giovedì 3 settembre 2020

Trasporto scolastico. Gismondi interviene sui voucher: penalizzazioni per le famiglie.


Comunicato integrale

L’abbonamento per il trasporto scolastico, per il periodo non goduto a causa del lockdown, come è noto doveva essere rimborsato agli utenti. Secondo la Commissione Europea, che ha emanato un’apposita circolare il 13/05/2020, tale rimborso deve avvenire tramite voucher spendibili per ulteriori servizi di trasporto. La stessa circolare stabilisce che tali voucher “devono essere protetti dall’insolvenza dell’emittente, con un periodo di validità minimo di 12 mesi, e devono essere rimborsabili entro un anno, se non riscattati. Questi devono anche fornire ai passeggeri una flessibilità sufficiente, consentendo ai passeggeri di viaggiare sulla stessa rotta alle stesse condizioni di servizio, oltre a poter essere trasferibili a un altro viaggiatore”.
Gli utenti che non hanno goduto dell’abbonamento annuale, quindi, possono richiedere all’azienda di trasporti il suddetto voucher. E qui nasce il problema, perché tale voucher, al contrario di quanto stabilito dalla Commissione Europea sulla trasferibilità del documento, secondo la Steat non è trasferibile se non nell’ambito dello stesso nucleo familiare, e questo va a danneggiare quelle famiglie che hanno il figlio intestatario dell’abbonamento che abbia terminato il proprio percorso di studi o che si trasferisca altrove per l’università e che non abbiano altri figli a cui trasferire il titolo. In questo caso, il valore del voucher rimane nelle casse dell’Azienda. Questa è una cosa estremamente iniqua. Per giustizia ed equità, infatti, le famiglie dovrebbero poter trasferire il proprio voucher a terzi, in modo da monetizzarne il valore e recuperare parte della spesa. In questo modo guadagna solo l’Azienda. Essendo poi stabilito dalla Commissione Europea che i voucher possano essere trasferibili, non essendo applicata questa normativa nella sua pienezza, non vorrei che l’Italia si trovasse a pagare qualche tipo di sanzione per perorare gli interessi delle aziende di trasporto.
Altra perplessità che sollevo circa il trasporto scolastico per l’anno in procinto di iniziare è relativa alle misure di distanziamento contro il covid: come ci si è organizzati con le corse? Ci sono mezzi sufficienti per assicurare il servizio a tutti gli studenti senza esporli a rischi? Oppure si fa leva solo sulla possibilità che le lezioni vengano differite in orari diversi in modo da poter servirle solo con i mezzi in essere?
Al momento dovrebbe essere assicurata la capienza sui mezzi per l’80% dei posti disponibili. A parte l’evidente contraddizione tra quanto accade sugli autobus e quello che succede a scuola, con mezzi comunque pieni e distanziamenti sostanzialmente azzerati in barba a ogni logica di sicurezza, mentre a scuola si cercano di imporre distanziamenti irrealizzabili e condizioni invivibili, mi pare lecito domandarsi se le aziende di trasporto saranno anche obbligate a sopperire a quel 20% di posti in meno sui mezzi aumentando il numero dei mezzi stessi. Se così non fosse ci sarebbe chiaramente un disservizio e un disagio a carico dell’utenza.
Il trasporto scolastico è un costo notevole per le famiglie, oltretutto molto provate economicamente in questo periodo di difficoltà generali. Il servizio ha un ruolo essenziale e deve essere prestato nella massima sicurezza e nel massimo rispetto delle regole. Spero che le aziende che effettuano i trasporti siano in grado di fugare ogni dubbio e di fornire all’utenza, costituita dai giovani che sono il nostro futuro, tutte le rassicurazioni necessarie affinchè si possa iniziare l’anno scolastico nel modo più tranquillo e sicuro per tutti.

Gastone Gismondi