mercoledì 26 febbraio 2020

Scuole chiuse e genitori che non sanno dove lasciare i figli. Il collasso della famiglia.


Si badi bene: non voglio accusare nessuno, e lo dico fin dall’inizio a scanso di equivoci. Però, leggendo i tanti commenti sui social di genitori in preda al panico perché le scuole sono chiuse e non sanno dove lasciare i figli mi lascia sbigottito. Non perché non capisca il problema, ma perché il problema, in una società moderna e funzionante, non dovrebbe esistere. In sostanza, i genitori non si preoccupano della salute dei figli e di salvaguardarla il più possibile, perché il problema principale è che la scuola viene meno alla sua funzione primaria, che non è più quella educativa e di formazione, ma di parcheggio per un’infanzia sempre più abbandonata a se stessa.
Genitori che, giustamente, devono lavorare e portare a casa la pagnotta, genitori che non hanno alcun tipo di aiuto per crescere i figli: non ci sono strutture extra scolastiche, non c’è alcuna forma di organizzazione sociale che aiuti le famiglie, sempre più sole, a crescere i figli. Una volta questo ruolo era svolto dalla famiglia, dove i nonni erano parte integrante e avevano funzione educativa di supporto ai genitori. Oggi le famiglie sono sole, hanno i nonni lontani o, addirittura, gli stessi nonni ancora devono lavorare per vivere. Ed ecco che la scuola diventa un parcheggio, l’unico posto dove tenere i figli al sicuro mentre si lavora.
È un problema che esiste da tempo ma che si manifesta in maniera fortissima proprio oggi in cui la preoccupazione principale dovrebbe essere la salute. Invece pare che il cruccio più grande sia dove lasciare i figli. Mi pare un segnale allarmante di come questa nostra società, questa civiltà moderna stia tagliando fuori dai suoi modelli quello della famiglia come lo conosciamo, e non è l’unico segnale.

Luca Craia