venerdì 4 settembre 2020

Il governatore uscente Ceriscioli va a Roma a dire a Conte che deve fare col terremoto.


C’è andato pure Ceriscioli all’incontro voluto dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte con i governatori delle regioni terremotate. Per carità, istituzionalmente doveva andarci, ma la domanda che mi pongo è questa: siccome tra quindici giorni, Ceriscioli non sarà più governatore delle Marche, sia che vinca l’uno sia che vinca l’altro dei due contendenti, che avrà mai avuto da dirsi col Presidente del Consiglio, che ancora non si era detto? Tanto più che, il suo successore designato dal PD, Mangialardi, sembra che lo stia sconfessando su tutta la linea, sembra che, sempre secondo Mangialardi, Ceriscioli non ne abbia acchiappata una. E non possiamo non essere d’accordo. Quindi, a Roma, che c’è andato a fare?
Voi mi direte: l’ha invitato Conte, c’è andato per cortesia. Vero, ma allora, visto che c’era e, come si dice, non ha più nulla da perdere, visto che non è più in gioco e che, tra pochi giorni, andrà a occuparsi d’altro, sempre che, qualora vincesse Mangialardi, non abbia qualche buon posto per lui in un ente regionale, avrebbe potuto togliersi qualche sassolino, buttare le responsabilità addosso al Governo. E sì, perché pare che la colpa del nulla assoluto che riscontriamo nella ricostruzione non sia del governo regionale ma di quello centrale, almeno così dicono quelli del PD delle Marche. Poteva, Ceriscioli, spiegare a Conte dove ha sbagliato, rinfacciargli dove gli è stato impedito di operare. Invece si è limitato a proporre le solite cose: "semplificazione delle norme sulla ricostruzione sul modello del ponte di Genova, proroga della presentazione dei progetti per la ricostruzione leggera e il Cas, tempi più lunghi per gli strumenti di aiuto: almeno 10 anni di zona franca urbana". Ullalà che genialata. E se bastava così poco, perché non lo ha detto prima?
Comunque Conte ha detto che allungherà i tempi dell’ecobonus per l’area del crate, così i terremotati potranno fare il cappotto termico alle maceria. E pace.
(foto ANSA).

Luca Craia