Bene, ripartiamo.
Forse. Magari. Se Dio vuole, dopo il 1 maggio, le aziende potranno ripartire.
Ma a determinate condizioni, giustamente, perché la salute dei lavoratori e
delle loro famiglie, comunque, va tutelata. Quindi norme igieniche precise per
i luoghi di lavoro, indispensabili per la salvaguardia degli operai. Non ci piove,
sfido chiunque a non essere d’accordo.
Il punto, però, è
un altro: come fanno le piccole aziende ad adeguarsi? Perché, vedete, adeguarsi
costa, ci vogliono soldi, e la gran parte delle PMI, in questo momento, soldi
non ne ha. Il lavoro è fermo da oltre un mese, quindi non si è prodotto, non sono
stati recepiti ordini, non si è fatturato. Non solo: i clienti, chiusi anche
loro, non hanno rispettato le scadenze di fine mese, quindi non c’è liquidità. Dove
prendono i soldi, questi piccoli imprenditori, per adeguare la loro azienda
alle normative anti-covid?
Secondo il
Governo, li prendono in banca. Ma la banca non li regala mica. CI si deve
indebitare, sempre che le banche concedano credito. In questo modo, credo che
ci sarà una moria di piccole aziende e un enorme danno all’economia italiana,
che proprio sulle piccole aziende si basa. Servono aiuti concreti da parte
dello Stato, non solo norme da rispettare. Ma chi glielo fa capire a questa
gente come funziona il mondo del lavoro?
Luca
Craia