Aveva
ragione Luca Ceriscioli, a volere tener chiuse le scuole in tutte le Marche. I
dati che leggiamo quotidianamente ci mostrano una diffusione della malattia e
una situazione che si va aggravando piuttosto velocemente, con oltre 60
contagiati e 2 decessi. Che le misure restrittive applicate solo nel Pesarese
fossero insufficienti lo pensavamo un po’ tutti, ma ora abbiamo le prove.
E sono prove
che dovrà valutare il Governo, e dovrà farlo in fretta. Si parla con insistenza
di una modifica al decreto che chiuda le scuole di tutta la Regione ed equipari
le Marche alle altre zone dove il contagio ha maggiormente colpito. Quindi c’è
stata una valutazione errata da parte del Presidente del Consiglio, partendo
proprio dalla famosa telefonata a Ceriscioli in piena conferenza stampa,
telefonata che, ricorderete, fece tornare il Governatore sui propri passi annullando
la prima ordinanza di chiusura, salvo poi emetterne un’altra il giorno dopo.
Errore di
valutazione e pastrocchio politico: Conte si è voluto accentrare i poteri decisionali
e ha sbagliato, assumendosi la piena responsabilità. Inoltre, ha dimostrato una
sorta di ottusità rabbiosa nei confronti delle Marche, accogliendo solo la
richiesta di Ceriscioli inerente alla provincia di Pesaro Urbino. Richiesta, invero, insufficiente e
inopportuna: il Presidente della Regione Marche avrebbe dovuto essere più
combattivo. Ma tant’è.
I danni sono
gravi, e non riguardano solo la diffusione del contagio che poteva essere
contenuta maggiormente con le misure chieste dalla Regione, ma anche la
credibilità dello Stato che sta dando la nettissima impressione di procedere
per tentativi. Mancano decisioni precise, manca un quadro esaustivo, manca un
disegno di come muoversi e manca una informazione puntuale su come i cittadini
debbano regolarsi. Tutto questo genera caos, incertezza, panico.
Luca Craia