domenica 9 febbraio 2020

Pubblicità turistica per le Marche. Promettiamo cose che non possiamo dare. 

Non si fanno gratis, gli spot in televisione, men che meno quelli che vanno in onda durante il Festival di Sanremo. Che quello promozionale della Regione Marche per pubblicizzare il turismo nel nostro territorio abbia funzionato, come trionfalmente annunciato dal Presidente con le forbici incorporate, è una buona notizia ma non mi pare così sconvolgente, visto che dietro ci deve essere un cospicuo investimento che lo stesso Presidente sforbiciatore si guarda bene di evidenziare. Comunque va bene, promuovere il territorio è buona cosa. Il problema è che il territorio non è proprio prontissimo a ricevere tutti questi turisti. Si ha come l'impressione che di voglia fare, più che la pubblicità alle Marche turistiche, la propaganda elettorale a suon di pedalate. Perché, vedete, a parte i comuni costieri, che sono pronti al turismo ma fino a un certo punto, l'entroterra non è organizzato per niente. Non esistono reti sovraccomunali per gestire gli eventuali flussi di visitatori, e mancano persino le infrastrutture basilari. Le stesse strade, quelle interne e secondarie, sono ridotte in condizioni pietose; mentre si progettano ciclovie, in macchina si gira male e con grossi rischi. Per non parlare dell'accoglienza, disorganizzata a livello centrale e priva di un coordinamento territoriale. Poi c'è il cratere, che sarebbe una delle aree più attrattive per il turismo ma che è bloccato al 2016, con chiese inagibili, musei chiusi e opere d'arte di importanza mondiale non fruibili. E la ricettività nel cratere è pressoché nulla. Insomma, pubblicizziamo, spendendo dei bei soldoni, qualcosa che in larga parte non possiamo dare. E se facciamo 60.000.000 di contatti, abbiamo una potenzialità di 60 milioni di persone che non sapremmo come gestire. 

Luca Craia