giovedì 6 agosto 2020

Piccola riflessione sulla riduzione dei parlamentari.


A settembre, quasi certamente il Popolo Italiano o, quanto meno, quella piccola parte che si recherà alle urne, deciderà di ridurre consistentemente il numero dei parlamentari. Questo avverrà in virtù del fatto che, per i referendum costituzionali, non è previsto quorum, per cui anche se voteranno in tre, la maggioranza dei tre vincerà. E c’è da scommettere che la maggioranza voterà per la riduzione dei nostri rappresentanti. È una questione di propaganda, un po’ anche di astio, di desiderio di vendetta. Siamo tutti un po’ arrabbiati con la nostra classe politica e desideriamo in qualche modo fargli pagare il malgoverno che ci ha ridotti come siamo ridotti. La convinzione è che, riducendo il numero dei parlamentari, daremmo loro una bella lezione. Non è così.
Riducendo il numero dei parlamentari ridurremo la nostra rappresentanza democratica. Lo so che pare una stupidaggine parlare di rappresentanza democratica in Italia, però i Padri Costituenti a quella pensavano quando hanno stabilito il numero dei parlamentari che ci dovevano rappresentare, numero che, addirittura, in origine doveva adattarsi alla crescita della popolazione e che, quindi, oggi avrebbe dovuto essere maggiore di quello attuale.
 Il discorso della riduzione dei costi non tiene: la riduzione è ridicola, e non giustifica il danno che si fa alla democrazia. Se si fosse voluto ridurre i costi, sarebbe bastato dimezzare gli appannaggi, tra indennità e vitalizi. Si è preferito ridurre il numero dei parlamentari. Domandiamoci perché.
Riducendo il numero dei parlamentari, i partiti possono controllarli meglio. Già la rappresentatività democratica è seriamente compromessa dai listini bloccati, prerogativa della parte proporzionale del sistema elettorale. Cosa sono? Sono le liste sulle quale noi basiamo le nostre preferenze, liste decise dai partiti che decidono anche l’ordine dei candidati in lista. In base a questo ordine si viene eletti, condannando chi sta in coda a non esserlo, salvo exploit stupefacenti.
In questo modo non siamo noi a decidere chi viene eletto bensì gli stessi partiti. Idem dicasi per la parte maggioritaria, dove i collegi sono uninominali. Se riduciamo il numero dei parlamentari, riduciamo anche la nostra possibilità residua di scegliere, visto che ci troveremo a votare candidati che, come collegio, non rappresentano nemmeno il nostro territorio essendo i collegi giocoforza allargati per sopperire alla diminuzione del numero.
 Non so se sono stato sufficientemente chiaro, in ogni caso sarebbe bene informarsi, girando un po’ sul web, per capire i pro e i contro del referendum a cui siamo chiamati a votare. Io sono convinto che, passasse il sì come probabilmente accadrà, sarebbe un durissimo colpo per la nostra democrazia, un colpo che ci verrà ripagato coi quattro spiccioli che si risparmieranno, considerando, lo ripeto, che si sarebbe risparmiato di più riducendo i compensi. Ma quelli non si toccano.

Luca Craia