lunedì 3 febbraio 2020

Porto Sant’Elpidio: L’autovelox e il limite a 50. Così si rende odioso uno strumento per la sicurezza.

L’autovelox è uno strumento utile per garantire la sicurezza sulla strada. Ma diventa odioso non tanto quando svolge il suo compito e punisce chi non rispetta le regole, mettendo a rischio l’incolumità propria e degli altri, piuttosto quando viene utilizzato in maniera marcatamente deviata, come strumento per far cassa, per fregare gli automobilisti. E sì, perché quando il limite di velocità è evidentemente immotivato relativamente alla strada in cui è posto, e in quella strada si piazza la Polizia Municipale a fare multe con l’autovelox, è chiaro che non si punta alla sicurezza degli automobilisti bensì al loro portafogli.
La bretella che congiunge la Provinciale Faleriense alla Statale Adriatica, nel Comune di Porto Sant’Elpidio, realizzata per collegare il casello autostradale al resto del mondo, è una strada larga, comoda, piuttosto dritta, in cui a volte si esagera con la velocità e che, quindi, va regolata e va sanzionato chi si comporta in maniera spericolata. Ma non è una strada il cui limite possa essere di 50 chilometri all’ora. In quella strada il limite potrebbe essere di 70, anche 80  chilometri all’ora. 50 chilometri all’ora è un limite immotivato, inspiegabile perché si può viaggiare in completa sicurezza con una velocità più sostenuta, ovviamente senza eccedere.  Ma il limite è a 50, e sembra una sfida alla correttezza degli automobilisti. Solo che, ben nascosta nell’imbocco della strada che porta asl depuratore, spesso c’è la macchina della Polizia Municipale, e con i vigili c’è anche l’autovelox.
Fare una multa in quel modo non è garantire la sicurezza, è soltanto rendere odiosa la regola, la legge, lo Stato. È diseducativo, perché non si riesce più a distinguere la violazione dalla vessazione, il giusto dall’ingiusto. E sono ingiuste le multe elevate in questo modo, ma soprattutto sono dannose, non solo nei confronti degli automobilisti multati con  un sistema che sembra decisamente ingannevole, ma anche perché allontanano il cittadino dal concetto di legalità, dall’idea di Stato che opera per il bene comune. In questo caso il bene comune non si vede, si vedono soltanto i soldi che entrano nelle casse del Comune.

Luca Craia