giovedì 16 aprile 2020

Sopralluogo in un calzaturificio cinese a M.S.Giusto. Nulla di regolare. C’è voluta l’epidemia.

Ed eccoli qua, i nostri amici cinesi a cui tanto siamo grati per gli aiuti ricevuti (ma anche per aver nascosto un virus che, nel frattempo, si è propagato in tutto il mondo facendo più danni di una guerra mondiale): arrivano i controlli in una fabbrica di scarpe di Monte San Giusto, fabbrica che dovrebbe stare chiusa come tutte le fabbriche italiane e che, invece, lavora a pieno ritmo. Titolare di nazionalità cinese, operai cinesi, non c’è una cosa in regola: antinfortunistica, operai a nero e, comunque, il fatto che se ne infischiano delle leggi e lavorano, lavorano, lavorano facendo una concorrenza più che sleale alle aziende italiane che cercano di seguire le regole.
C’è voluto il covid10 per andare a stanare i Cinesi, ma questa è quasi la regola; con le dovute eccezioni, ma sappiamo bene come funziona: tasse non pagate, lavoro nero, prezzi competitivi e Italiani che chiudono i battenti. Hanno massacrato la nostra economia, distrutto interi distretti manufatturieri come le cavallette un campo di frumento. Il tutto senza colpo ferire da parte dello Stato, che ha sempre chiuso un occhio, spesso tutti e due. E il fenomeno non si arresta neanche in questo momento terribile. Ecco, ringraziamo i Cinesi.
P.S.: se volete darmi del razzista, fate pure. Chi nega la realtà è ben peggio che razzista.


Luca Craia