sabato 15 febbraio 2020

Razzismo a Sulmona. Non era vero niente, ma le accuse di razzismo immotivate restano. Scusatevi.


Un coro di indignazione, a sinistra, con manifestazioni, meeting, banchetti, bandiere rosse sventolate e bellacciao cantate a squarciagola per accusare Sulmona, e con Sulmona tutti gli Italiani che non si professano di sinistra, di razzismo. È accaduto la scorsa estate, a Sulmona, appunto, dove un giovane extracomunitario proveniente dal Senegal fu trovato in un fosso con una profonda ferita alla gola. Il ragazzo dichiarò di essere stato aggredito da due Italiani e, come sempre, scoppiò il finimondo di cui sopra.
Oggi si apprende che non era vero niente, che il ragazzo s’era inventato tutto, va a capire perché. Fatto sta che le accuse alla città di Sulmona e agli Italiani restano là, se fate un giro su Google ancora le trovate scritte nero su bianco, con ampia documentazione fotografica. E tutto questo è sconcertante: la facilità con cui si grida al razzismo, si accusa, si processa e si condanna in un colpo solo, da parte della sinistra italiana, è allucinante. E non sono solo le menti obnubilate di qualche invasato, c’è un uso strumentale sistematico di ogni fatto, di ogni chiacchiera, di ogni alito di vento che possa essere interpretato come razzismo, il tutto per fare propaganda.
È vergognoso, ma è anche pericoloso, perché così, se il fenomeno esiste (e, in parte, esiste), lo si ridicolizza, lo si svaluta, lo si giustifica. Ma poco importa: quello che conta è fare chiasso, finire sui giornali per spostare qualche voto, spaventare l’elettore moderato e screditare la destra.
Il razzismo, in Italia, esiste, ma non nella misura che vogliono far credere. È un fenomeno universale, non possiamo pensare che gli Italiani possano esserne immuni, ma non siamo un popolo razzista come ci dipingono. E io mi sento offeso da questa immagine che si vuole dare. Non so voi, ma io pretenderei delle scuse. Cominciando con la città di Sulmona, che l’accusa di razzismo non la merita.

Luca Craia