L’unica
spiegazione per cui il Governo, pare nella sua interezza, e il Presidente del
Consiglio, Giuseppe Conte, si accaniscano tanto contro la decisione del
Presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, può essere spiegata solo con
la politica. Sì, perché le motivazioni addotte da Conte stesso nell’annunciare
l’impugnazione del provvedimento marchigiano con cui si chiudono le scuole,
ossia che sia sproporzionato, non trova suffragio nel fatto che questa stessa
motivazione non sia valsa per altre regioni italiane, nella medesima condizione
delle Marche, ma che non sono state interessate dall’ira di Conte.
Hanno chiuso le
scuole, pur non avendo casi di contagio conclamati, anche Friuli-Venezia
Giulia, Trentino-Alto Adige, Liguria (dove ci sono stati casi ma soltanto dopo
l’ordinanza). La Calabria, per evitare problemi, ha proposto al Governo un’ordinanza
analoga a quella delle Marche che ancora non ha avuto esito, alla faccia dell’eventuale
urgenza. Solo il provvedimento marchigiano, però, ha fatto infuriare Conte.
I motivi, dicevo,
vanno ricercati nella politica. Certamente Ceriscioli si è mosso male, in
quanto non ha fatto valere fin da subito le sue ragioni, ma soltanto il giorno
dopo e dopo le nuove direttive del Governo. Ma il provvedimento di Ceriscioli è
comunque preso nell’esercizio dei poteri del Presidente di Regione, che ha
giurisdizione sulla sanità regionale. In sostanza, Conte non potrebbe
interferire con le decisioni autonome di un governatore. Non risulta, però, che
si stia muovendo con tanta veemenza contro le ordinanze delle altre regioni. È quindi
evidente che la questione è puramente di rapporti politici.
Non dimentichiamo
che nelle Marche, quest’anno, si rinnova il Consiglio Regionale. In questa fase,
Ceriscioli è l’uomo debole, del quale il PD marchigiano vorrebbe volentieri
disfarsi, destinato a una probabilissima disfatta elettorale. Ma se ne deve
disfare con motivazioni precise, altrimenti rischia di delegittimare la stessa
politica di partito seguita nel quinquennio di presidenza Ceriscioli.
Ceriscioli, quindi, va reso innocuo politicamente senza contestarne la politica
da governatore. Ecco che l’occasione si fa ghiotta. Peccato, però, che la decisione
di Ceriscioli appaia molto più popolare della posizione di Conte, e credo di
poter interpretare il silenzio del PD regionale sulla questione come un momento
di attesa, per poter scegliere da che parte mettersi, sempre che ci si metta d qualche
parte.
Intanto, però, si genera confusione,
incertezza e panico, tutte cose che, alla fine, faranno forse più danno del
virus stesso. L’economia italiana, e quella marchigiana in particolare, stanno
già pagando a caro prezzo le scelte sbagliate del Governo. Questi giochetti incomprensibili
non fanno altro che aggravare la situazione. L’inadeguatezza della nostra
classe dirigente è, in questo momento, quanto di più deleterio avessimo potuto
aspettaci.
Luca
Craia