Soccombe al coronavirus anche il referendum
costituzionale previsto per il 29 marzo prossimo, per confermare o ribaltare la
decisione del nostro Parlamento di ridurre il numero di deputati e senatori,
modificando, appunto, la Costituzione Italiana. In questi casi, non essendo
stata raggiunta la maggioranza di 2/3, si deve necessariamente procedere a
referendum, tramite il quale il Popolo Italiano può decidere se confermare la
riforma oppure bocciarla. Si tratta di un referendum per il quale non è
previsto il quorum, quindi, qualsiasi sia il numero dei votanti, la maggioranza
degli stessi decide.
Ma, con l’epidemia in atto, è impensabile poter
mandare milioni di Italiani a votare in massa. Per questo arriva la giusta
decisione del Governo di rinviare sine die la data della consultazione. Il sine
die finirà il 23 marzo prossimo, data nella quale, sentiti anche i comitati pro
e contro, sarà fissato il giorno in cui si andrà a votare in sostituzione del
29 marzo.
Non si sa, quindi, quale sarà la nuova data per il
voto referendario, ma già i comitati per il no (sono più d’uno) hanno fatto
sapere la loro contrarietà ad accorpare il referendum con le elezioni regionali
di maggio, dichiarando di essere pronti a tutti i ricorsi che si renderanno necessari.
C’è quindi ancora un po’ di tempo per informarsi e
informare. In effetti, fino a oggi, si è parlato davvero poco di questo
referendum e l’impressione nettissima è che, nella testa degli Italiani, ci sia
una grandissima confusione. Molti credono che ci sia un nesso tra il numero de
parlamentari e le indennità che percepiscono, oppure sono convinti che,
riducendone il numero, si risparmino chissà quali cifre, cosa assolutamente non
vera. Il Consiglio che do ai lettori di questo blog è di informarsi bene, perché
si deciderà una modifica sostanziale alla nostra Costituzione, una modifica che
potrebbe influire pesantemente sulla democrazia nel nostro Paese e nel potere
decisionale del Popolo. Un po’ di tempo in più per informarsi e capire non
guasta.
Luca Craia