamo sognare. A prova di questo, appunto, l’uso (o il non uso) del mezzo di comunicazione più aperto e popolare che però ha un difetto: non ha filtri. Quindi le critiche non si possono nascondere. Da qui la resa di Montegranaro Riparti nel mondo dei social. Si torna alla politica di staliniana memoria.

Luca Craia

lunedì 11 maggio 2015

QUANTO VALE IL NOSTRO TEMPO? DI ANNA LISA MINUTILLO



Ogni giorno ci misuriamo con la tecnologia che ci rapisce con le sue mille applicazioni, con tutte le innovazioni e le espansioni della realtà a cui immancabilmente ci sottopone.
Molto bello avere a che fare con oggetti che ci mettono in contatto con il mondo, che ci fanno interagire e molte volte accorciano le distanze e sono anche indiscutibilmente utili ma esiste un ma... ci siamo interrogati qualche volta sulla quantità di tempo che ci viene “rubato” ?
E’ una sorta di complotto , forse veniamo privati del tempo in modo da non poter pensare, veniamo rapiti dalla tecnologia a scapito dei nostri liberi pensieri, ci ritroviamo tutti racchiusi in sistemi più grandi di noi che continuano a sfuggirci di mano, piccole marionette a cui vengono mossi i fili da qualche regista che nascosto ( e nemmeno molto)ci priva della nostra libertà di analisi, di sintesi, di pensiero e chi ancora ha il coraggio di ribellarsi a questo sistema preordinato viene visto in malo modo.
Sei out se non ti adegui, devi correre sempre e comunque, devi essere smart and easy, devi esprimerti con termini che poco ti appartengono perché devi dimostrare di avere la mente aperta senza pensare mai che in questo modo di voli della mente se ne riescono a compiere davvero pochi.
Ci si illude di conquistare tempo e libertà ma alla fine le cose non stanno propriamente in questo modo, si è persa la lentezza che non è sinonimo negativo ma che racchiude in se la cura per le cose che si fanno ma anche per le cose che si osservano e forse le cose non si osservano nemmeno più, una “sbirciata” veloce giusto per avere un accenno del contenuto, ma guai a porsi qualche domanda in più nell’era del chi meno sa meglio sta.
Si corre al punto di perdere il gusto nell’assaporare anche un semplice caffè, ci si sente persi quando non funziona whatsapp oppure quando non abbiamo a disposizione la presa di corrente per ricaricare il nostro ponte con il mondo, diventiamo irascibili e non ci fermiamo mai a pensare: cosa facevamo prima di tutta questa involuzione?
Siamo ancora capaci di ritagliarci un angolo di mondo solo per noi? Siamo capaci di chiedere ad una persona: ”come stai?  “Essendo realmente interessati a ricevere una risposta? Siamo capaci di fermare il mondo intorno a noi quando siamo avvolti in un abbraccio… ma soprattutto, riusciamo ancora a donarlo un abbraccio?
Domande di per se banali le mie e in un certo qual senso di alcuni di questi mezzi sono “vittima consapevole “anch’io anche se ho sempre cercato di non perdere mai il contatto con la realtà, lo spirito di osservazione, l’incanto che ancora un fiore colorato anche a Milano è in grado di donare.
Mi capita quotidianamente di scontrarmi con quanto siamo assorbiti dall’isolamento volontario, mi capita di vedere come ci comportiamo quando attendiamo un mezzo pubblico per non parlare di quando ci si sale sopra, ognuno perso nel nulla delle conoscenze virtuali, ognuno con un occhio allo schermo del cellulare e le orecchie in ascolto della telefonata che si svolge intanto che si chatta quasi come se il mondo si fermasse se in quel dato momento non riuscissimo a compiere queste operazioni.
E noi dove ci siamo persi? Non riusciamo ad andare oltre lo schermo siamo insicuri e non riusciamo nemmeno a troncare una relazione comunicando ciò che non proviamo più o semplicemente ciò che è cambiato in noi e pensare che occorrerebbe davvero così poco per lasciar parlare la mente ed il cuore.
Ci siamo dimenticati o sono riusciti a farci dimenticare la bellezza di alcuni piccoli momenti o di alcuni piccoli particolari, sono riusciti a renderci tutti uguali uniformati nel vestire, nell’espressione, silenziosi servitori della tecnologia a dispetto della qualità del nostro tempo.
Il tempo è il regalo più importante che possiamo fare alle persone ed è anche il regalo più importante che possiamo fare a noi stessi.
Impariamo a riprenderci le nostre coscienze e le nostre conoscenze ,non smettiamo di essere curiosi ed incuriositi dalla vita, non perdiamoci lo spettacolo che la vita ci offre e soprattutto non rendiamoci complici di un sistema che ci ha dimenticati dandoci l’illusione di poter governare tutto con un click.
Solleviamo gli occhi dagli schermi e ricominciamo ad ascoltare le nostre emozioni e le nostre sensazioni, ricominciamo a parlare con le persone, riscopriamo la magia di un alba o di un volto che si staglia a pochi centimetri da noi, non proviamo vergogna per avere ancora delle cose da dire, da condividere, da donare proviamola piuttosto per l’esserci dimenticati di noi esattamente come ci hanno portato a fare, indietro non si torna ma si può andare avanti mettendoci il cuore ed abbandonando i link precostruiti che parlano per noi usiamole queste meravigliose parole ed usiamola questa testa che abbiamo la grande fortuna di avere, lasciamo tracce di noi per arrivare agli altri, per tornare lentamente a sentirci vivi .

sabato 19 luglio 2014

La politica montegranarese incomunicante



Sono spariti tutti. Dopo il baccano elettorale, dopo urla mediatiche, botte mediatiche, lanci di accuse e suppellettili mediatiche ora, a due mesi dalle elezioni, il silenzio regna sovrano su Montegranaro, almeno su quella politica. Una sorta di riposo del guerriero, forse, dopo la battaglia elettorale, e ci potrebbe stare. Ma sta durando un po’ da troppo tempo e questo è preoccupante.
In verità la maggioranza ogni tanto parla, sui giornali e su internet, e forse farebbe meglio a tacere o, quantomeno, a studiare strategie di comunicazione un tantino più oculate. L’idea che da, infatti, è quella di un gruppo di persone nervose, timorose, poco inclini ad accettare serenamente una critica. Le risposte che si danno ai cittadini sono quasi sempre piccate, infastidite, come a voler dire “lasciateci lavorare”, e questo è giusto, ma ci sono modi e modi per dirlo e quello che viene utilizzato, sia da portavoce senza volto e senza firma della rete che dagli stessi amministratori (almeno quelli presenti sui social) è usualmente indispettito.
Del resto la comunicazione non è mai stata il cavallo di battaglia di questa coalizione, si era già visto in campagna elettorale. Hanno persino rischiato di perdere le elezioni per le lacune in questo campo, per la poca capacità di utilizzare al meglio la rete e i social. Credo che abbiano perso un bel po’ di voti proprio per questo motivo e, ciononostante, ancora non sembra vogliano porre rimedio, quasi in un atteggiamento che snobba le nuove forme di comunicazione.
Chi, invece, in campagna elettorale ha utilizzato molto bene (salvo qualche brutta caduta di stile) le risorse della rete è stata la compagine di Gastone Gismondi. Molto presente sui social, molto comunicativa a livello mediatico in ogni senso, molto inserita nel mondo dei giornali, la lista dell’ex sindaco ha lavorato benissimo fino al voto e poi… puff… è sparita. Non da segno di sé o quasi, il Sindaco alto, nè lo danno i suoi sodali che, pure, in passato imperversavano in rete con temibili scorribande, pronti a commentare ogni post, immortalati in ogni dove, sempre presenti e sempre attivi. Ora, se spagini le pagine Facebook di quelli che due mesi fa erano vulcani in eruzione, trovi post vecchi di settimane. L’idea è che non siano abituati a fare opposizione, che il ruolo gli sia nuovo e anche un po’ stretto.
Il sindaco Basso, invece, coi nuovi media non ha mai avuto grande dimestichezza, non li ha usati quasi per niente in campagna elettorale ed è naturale non trovarne più traccia ora che siede tristemente tra i banchi dell’opposizione. E sta facendo un’opposizione strana, sballata, disorientata, promettendo aiuti non richiesti, lanciando accuse, ancora e senza sosta, al suo ex pupillo Gismondi quasi come se non ci fosse una nuova maggioranza a governare. Fuori dal Consiglio Comunale, però, Basso non esiste.
Discorso a parte per il Movimento 5 Stelle, che sulla rete è nato e dalla rete trae linfa vitale. Anche qui, però, la comunicazione appare piuttosto languida, poco incisiva. I grillini nostrani sembrano più preoccupati, leggendo la loro pagina Facebook e il loro blog, delle vicende legate alla politica nazionale che a quelle locali. Eppure di cosine interessanti di cui occuparsi a Montegranaro ce ne sono, e il loro atteggiamento attendista, quasi a sostenere la giustificazione che la maggioranza sta utilizzando ormai da tempo, ossia quella del “dateci tempo che ci siamo appena insediati”, non è consono al movimento che siamo abituati a vedere ferocemente combattivo.
Fare opposizione è fondamentale per la vita della città. Fare un’opposizione attenta è imprescindibile ed è una grande responsabilità, importante quanto il governo stesso. In passato abbiamo visto fare opposizione solo sui banchi del Consiglio, esautorando la cittadinanza di ogni forma di controllo e partecipazione. Spero che il futuro veda una forte inversione di tendenza e che l’opposizione sia ruolo partecipato e attivo di tutti, anche in considerazione del fatto che chi ci governa, in realtà, è minoritario, non rappresentando nemmeno la metà dei cittadini. E la maggioranza degli elettori ha il diritto a essere rappresentata, chiamata in causa e, soprattutto, informata.

Luca Craia