Per mamma, il mercato
del martedì era un rito irrinunciabile. Ci andava tutte le settimane, anche se
non doveva comprare niente e anche se non comprava niente (ma, magari, una
magliettina a casa se la riportava). Si alzava un po’ prima del solito e usciva
a farsi il suo giro tra le bancarelle, il tutto prima di andare al lavoro. Il
mercato, per mamma ma non solo per lei, era un’occasione di socialità, era un
modo per incontrare un’amica, un parente, per fare due chiacchiere, per
aggiornarsi sui fatti del paese, quasi come un Facebook antico.
Me lo ricordo
bene, il mercato di quando ero bambino. Era pieno di ambulanti, di bancarelle
colorate, di oggetti in vendita che andavano dal vestiario agli attrezzi da
cucina, passando per i giocattoli e le ferramenta. Era una piccola fiera,
festoso quasi quanto una fiera. Ed era pieno di gente: le donne, che lavoravano
a casa e si prendevano un’ora per fare compere, gli anziani e chi, come mia
madre, entrava al lavoro più tardi degli operai. Il mercato, a Montegranaro,
fino a qualche anno fa era un momento di vita importante per il paese.
Stamattina presto,
andando al lavoro, come ogni mattina, sono passato davanti alla rampa di via Ermete
Di Battista e mi sono voltato a guardare. Non lo faccio spesso, perché a quell’ora
vince il sonno e sono concentrato sulla strada. Oggi però mi ci è andato l’occhio
e non ho visto la strada impettata, una volta piena di piazzanti, oggi occupata
da un solo furgone il cui proprietario stava montando la bancarella. Mi ha
preso una certa tristezza, un magone, perché il confronto con l’immagine dello
stesso scorcio,ma di pochi anni fa, è impietosa.
Montegranaro è
cambiata, e non è cambiata in meglio. Se una volta il mercato era ricco, pieno
di articoli in vendita e di gente che li comprava, era l’indice del benessere
di questo paese. Oggi, lo stesso mercato ridotto a pochi ambulanti, per lo più stranieri,
è ugualmente un indice dello stato del paese, uno stato che è peggiorato
verticalmente. E non parlo solo del fattore economico.
Montegranaro si è
impoverita, ha perso gran parte della sua potenza economica, la gente, oggi,
sopravvive, mentre un tempo viveva agiatamente, anche gli operai. Al mercato
non ci va, perché non può spendere e quel poco che spende lo spende più
oculatamente, piuttosto che comprare chincaglierie da una bancarella cinese. Il
cane si morde la coda, e quindi calano gli ambulanti, e il mercato si fa sempre
più piccolo, come il paese si sta riducendo.
Non mi lancio in
ragionamenti economici e demografici, faccio solo questa riflessione amara su
come siamo cambiati, perché tutto questo, ma non solo questo, ci ha cambiato anche
dentro, e ha cambiato i rapporti tra i Montegranaresi, quelli che andavano al
mercato anche per incontrarsi, per socializzare. Oggi non ci si incontra più,
nemmeno al mercato, nemmeno a messa la domenica. Non ci sono più i luoghi di
aggregazione sociale, abbiamo solo le piazze virtuali dei social, e non è per
niente la stessa cosa. Impoverimento economico, sociale e umano.
Luca
Craia