mercoledì 26 febbraio 2020

L’accanimento di Conte contro le Marche è squisitamente politico. Perché se la prende solo con le Marche? Sono molte le regioni che hanno chiuso le scuole.


L’unica spiegazione per cui il Governo, pare nella sua interezza, e il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si accaniscano tanto contro la decisione del Presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, può essere spiegata solo con la politica. Sì, perché le motivazioni addotte da Conte stesso nell’annunciare l’impugnazione del provvedimento marchigiano con cui si chiudono le scuole, ossia che sia sproporzionato, non trova suffragio nel fatto che questa stessa motivazione non sia valsa per altre regioni italiane, nella medesima condizione delle Marche, ma che non sono state interessate dall’ira di Conte.
Hanno chiuso le scuole, pur non avendo casi di contagio conclamati, anche Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Liguria (dove ci sono stati casi ma soltanto dopo l’ordinanza). La Calabria, per evitare problemi, ha proposto al Governo un’ordinanza analoga a quella delle Marche che ancora non ha avuto esito, alla faccia dell’eventuale urgenza. Solo il provvedimento marchigiano, però, ha fatto infuriare Conte.
I motivi, dicevo, vanno ricercati nella politica. Certamente Ceriscioli si è mosso male, in quanto non ha fatto valere fin da subito le sue ragioni, ma soltanto il giorno dopo e dopo le nuove direttive del Governo. Ma il provvedimento di Ceriscioli è comunque preso nell’esercizio dei poteri del Presidente di Regione, che ha giurisdizione sulla sanità regionale. In sostanza, Conte non potrebbe interferire con le decisioni autonome di un governatore. Non risulta, però, che si stia muovendo con tanta veemenza contro le ordinanze delle altre regioni. È quindi evidente che la questione è puramente di rapporti politici.
Non dimentichiamo che nelle Marche, quest’anno, si rinnova il Consiglio Regionale. In questa fase, Ceriscioli è l’uomo debole, del quale il PD marchigiano vorrebbe volentieri disfarsi, destinato a una probabilissima disfatta elettorale. Ma se ne deve disfare con motivazioni precise, altrimenti rischia di delegittimare la stessa politica di partito seguita nel quinquennio di presidenza Ceriscioli. Ceriscioli, quindi, va reso innocuo politicamente senza contestarne la politica da governatore. Ecco che l’occasione si fa ghiotta. Peccato, però, che la decisione di Ceriscioli appaia molto più popolare della posizione di Conte, e credo di poter interpretare il silenzio del PD regionale sulla questione come un momento di attesa, per poter scegliere da che parte mettersi, sempre che ci si metta d qualche parte.
Intanto, però, si genera confusione, incertezza e panico, tutte cose che, alla fine, faranno forse più danno del virus stesso. L’economia italiana, e quella marchigiana in particolare, stanno già pagando a caro prezzo le scelte sbagliate del Governo. Questi giochetti incomprensibili non fanno altro che aggravare la situazione. L’inadeguatezza della nostra classe dirigente è, in questo momento, quanto di più deleterio avessimo potuto aspettaci.

Luca Craia