Noto un’ansia
inspiegabile, nelle Istituzioni italiane, volta a difendere i cittadini cinesi
residenti in Italia da una presunta xenofobia che sarebbe scoppiata a causa
della diffusione incipiente del coronavirus proveniente, appunto, dalla Cina.
Dico sarebbe perché, a mio modesto avviso, di xenofobia non si tratta, bensì di
normale istinto di autoconservazione. Se questo istinto va a degenerare in
episodi di intolleranza, allora è giusto e doveroso intervenire reprimendo il
comportamento e punendone l’autore. Ma, se porta gli Italiani a disertare i
ristoranti cinesi, per fare un esempio, possiamo tranquillamente farcene una
ragione.
Come ci siamo
fatti una ragione nel vedere le nostre imprese manufatturiere del terziario
falcidiate dalla concorrenza sleale di tante aziende cinesi che sono state
lasciate in grado di infischiarsene di ogni normativa, diventando giocoforza
estremamente competitive. Ci sono distretti industriali italiani polverizzati
dal sistema produttivo cinese in Italia, vedi Prato o il Fermano, e nessuno ha
mosso un dito, nessuno ha alzato la voce, nessuno ha mostrato la benché minima
preoccupazione.
Così come nessuno
si è preoccupato quando buona parte della produzione industriale italiana,
specie nel campo della moda e della calzatura, è stata spostata in Cina,
mandando a casa migliaia di lavoratori, mettendo in condizioni di disagio
migliaia di famiglie, costringendo altre imprese a fare altrettanto per restare
sul mercato. Mercato drogato, famiglie rovinate ma nessuno che abbia detto una
parola, che abbia chiesto provvedimenti, che si sia posto il problema di come
proteggere gli Italiani.
Ora ci si chiede
di sostenere i Cinesi che operano in Italia. Francamente, non ne sento la
necessità. Se il mercato decreta che il prodotto cinese debba subire le conseguenze
di una situazione mondiale, non mi voglio porre il problema. Continuo a pormi,
invece, il problema dell’economia italiana e delle famiglie italiane che
subiscono le conseguenze dell’economia cinese in Cina e in Italia. E non mi
sento solidale, non me ne vogliate, con gli imprenditori italiani che oggi si
trovano in difficoltà perché non riescono a reimportare i propri prodotti o a
comprare le materie prime dalla Cina. Non credo che questa sia xenofobia. Come
dicevo, è istinto di conservazione.
Luca
Craia